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I polifenoli migliorano la risposta allo stress ossidativo


Ma resta un mistero su quali siano le molecole responsabili di questo effetto. Lo rivela una revisione sistematica condotta dall’Inran e pubblicata su Current topics in medicinal chemistry.

29 LUG - L’assunzione di alimenti ricchi di polifenoli può incidere positivamente sulla capacità dell’organismo di rispondere a stress di tipo ossidativo, ma, sulla base delle attuali conoscenze, non è possibile identificare le molecole responsabili dell’effetto. In particolare, la scarsa biodisponibilità dei polifenoli, la presenza di molteplici metaboliti non identificati e la bassa concentrazione nei fluidi biologici lasciano aperti molti dubbi sul loro ruolo antiossidante diretto.
È questo in sintesi il risultato di una revisione sistematica condotta dall’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione pubblicata su Current topics in medicinal chemistry.
La revisione ha preso in esame 158 studi per un totale di 227 interventi realizzati sull’uomo con diverse tipologie di alimenti: frutta e succhi di frutta, verdure, tè, vino, prodotti a base di cacao, soia e prodotti derivati. “Un dato particolarmente interessante emerso da questa revisione - ha spiegato uno degli autori, Mauro Serafini, ricercatore e responsabile del Laboratorio antiossidanti dell’Inran - è che l’azione degli alimenti di origine vegetale assunti con la dieta è risultata essere maggiormente efficace in soggetti affetti da patologie o caratterizzati da fattori di rischio cardiovascolare, come ipertensione, iper-trigliceridemia e fumo, piuttosto che in soggetti sani. Questa evidenza ci porta a ipotizzare una maggiore necessità di antiossidanti nutrizionali da parte di quegli individui che si trovano a rischio “stress ossidativo” e che hanno bisogno di potenziare le difese antiossidanti endogene attraverso la dieta, in conseguenza di uno stile di vita non sano”.
Potrebbe nascere da questa idea di “necessità antiossidante” la spiegazione del fallimento di molti studi condotti su soggetti sani, “dove - ha aggiunto Serafini - probabilmente, gli antiossidanti nutrizionali non esercitano in pieno la loro azione protettiva, dato che non esistono condizioni conclamate di stress. A mio modo di vedere - ha concluso il ricercatore - la ricerca dovrebbe studiare a fondo le necessità dell’organismo per gli antiossidanti in maniera da evitare sovradosaggi, ottimizzando le capacità di recupero dagli agenti stressogeni attraverso una dieta antiossidante funzionale”.

29 luglio 2011
© Riproduzione riservata

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