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Epatite A. Allarme per gli “uomini che fanno sesso con uomini”. Il report del CDC europeo


In un anno segnalati 287 casi di epatite A associati a tre differenti ceppi di virus di genotipo IA. In Italia la presenza dei ceppi epidemici è stata confermata in 69 casi di epatite registrati in 9 regioni, nell’87% dei casi sono maschi e il 68% dichiara di essere Mcm (uomini che hanno rapporti sessuali con uomini). I risultati dell’European Centre for Disease Prevention and Control. IL REPORT

13 MAR - L’epidemia di epatite A coinvolge 13 Paesi europei, tra cui l’Italia e e da febbraio 2016 al febbraio 2017 sono stati segnalati in Europa 287 casi di epatite A (Hav) associati a tre differenti ceppi di virus di genotipo IA. Un’infezione osservata prevalentemente in uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (Msm) e con un’entità dei focolai con buona probabilità sottovalutata, in quanto i casi segnalati si riferiscono solo a persone che si rivolgono alle strutture sanitarie e per i quali il ceppo virale è stato definito. In particolare nessun caso è legato ad alimenti infetti  e non c’è stata alcuna indicazione di trasmissione di origine alimentare. E così, i cluster sono considerati principalmente propagate da persona a persona attraverso trasmissione sessuale.
 
In Italia, la presenza dei ceppi epidemici è stata confermata in 69 casi di epatite A, segnalati tra agosto 2016 e febbraio 2017. I pazienti provengono da 9 Regioni, nell’87% dei casi sono maschi e il 68% di questi ha dichiarato di essere Msm.
 
È quanto emerso dal Rapporto dell’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) che fa il punto dell’epidemia da epatite A in Europa. Un progetto al quale partecipa l’Istituto superiore di sanità, che sul suo sito internet fornisce tutte le indicazioni utili sul tema, ricordando che “la comunicazione del rischio e la vaccinazione rappresentano due strumenti efficaci per il controllo dell’epidemia”.
 
L’apatite A è presente in tutto il mondo, sia in forma sporadica che epidemica, ma con una maggior frequenza nei Paesi del sud del mondo. In Italia la malattia è endemica soprattutto nelle Regioni meridionali, dove è più diffuso il consumo di frutti di mare crudi. Tuttavia, possono verificarsi epidemie o casi sporadici su tutto il territorio nazionale, legati sia al consumo di alimenti (vegetali e frutta) e all’ingestione di acqua (per es. di pozzo) contaminati che a viaggi in aree endemiche. In genere il contagio avviene per contatto diretto da persona a persona o attraverso il consumo di acqua o di alcuni cibi (crudi o non cotti a sufficienza) contaminati dal virus.
 
Nei paesi Europei si sono verificati negli ultimi anni alcuni focolai, principalmente tra adulti Msm (uomini che hanno rapporti sessuali con uomini). In questi casi, la trasmissione del virus può avvenire attraverso il contatto anale e oro-anale se praticato in assenza di misure di protezione.
 
Sintomi. La malattia molto spesso decorre in maniera asintomatica, soprattutto nel corso di epidemie e nei bambini. Dopo un periodo di incubazione di 15-45 giorni dall’infezione, si manifesta con la comparsa di inappetenza, malessere generale, febbre e nausea. Dopo qualche giorno compare l’ittero. Ha generalmente un’evoluzione benigna, dura dalle 2 alle 10 settimane, in rari casi si possono avere ricadute con decorsi più lunghi. L’infezione conferisce un’immunità permanente. Non cronicizza mai.
 
Come prevenirla? Rispettando le norme igieniche generali per la prevenzione delle malattie a trasmissione oro-fecale e trasmesse da alimenti crudi.
In particolare:
• nel caso di comportamenti sessuali che prevedano il contatto anale e oro-anale si raccomanda sia l’uso di misure di protezione che una scrupolosa igiene personale, specie delle mani;
• curare scrupolosamente l’igiene personale: lavarsi le mani dopo aver usato il bagno, prima di mangiare e durante la manipolazione di cibi e bevande;
• non consumare frutti di mare crudi. La cottura è l’unica misura efficace per inattivare il virus dell’epatite A nei molluschi bivalvi o in altri prodotti freschi contaminati (frutta e verdura);
• lavare accuratamente le verdure prima di consumarle; lavare e sbucciare la frutta; non bere acqua di pozzo;
• nel caso di viaggi verso paesi con scarse condizioni igienico-sanitarie o endemici per epatite A, si raccomanda di consultare i centri vaccinali per avere consigli sulla vaccinazione. Una volta arrivati nel paese, si consiglia di mangiare solo cibi cotti, in particolare verdure e frutti di mare, e di bere esclusivamente acqua in bottiglia e non consumare ghiaccio (se non si conosce l’esatta provenienza dell’acqua con cui è stato preparato).
 
Il vaccino contro l’epatite A. Esiste un vaccino che protegge da questo tipo di infezione, altamente efficace e ben tollerato. La protezione si raggiunge già dopo 14-21 giorni dalla prima dose, è quindi molto importante, ricorda l’Iss, proteggere rapidamente persone (es. familiari) venute in contatto con una persona affetta da epatite A o persone in procinto di recarsi all’estero in paesi a rischio. Una seconda dose a distanza di 6/12 mesi dalla prima ne prolunga l’efficacia protettiva, fornendo una protezione per un periodo di 10-20 anni. Come indicato nel Piano di Prevenzione Vaccinale 2017-2019, la vaccinazione è raccomandata nei soggetti a rischio, fra cui coloro che sono affetti da malattie epatiche croniche, coloro che viaggiano in Paesi dove l’epatite A è endemica, coloro che lavorano nei laboratori dove ci può essere contatto con il virus, gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, i soggetti che fanno uso di droghe e i contatti familiari di soggetti con epatite A in atto.

13 marzo 2017
© Riproduzione riservata

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