Lo studio
Nel Regno Unito, l'identificazione delle donne ad alto rischio di preeclampsia si basa sulle linee guida del National Institute for Health and Care Excellence, che includono una serie di caratteristiche delle mamme, inclusa la loro storia medica. Nicolaides e colleghi hanno invece usato un approccio alternativo basato su un algoritmo che combina i fattori di rischio noti con i risultati di vari test eseguiti a 11-13 settimane di gestazione. Tra questi ci sono la pressione arteriosa media materna, l'indice di pulsatilità dell'arteria uterina, la proteina plasmatica A e il fattore di crescita placentare a livello del siero, un biomarker della preeclampsia. Il team avrebbe confrontato il rilevamento della preeclampsia con i due approcci su 16.747 gravidanze singole.
Dai risultati sarebbe emerso che il 2,8% delle madri avrebbe sviluppato preeclampsia in qualsiasi stadio, mentre la preeclampsia pretermine si sarebbe sviluppata nello 0,8% delle donne. I tassi di rilevamento della preeclampsia di qualsiasi tipo sarebbero stati del 30,4% con le linee guida del Nice, contro il 42,5% per il test messo a punto da Nicolaides e colleghi. Mentre per quel che riguardava la preeclampsia pretermine, i tassi sarebbero stati di 40,8%, con le linee guida Nice, e di 69%, con il test combinato, e quando a quest'ultimo veniva aggiunto il dato sulla pulsatilità dell'arteria uterina, la rilevazione sarebbe aumentata all'82,4%.
“Attraverso un approccio che può essere facilmente implementato possiamo prevedere fin dalla prima fase della gravidanza la maggioranza delle donne che potrebbero sviluppare la forma più grave di preeclampsia”, ha riferito Nicolaides.
Fonte: Ultrasound in Ostetrics & Gynecology
Marilynn Larkin
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)
20 marzo 2018
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