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Infarto Nstemi. Ancora pochi i pazienti sottoposti ad angiografia coronarica precoce

di Will Boggs

I benefici di questa strategia sarebbero comprovati, ma l'angiografia coronarica precose è adottata in non più del 40% delle persone colpite da infarti Stemi. Lo studio pubblicato su Jacc Cardiovascular Intervention

05 MAR - (Reuters Health) – Nonostante i comprovati benefici dell’angiografia coronarica precoce, questa strategia è adottata in non più del 40% delle persone colpite da un infarto del miocardio senza slivellamento del tratto ST (Nstemi). A evidenziarlo è uno studio che ha preso in considerazione i dati relativi a 138 mila pazienti USA, pubblicato da Jacc Cardiovascular Intervention.

Lo studio
Carolina Malta Hansen e colleghi, del Duke Clinical Research Institute di Durham, in Carolina del Nord, hanno preso in considerazione i dati relativi a 138mila pazienti con Nstemi raccolti nel database National Cardiovascular Data Registry Action, per valutare l’angiografia fatta entro le prime 24 ore dall’arrivo in pronto soccorso di pazienti con infarto senza slivellamento del tratto St (Nstemi).

Più della metà dei pazienti, il 57,5%, era stato sottoposto ad angiografia precoce, mentre al 42,5%  l’angiografia era stata effettuata successivamente, e l’8,1% dei pazienti è stato sottoposto a questo esame dopo oltre 72 ore. I pazienti sottoposti ad angiografia entro 24 ore dall’ingresso in Pronto Soccorso erano più giovani, avevano valori iniziali più elevati di troponina, erano in maggioranza uomini e avevano subito uno shock cardiogeno o un arresto cardiaco. Invece, coloro che avevano subito un precedente infarto, un intervento coronarico percutaneo o un bypass dell’arteria coronarica, erano sottoposti ad angiografia solo successivamente. L’utilizzo di questo esame diagnostico è risultato associato a una migliore qualità delle cure.

Le conclusioni

Secondo gli autori, comunque, sono necessari “ulteriori analisi dei fattori che influenzano direttamente il processo decisionale del medico per valutare la complessa interazione di fattori che contribuiscono all’uso precoce o meno dell’angiografia”.

Brian Bergmark, del Brigham and Women’s Hospital di Boston, non coinvolto nello studio, ha osservato che “anche se la stragrande maggioranza dei pazienti viene sottoposta ad angiografia, meno di due terzi si sottopone a questo esame nelle prime 24 ore, come attualmente raccomandato dalle linee guida. I risultati di questo studio suggeriscono che alcuni pazienti a rischio più elevato, come quelli con insufficienza cardiaca, disfunzione renale e i più anziani, sono stopposti con ritardo ad angiografia”.

Fonte: Jacc Cardiovascular Intervention

Will Boggs

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

05 marzo 2018
© Riproduzione riservata


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