Parto prematuro. Progesterone Vaginale per ridurlo del 34%
Le nuove indicazioni terapeutiche arrivano dalla Simp (Società Italiana di Medicina Perinatale). Presentato oggi a Milano anche il Gruppo di Lavoro Simp che, in collaborazione con l’Associazione Vivere Onlus, sarà impegnato nella stesura delle prime linee guida. Il parto pretermine riguarda ogni anno il 30-35mila nascite in Italia. Circa 5.000-6.000 avvengono prima della 26° settimana.
30 MAR - Il parto prematuro è un fenomeno che coinvolge in Italia circa il 5-6% delle gravidanze ed è la principale causa di mortalità e morbilità neonatale. Proprio per questo, nasce il nuovo Gruppo di Lavoro della SIMP (Società Italiana di Medicina Perinatale) che, con l’Associazione Vivere Onlus, sarà impegnato nella stesura delle Linee Guida per promuovere la corretta comunicazione tra medico e famiglia nell’eventualità di parto pretermine.
In occasione del primo incontro del Gruppo, sono state presentate le nuove indicazioni terapeutiche del Progesterone Vaginale. “Le ultime ricerche scientifiche – spiega la Simp in una nota - hanno evidenziato che il Progesterone Vaginale riduce del 34% la possibilità di parti prematuri, in gravidanze prima della 34sima settimana con cervice di lunghezza inferiore a 25mm. La percentuale sale al 44% in caso di donne con cervicometria ridotta a 15mm.”
“Dopo più di 15 anni di ricerche e studi, è riemerso l’interesse sull’utilizzo del Progesterone. Ad oggi esistono indicazioni incontrovertibili che confermano che l’assunzione di progesterone in gravidanza ha la capacità di evitare un discreto numero di nascite pretermine”, conferma il Professor
Fabio Facchinetti, Direttore UOC Ginecologia e Ostetricia, Azienda Ospedaliera Università di Modena. “In particolare, l’utilizzo del progesterone vaginale ha la capacità di ridurre più di un terzo dei parti prematuri nelle donne a cui, pur non avendo nessun tipo di sintomo, viene diagnosticato un accorciamento della cervice uterina. Inoltre il trattamento a base di progestageni è risultato efficace anche per le gravidanze singole che hanno già affrontato un parto pretermine”.
Il parto prematuro è un’eventualità ancora presente anche nei paesi più sviluppati e, per gli esperti della Simp, “è sicuramente uno degli eventi più stremanti per una donna. In questa fragile circostanza, diventa fondamentale il rapporto tra medico e pazienti sia per aiutare il bambino sia per supportare la madre e la famiglia”.
Secondo i dati presentati dalla Simp, il parto pretermine riguarda ogni anno il 30-35mila nascite in Italia. Circa 5.000-6.000 di questi avvengono prima della 26° settimana, “e sono i casi più problematici”.
“La Simp – afferma Irene Cetin, Presidente Simp, Professore Ordinario di Ostetricia e Ginecologia, Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche L. Sacco Università degli Studi di Milano - nasce con l’obiettivo di assicurare la migliore qualità di vita per il feto e il neonato, soprattutto in condizioni di emergenza. Promuove quindi attività di formazione e cultura per preservare la salute materno-infantile e per difendere i diritti fondamentali della madre e del neonato, comunicando con gli operatori del mondo medico e le associazioni di sostegno ai genitori di prematuri. Inoltre collabora con le Istituzioni, il Ministero delle Salute, le Università e le Aziende Sanitarie per portare avanti linee guida e protocolli nell’ambito della salute perinatale e post nascita”.
“Nel caso di nascita prematura è fondamentale che ci sia personale preparato che assista la madre e il bambino”, sottolinea il Professor
Gianpaolo Donzelli, Direttivo SIMP, Neonatologo, Professore Ordinario di Pediatria dell’Università di Firenze e Dottore di Ricerca in Neonatologia, Ospedale Pediatrico Meyer, Presidente Fondazione dell’Ospedale Meyer. “Il parto pretermine – prosegue - è diventato un problema di rilevanza sociale ed economica, con forti implicazioni sulla sfera affettiva anche negli anni futuri. Non bisogna mai dimenticare che questi bambini, non erano mai esistiti prima, da pochi anni, grazie alla tecnologia più che alla scienza medica, si riescono a salvare prematuri sempre più piccoli. Non si deve limitare il campo delle ‘cura del paziente’ alla degenza ospedaliera, ma pensare anche alle complicazioni e alle disabilità che potranno scaturire nel loro futuro. Oggi, grazie alle ricerche più avanzate di epigenetica e della DohaD (Developmental Origins of Health and Disease) si può affermare che la nascita pretermine è correlata ad alcune serie patologie nell’adulto”.
Il nuovo Gruppo di Lavoro del Simp è coordinato dal dottor Giuseppe Battagliarin, che focalizza l’attenzione sulla comunicazione alle famiglie: “Il problema del counseling alle famiglie che si trovano ad affrontare ciò che in questo momento storico per l’ostetricia e la neonatologia si presenta come la prima causa di mortalità perinatale e di disabilità infantile è molto sentito dagli operatori. Ad oggi, ad esclusione di poche realtà, per la comunicazione tra esperti e famiglie viene utilizzato un approccio piuttosto improvvisato e talvolta condizionato da opinioni personali che influenza fortemente il susseguirsi degli eventi. Mai come nella consulenza che comporta la presentazione del futuro di un bambino è necessario avere attenzione e sensibilità verso l’approccio mentale che i genitori che ci stanno di fronte hanno nei confronti del loro bambino e in quale ambiente vivono e in quali condizioni lo cresceranno. Il lavoro del Gruppo è proprio far crescere una nuova mentalità negli operatori sanitari soprattutto dell’ospedale nell’assistenza alla nascita”.
Fondamentale per la stesura delle linee guida sarà la collaborazione con l’associazione Vivere Onlus che quotidianamente assiste le famiglie in situazioni di prematurità. “Il contatto costante e continuo che le nostre associazioni hanno con le famiglie ci arricchisce e ci stimola”, spiega
Martina Bruscagnin, Presidente dell’Associazione Vivere Onlus. “La nostra mission – prosegue - è anche quella di far capire che il percorso che va dalla programmazione della gravidanza al dopo parto, non è una staffetta con passaggio di testimone, ma un gioco di squadra. Un percorso che cambia a seconda del momento, ma che deve essere unico e multidisciplinare. In particolare, per una corretta presa in carico della famiglia prematura è necessario un protocollo comune con un approccio multidisciplinare e condiviso tra le diverse figure che intervengono nel percorso perinatale. Il ginecologo, l’ostetrico e il neonatologo collaboreranno affinché si possano costruire le basi per uno strumento che coinvolga le diverse aree di intervento”.
30 marzo 2017
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