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Depressione maggiore: terapia cognitiva preventiva riduce le ricadute

di Will Boggs

La terapia cognitiva preventiva, abbinata alla terapia farmacologica con antidepressivi, è in grado di ridurre del 41% il rischio di recidiva degli episodi di depressione maggiore. L’evidenza emerga da uno studio olandese pubblicato da Lancet Psycology

17 APR - (Reuters Health) – Nelle persone che soffrono di depressione maggiore, la terapia cognitiva preventiva (PCT – preventive cognitive therapy) si è rivelata utile nel ridurre i tassi di recidiva. È quanto ha evidenziato uno studio coordinato da Claudi Bockting, dell’Academic Medical Center di Amsterdam, in Olanda. I risultati della ricerca sono stati pubblicati da Lancet Psychology.
 
Lo studio
I ricercatori olandesi hanno condotto uno studio multicentrico denominato Disruption the Rhythm of Depression (DRD). Nell’ambito dell’indagine, Bockting e colleghi hanno cercato di capire se continuare il trattamento con antidepressivi offrisse una migliore protezione rispetto alle recidive, in confronto alla somministrazione di un dosaggio inferiore di farmaci abbinati alla terapia cognitiva preventiva e alla somministrazione di antidepressivi e PCT.
 
Il metodo
I 289 partecipanti, affetti da depressione maggiore ricorrente che erano in remissione o in ripresa, sono stati divisi in tre gruppi: 104 sono stati assegnati al gruppo che riceveva PCT e antidepressivi, 85 sono rientrati nel gruppo che seguiva la PCT mentre veniva loro ridotta la dose di antidepressivi, e 100 seguivano solo la terapia farmacologica.
 
Dopo due anni di follow-up, i tassi di recidiva cumulati erano del 60% per coloro che proseguivano con la sola terapia farmacologica, del 63,3% per coloro che seguivano la PCT e andavano incontro a riduzione degli antidepressivi e del 42,6% per i pazienti che seguivano la PCT e prendevano il dosaggio standard di mantenimento di farmaci.
 
Le evidenze
Dall’analisi statistica è emerso che il rischio di recidiva era inferiore del 41% nel gruppo che seguiva PCT e terapia farmacologica, rispetto al gruppo che assumeva solo antidepressivi, ed era del 46% più basso rispetto ai pazienti che seguivano il trattamento combinato, ma con una riduzione della dose dei farmaci.
 
Entrambe le riduzioni del rischio risultavano statisticamente significative. E tra i pazienti con più di una recidiva, il numero di ricadute era del 37% inferiore nel gruppo che seguiva PCT e terapia farmacologica rispetto ai pazienti che assumevano solo i farmaci. Mentre non ci sarebbe stata alcuna differenza significativa per quel che riguardava numero e gravità delle ricadute tra il gruppo trattato solo con i farmaci e i pazienti trattati con PCT e riduzione del dosaggio di antidepressivi.
 
I commenti
“È stata una sorpresa vedere che il rischio di recidiva veniva ulteriormente ridotto aggiungendo la terapia PCT”, sottolinea l’autore principale, Claudi Bocktin. “La PCT dovrebbe essere presa in considerazione dopo la remissione, tra quei pazienti che prevedono di proseguire con il trattamento farmacologico”.
 
Secondo Giovanna Fava, dell’Università di Bologna, che ha scritto un editoriale di accompagnamento, “lo studio conferma precedenti scoperte. Attualmente, il medico che prescrive gli antidepressivi è guidato da una sovrastima dei potenziali benefici della terapia farmacologica, trascurando la potenziale vulnerabilità e gli effetti avversi . Abbiamo bisogno di ridurre l’esposizione dei pazienti ai farmaci e integrare la psicoterapia nel trattamento”.
 
Fonte: Lancet Psycology
 
Will Boggs
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
 

17 aprile 2018
© Riproduzione riservata

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