Vitamina D. Al congresso mondiale Iof le possibili applicazione in patologie extrascheletriche
Un adeguato stato vitaminico D non è importante solo per la prevenzione di fratture e patologie ossee ma potrebbe influenzare positivamente l’incidenza di patologia croniche extrascheletriche come vari tipi di tumore, diabete, malattie cardiovascolari e autoimmuni. Se ne è discusso al World Congress On Osteoporosis, Osteoarthritis And Musculoskeletal Diseases (WCO-IOF-ESCEO) appena conclusosi a Firenze (23 – 26 Marzo).
27 MAR - La Vitamina D è fondamentale per la salute scheletrica ma sembra avere un ruolo importante anche in patologie extrascheletriche quali malattie cardiovascolari, diabete mellito e cancro. Ipotesi che in prima battuta è sostenuta da svariati studi scientifici che rilevano un’associazione tra condizione di carenza di vitamina D e patologie croniche extrascheletriche, ma che andrebbe approfondita avviando su larga scala trial in doppio cieco coinvolgendo sia pazienti con ipovitaminosi D che pazienti con un adeguato stato vitaminico. Il dibattito sul tema è stato aperto al
World Congress On Osteoporosis, Osteoarthritis And Musculoskeletal Diseases (WCO-IOF-ESCEO) appena conclusosi a Firenze (23 – 26 Marzo).
La vitamina D, ormone che il corpo umano sintetizza quotidianamente attraverso la pelle grazie all’esposizione solare, è, insieme al calcio e alle proteine, uno dei tre fattori che aiutano a preservare la massa ossea. Nello specifico la Vitamina D consente l’ottimizzazione della disponibilità di calcio e la stimolazione diretta del tessuto muscolare indispensabile per prevenire il rischio di cadute e fratture, un’eventualità che diventa più concreta con l’avanzare dell’età.
“Generalmente per garantirsi la quantità giusta di vitamina D basterebbe esporre al sole testa, braccia e gambe tre volte alla settimana, il 70% della popolazione italiana però ne è carente. – spiega
Maria Luisa Brandi, Professore di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo Università degli studi di Firenze – Nei casi, quindi, come ad esempio negli over 65 la cui cute è meno ‘recettiva’ rispetto a quella di un giovane, in cui non si riesca quindi ad assumerne la quantità necessaria attraverso le vie naturali, mettendo a rischio la salute delle ossa, il medico può suggerire la supplementazione di Vitamina D”.
Negli ultimi anni, la scoperta che molti tessuti e cellule del sistema immunitario presentano il recettore per la vitamina D (Vitamin D Receptor, VDR) ha aperto nuovi orizzonti sulle molteplici funzioni di questo ormone. L’analisi della letteratura scientifica sembra confermare che un adeguato stato vitaminico D non è importante solo per la prevenzione di fratture e patologie ossee come l’osteoporosi ma potrebbe influenzare positivamente l’incidenza di patologia croniche extrascheletriche come vari tipi di tumore, diabete, malattie cardiovascolari e autoimmuni.
“Dall’analisi della letteratura scientifica sono emersi dati estremamente interessanti sul ruolo della carenza di vitamina D nello sviluppo e nella prognosi di alcune neoplasie - dichiara il Professor
Francesco Bertoldo, Responsabile della Struttura Funzionale Malattie del Metabolismo Scheletrico e Minerale - dell’Università degli Studi di Verona – In primo luogo alcuni studi dimostrano come la vitamina D giochi un ruolo importante nella regolazione della crescita delle cellule tumorali e nel modulare il controllo del sistema immunitario sul il cancro. In secondo luogo, i dati epidemiologici in nostro possesso hanno dimostrato un aumento della prevalenza di diversi tipi di cancro – seno, prostata e colon – nelle aree settentrionali dell’emisfero – continua Bertoldo – Dato che ci suggerisce un legame tra la quantità di esposizione ai raggi UV e, di conseguenza, la sintesi attraverso l’epidermide della Vitamina D. Infine è emerso che tra i pazienti oncologici vi è un’elevata prevalenza di bassi livelli di Vitamina D”.
Un numero sempre maggiore di pubblicazioni rivela inoltre che la carenza di vitamina D sia correlata anche a un aumento del rischio di patologie cardiovascolari. Le osservazioni che sia la pressione arteriosa sistolica sia diastolica (PAS e PAD, rispettivamente) aumentino con la distanza dall'equatore e che alcuni eventi come il numero di ricoveri ospedalieri aumentino in alcune stagioni, suggeriscono che la vitamina D potrebbe svolgere un ruolo nel modulare sia la salute che la mortalità cardiovascolare.
“Allo stato attuale le evidenze che legano la vitamina D alla salute cardiovascolare sono numerose sebbene limitate a studi meccanicistici - precisa Brandi – Anche per quanto riguarda la sua applicazione oncologica, nonostante vi sia un’elevata prevalenza di carenza di Vitamina D nei pazienti affetti da cancro, è necessario fare degli approfondimenti. Sarebbe pertanto assolutamente auspicabile che le evidenze e le esperienze della supplementazione di Vitamina D nelle aree cardiovascolare e oncologica potessero essere confermate da studi su larga scala idealmente tra individui a rischio di ipovitaminosi D".
27 marzo 2017
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