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Allarme Fans: rischio infarto aumenta fino al 50%, già nella prima settimana di trattamento. Studio sul BMJ riapre il caso antinfiammatori

di Maria Rita Montebelli

I più a rischio sono i pazienti che assumono dosaggi elevati. Metanalisi su oltre 446 mila individui sul British Medical Journal. L’aumento del rischio di infarto del miocardico stimato in +24% per il celecoxib, +48% per l’ibuprofene, +50% per il diclofenac, +53% per il naprossene, +58% per il rofecoxib (ritirato dal commercio in Italia dal settembre 2004). L’acme viene raggiunto entro il primo mese di trattamento, ma l’aumento del rischio è già evidente nella prima settimana. LO STUDIO SUL BMJ

15 MAG - Una nuova metanalisi, effettuata su oltre 446 mila individui dimostra che l’uso di tutti i FANS e dei coxib si associa ad un aumentato rischio di infarto che arriva al + 53% con il naprossene. Il rischio sembra correlato più agli elevati dosaggi, che non alla durata del trattamento. Definito anche il timing del rischio di infarto, che aumenta già nella prima settimana di trattamento e raggiunge l’acme nel primo mese di trattamento. Un importante warning per tutti i medici prescrittori e per il fai-da-te della terapia del dolore da parte dei pazienti.
 
L’assunzione di farmaci anti-infiammatori non steroidei tradizionali e dei coxib può aumentare il rischio di infarto del miocardio, ma finora nessuno studio era riuscito a quantificare in dettaglio l’entità di questo rischio né la sua tempistica. Gli studi caso-controllo randomizzati sui FANS non sono riusciti a dirimere la questione per le piccole coorti utilizzate e la scarsa estrapolabilità del dato; le metanalisi dei trial clinici randomizzati su FANS e infarto del miocardio hanno prodotto finora dei risultati imprecisi e non definitivi.
 
Ma come regolarsi allora nella pratica clinica quotidiana, rispetto al rischio di infarto comportato da una terapia a base di FANS? E’ la domanda che si è posto uno studio canadese pubblicato oggi su British Medical Journal, che arriva ad una conclusione piuttosto allarmante: il rischio di infarto aumenta con tutti i FANS e i coxib, superando anche il 50% nel caso dei dosaggi più elevati. L’acme del rischio viene raggiunto entro il primo mese di trattamento, ma l’aumento del rischio è già evidente nella prima settimana.
 
Gli autori dello studio hanno effettuato una revisione sistematica di lavori condotti su database sanitari canadesi ed europei, seguita da una metanalisi bayesiana dei dati individuali del paziente.

E’ stata presa in considerazione una coorte di 446.763 individui, comprendenti 61.460 pazienti con infarto del miocardio acuto; i soggetti inclusi nello studio avevano assunto un dosaggio qualsiasi di FANS per una settimana, un mese o più di un mese.
 
L’ aumento del rischio di infarto del miocardico veniva stimato dunque in +24% per il celecoxib, +48% per l’ibuprofene, +50% per il diclofenac, +53% per il naprossene, +58% per il rofecoxib (ritirato dal commercio in Italia dal settembre 2004).
Il rischio maggiore di un infarto miocardico si riscontrava nei pazienti che assumevano i dosaggio più elevati di FANS; al contrario, l’estensione temporale dell’assunzione di questi farmaci non sembra rappresentare un elemento di rischio aggiuntivo; chi prende i FANS per un mese in altre parole ha lo stesso rischio di infarto di chi ne fa un utilizzo di più breve durata.
 
Gli autori concludono dunque che l’uso di tutti i FANS, compreso il naprossene, si associa ad un aumentato rischio di infarto. Il rischio di infarto associato all’assunzione di celecoxib è presente come per tutti i FANS tradizionali, ma è più basso a quello del rofecoxib. Il rischio maggiore è quello riscontrato nel primo mese di assunzione di FANS e ai dosaggi più elevati.
 
Gli autori concludono dunque che i medici dovrebbero, prima di prescrivere queste terapie, considerare con attenzione i rischi e i benefici, in particolare nel caso in cui abbiano intenzione di somministrarli ad elevati dosaggi.
 
Maria Rita Montebelli

15 maggio 2017
© Riproduzione riservata

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