Memoria. Danni all’ippocampo non fanno ricordare gli eventi in sequenza
di Lorraine L. Janeczko
I pazienti con danni all’ippocampo manifestano problemi a ricordare gli eventi nell’ordine in cui si verificano. È quanto emerge da una ricerca della National Academy of Sciences degli USA, che ha anche evidenziato come questi pazienti, a un mese di distanza, ricordino meno anche i dettagli degli eventi a cui hanno assistito.
29 NOV -
(Reuters Health) – I pazienti con danni all’ippocampo manifestano problemi a ricordare gli eventi nell’ordine in cui si verificano. È quanto emerge da una ricerca della National Academy of Sciences degli USA, che ha anche evidenziato come questi pazienti, a un mese di distanza, ricordino meno anche i dettagli degli eventi a cui hanno assistito.
“Ci aspettavano che questi pazienti fossero in grado di recuperare le informazioni di un determinato momento e di un certo luogo e che non avessero problemi di tipo spaziale riguardo alle loro esperienze – ha detto
Larry R. Squire, ricercatore alla Medical Veterans Affairs Center e professore di psichiatria all’Università della California a San Diego – Ma siamo rimasti sorpresi nel constatare che i pazienti con danno all’ippocampo, a differenza dei coetanei sani, non ricordassero le esperienze vissute in ordine cronologico”.
Lo studio
I ricercatori hanno studiato due gruppi di persone: pazienti con danno dell’ippocampo e omologhi sani, rispettivamente composti da 8 e 7 persone. A tutti è stato chiesto di fare una passeggiata attorno al campus e tutti i partecipanti hanno sperimentato 11 eventi programmati, come la ricerca di un libro, l’acquisto di un frutto e la visualizzazione di fotografie. Nei racconti di 6 minuti – fatti subito dopo la camminata e un mese dopo – i pazienti con danno all’ippocampo avevano ricordi meno vividi circa i dettagli e l’ordine cronologico con cjui gli eventi si erano verificati.”L’ippocampo è una struttura del cervello molto importante per la memoria autobiografica e per colmare lacune tra i singoli eventi e individuare relazioni temporali, spaziali e percettivi tra un ricordo e l’altro”, ha osservato Larry Squire. Lo studio potrà orientare verso ulteriori ricerche sulle valutazioni cliniche della memoria e sullo sviluppo di terapie che agiscono sulla capacità di organizzare le informazioni.
Fonte: National Academy of Sciences
Lorraine L. Janeczko
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
29 novembre 2016
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