Quando la dieta diventa un killer
di Maria Rita Montebelli
Mangiare con troppo sale, consumare troppe carni processate e carni rosse, abusare in bevande zuccherate uccide, armando la mano a infarti, ictus e diabete. Ma a far male è anche il consumo in difetto di cibi salutari, quali frutta e verdura, cereali integrali, frutta a guscio e semi. I cibi killer abbondano sulla tavola delle minoranze etniche, dei maschi, delle persone con basso grado di istruzione
09 MAR - A tavola non s’invecchia e mangiare è sicuramente un piacere. Ma una dieta sbagliata può anche diventare un killer spietato. E’ il monito che arriva da uno studio americano appena pubblicato su
JAMA e finanziato dal
National Heart, Lung, and Blood Institute (NHLBI), parte dei
National Institutes of Health.
Circa la metà di tutti i decessi registrati negli USA nel 2012 per malattie cardio-metaboliche, quali cardiopatia ischemica, ictus e diabete di tipo 2, sono in un modo o nell’altro imputabili ad abitudini alimentari sbagliate.
Gli autori dello studio hanno infatti stimato che su 702.308 morti dovute a malattie cardio-metaboliche, il 45% (318.656) era associato ad un inadeguato consumo di alcuni cibi e nutrienti considerati vitali nell’ambito di una dieta sana e ad un consumo esagerato di altri cibi decisamente poco sani per la salute cardio-metabolica.
La più elevata percentuale di decessi è risultata correlata ad un eccessivo consumo di sodio; altri cibi ‘killer’ sono risultati le carni processate, le bevande zuccherate e un eccessivo consumo di carni rosse. Scarseggiano invece sulla tavola degli americani una serie di cibi salutari, a cominciare da frutta e verdura, noci e semi, cereali integrali, grassi polinsaturi e omega-3 dal pesce.
E dallo studio emergono anche dei risvolti sociali. I tassi di mortalità risultano più elevati tra i maschi rispetto alle femmine; tra i neri e gli ispanici, rispetto ai bianchi; tra le persone meno istruite rispetto a quelle con un titolo di studio superiore.
“Questi risultati – scrivono gli autori dovrebbero aiutare ad individuare delle priorità, a guidare la pianificazione degli interventi di salute pubblica e ad informare delle strategie che portino a modificare le abitudini alimentari e a migliorare lo stato di salute”.
“I dati riportati da Micha e colleghi – scrivono in un editoriale pubblicato sullo stesso numero
Noel Mueller e
Lawrence Appel del Dipartimento di Epidemiologia, Johns Hopkins Bloomberg
School of Public Health, Baltimora (USA) – hanno la potenzialità di guidare le autorità sanitarie a pianificare degli interventi nutrizionali di salute pubblica che non solo aiuterebbero a prevenire dei decessi per cause cardiometaboliche ma potrebbero anche ridurre le disparità di salute”.
La dieta insomma come strumento di salute e di equità sanitaria.
Maria Rita Montebelli
09 marzo 2017
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Scienza e Farmaci
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001
Sede legale e operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari
Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013
Riproduzione riservata.
Policy privacy