Le mamme “troppo” informate su maternità e gravidanza rischiano di essere le più depresse
di Maria Rita Montebelli
Il mercato dei libri sulla maternità e sulla gravidanza è quanto mai florido ma nessuno si è mai preso la briga di valutare l’impatto che queste pubblicazioni, soprattutto quelle che propugnano una disciplina quasi militare nell’orario dei pasti e delle nanne. hanno sulle future mamme. Ci hanno pensato due ricercatrici dell’Università di Swansea e i risultati del loro lavoro destano qualche preoccupazione. Una donna su due dopo aver letto questi libri si sente più inadeguata come madre e depressa; una su cinque addirittura una fallita
08 OTT - Gli scaffali delle librerie abbondano di libri ‘how to’ che dispensano alle neo-mamme consigli di tutti i tipi, da come indurre il pargolo a dormire, a come farlo mangiare e via dicendo. Ma stando ai risultati di una ricerca appena pubblicata su
Early Child Development and Care, a firma di
Victoria Harries e
Amy Brown dell’Università di Swansea, questi libri potrebbero nuocere seriamente alla salute mentale delle mamme, magari già alle prese con una strisciante depressione postpartum. Lo studio suggerisce infatti che le più assidue lettrici dei manuali della mamma perfetta sono quelle più a rischio di sviluppare sintomi depressivi, che derivano dal non sentirsi sufficientemente adeguate come madri e poco solide sul versante della genitorialità.
Lo studio ha preso in esame 354 madri con figli dai 0 ai 12 mesi che avevano riferito di aver letto questi libri; alle donne veniva chiesto come si erano sentite dopo aver letto questi libri e venivano infine raccolti parametri di salute mentale e benessere.
In generale, le autrici dello studio hanno riscontrato che le donne che avevano trovato utili questi libri non risultavano ad aumentato rischio di depressione o di bassa autostima. Al contrario, le donne che riferivano di essersi sentite peggio dopo aver letto queste pubblicazioni, mostravano un più alto rischio di sviluppare depressione. Dunque, questi libri non sarebbero di per sé causa di depressione, quanto piuttosto una sorta cartina al tornasole di una depressione latente; e la cattiva notizia è che le donne che riferivano un impatto negativo e ansiogeno (il 53%) da queste letture erano decisamente più numerose di quelle che riferivano di trovarli utili (il 22%). A questo bisogna aggiungere che i piccoli non sempre (anzi quasi mai) si comportano secondo quanto suggerito da questi libri e anziché adeguarsi ad una pacifica routine sonno-veglia, magari fanno risuonare forte e chiaro il loro disappunto e la loro voglia di coccole e attenzione alle due di notte.
Ma gli autori mettono in guardia anche dai contenuti di alcuni di questi libri che suggeriscono atteggiamenti decisamente rigidi e severi nei confronti dei pargoli ululanti, come adottare intervalli dei pasti molto distanti tra loro o il non prendere in braccio un bambino che piange. Delle assurdità che vanno contro le necessità dei bambini e che magari fanno crollare l’autostima delle madri che non riescono a centrare questi ‘obiettivi’.
Metà delle donne di questo studio si sono sentite frustrate da queste letture, ma una su cinque ha dichiarato addirittura di sentirsi una fallita per non essere riuscita a mettere in pratica i consigli del libro.
L’amara riflessione degli autori è che tutto questo è anche la conseguenza del fatto che molte neo-mamme sono al giorno d’oggi isolate perché vivono lontane dalla famiglia d’origine e anziché ricevere l’aiuto di un parente o di una cerchia di amici, sono costrette a cercare soluzioni ai loro problemi nei libri. Ci sono poi quelle costrette a tornare precocemente al lavoro, magari con un debito di sonno importante. Le neo-mamme insomma vanno sostenute, anche con permessi di maternità più estesi e meglio retribuiti perché solo così potranno prendersi buona cura dei loro cuccioli d’uomo. Lasciando ansia e depressione all’interno dei capitoli dei manuali ‘how to’.
Maria Rita Montebelli
08 ottobre 2017
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