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Disturbo ossessivo compulsivo: scoperta possibile causa

di Maria Rita Montebelli

Uno studio pubblicato su Molecular Psychiatry ha individuato nel deficit di SPRED2, una proteina presente in diverse aree del cervello, la causa di un comportamento ossessivo-compulsivo negli animali da esperimento. Un’eccessiva attivazione della via di segnale TrkB/ERK-MAPK potrebbe essere il meccanismo attraverso il quale il deficit di SPRED2 conduce al disturbo, che viene ‘collocato’ anatomicamente a livello delle sinapsi talamo-amidgdala. Una scoperta importante che potrebbe portare ad un trattamento eziologico di questo comune disturbo psichiatrico.

18 MAR - Colpisce almeno il 2% della popolazione generale nell’arco della vita e può manifestarsi in vari modi e con livelli diversi di gravità. Si tratta del disturbo ossessivo compulsivo (DOC), una condizione psichiatrica caratterizzata da pensieri intrusivi persistenti e da comportamenti ritualizzati ripetitivi.
 
Ci sono quelli che si lavano in maniera ossessiva le mani, quelli che passano il tempo ad allineare libri sugli scaffali secondo un criterio e un ordine da loro stessi stabilito, quelli che controllano un numero infinito di volte di aver spento tutte le luci di casa prima di andare a dormire, quelli che recitano come un mantra parole senza senso o serie di numeri. Questa patologia può manifestarsi insomma in tanti modi e finora per il trattamento ci si è affidati alla psicoterapia e agli antidepressivi. Ma in modo empirico, perché la causa non è nota.
 
Per l’eziologia di questa condizione sono stati tirati in ballo alterazioni genetiche, malfunzionamenti dei circuiti cortico-striato-talamo-corticale (CSTC), alterazioni della trasmissione sinaptica, solo per citarne alcuni. Ma la causa di questo disturbo rimane al momento sconosciuta.
 
Adesso, un lavoro pubblicato su Molecular Psychiatry, rivista del gruppo di Nature, getta nuova luce sui meccanismi alla base di questa condizione, grazie ai risultati di un esperimento sui topi.
Gli animali knock-out per SPRED2 mostrano infatti un comportamento simil-DOC, che li porta a pulirsi in maniera ossessiva il muso, fino a procurarsi delle lesioni.
 
Il comportamento osservato in questi animali, molto simile a quello che accade nel disturbo ossessivo compulsivo umano, sembra dunque dovuto ad un deficit di SPRED2, proteina presente in tutto l’organismo, ma particolarmente concentrata in alcune regioni del cervello (gangli della base e amigdala), che si comporta da potente inibitore della via di segnale Ras/ERK-MAPK.
In questo esperimento, l’atteggiamento patologico degli animali è stato alleviato dalla somministrazione di fluoxetina, un SSRI (selective serotonin reuptake inhibitor).
 
Gli autori sono andati quindi ad effettuare delle misurazioni elettrofisiologiche nei topi SPRED2 knock-out che hanno rivelato la presenza di alterazioni della trasmissione a livello delle sinapsi amigdala-talamo e alterazioni morfologiche a livello dei neuroni del versante laterale dell’amidgala.
Le alterazioni della funzionalità sinaptica si accompagnavano inoltre ad un’alterata espressione di una serie di proteine pre e post-sinaptiche sempre a livello dell’amigdala.
Tutto ciò è dovuto ad un’alterazione di trascrizione genica, innescata dall’ up-regulation della via di segnale TrkB/ERK-MAPK nell’amigdala dei topi SPRED2 knock-out.
L’iperattivazione di questa via è dunque mediata da un’aumentata attività di TrkB, Ras e ERK. Utilizzando il selumetinib, un MEK-inibitore, gli autori dello studio sono riusciti a sopprimere in vivo l’attività del pathway TrkB/ERK-MAPK e questo ha notevolmente ridotto il comportamento ossessivo-compulsivo negli animali.
 
“Il nostro studio – commenta il professor Kai Schuh , Istituto di Fisiologia della Julius-Maximilians-Universität a Würzburg (Germania) – fornisce un nuovo prezioso modello che consente di investigare i meccanismi alla base di questa patologia e nuove opzioni terapeutiche per il disturbo ossessivo-compulsivo”.
La scoperta del legame tra disturbo ossessivo compulsivo e pathway Ras/ERK-MAPk apre dunque la strada a nuovi target terapeutici; i farmaci che inibiscono questa via esistono già e alcuni sono già approvati, ma per altre indicazioni (farmaci anti-neoplastici), per uso umano.
 
Maria Rita Montebelli

18 marzo 2017
© Riproduzione riservata

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