Hiv. Nel 2015 segnalate 3.444 nuove diagnosi, il 10% in meno del 2014. Nell’85,5% dei casi la trasmissione è avvenuta per via sessuale. Il nuovo Rapporto Iss
La diminuzione del numero delle nuove diagnosi di infezione da Hiv nel nostro Paese è stata osservata per tutte le modalità di trasmissione tranne che per i maschi che fanno sesso con maschi (40,6% del totale delle nuove infezioni per via sessuale). Il maggor numero dei casi nel Lazio, Lombardia, Liguria e Emilia-Romagna. L’età mediana era di 39 anni per i maschi e di 36 anni per le femmine. Anche l’incidenza di AIDS è in lieve costante diminuzione negli ultimi tre anni. IL RAPPORTO
22 NOV - Nel 2015 si è osservata una lieve diminuzione sia del numero delle nuove diagnosi di infezione da Hiv che dell’incidenza (casi/popolazione) di Hiv; l’Italia si colloca al 13° posto in termini di incidenza Hiv tra le nazioni europee. La diminuzione del numero delle nuove diagnosi di infezione da Hiv nel nostro Paese è stata osservata per tutte le modalità di trasmissione tranne che per i maschi che fanno sesso con maschi (MSM). Questi gli ultimi dati dell'Istituto superiore di sanità sulle nuove diagnosi di infezione da Hiv e dei casi di Aids in Italia al 31 dicembre 2015.
Nel Rapporto si precisa come nel 2015 la maggior parte delle nuove diagnosi Hiv è avvenuta in MSM e in maschi eterosessuali. La quota delle persone con una nuova diagnosi di infezione da Hiv in fase clinica avanzata (bassi CD4 o presenza di sintomi) è sostanzialmente invariata rispetto agli anni precedenti.
Anche il numero delle nuove diagnosi di Aids è in lieve decremento. Il numero di decessi in persone con Aids è stabile dal 2010 mentre aumenta progressivamente la proporzione delle persone con nuova diagnosi di Aids che scopre di essere HIV positiva nei pochi mesi precedenti la diagnosi di Aids.
La sintesi.
Nel 2015, sono state segnalate 3.444 nuove diagnosi di infezione da HIV (questo numero potrebbe aumentare a causa del ritardo di notifica) pari a un’incidenza di 5,7 nuovi casi di infezione da HIV ogni 100.000 residenti. Un dato che segna un calo del 10% rispetto alle 3.850 nuove diagnosi del 2014
Tra le nazioni
dell’Unione Europea l’Italia si colloca al 13° posto in termini di incidenza delle nuove diagnosi HIV. Nel 2015, l’incidenza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è diminuita lievemente rispetto ai tre anni precedenti.
Le regioni con l’incidenza più alta sono state il Lazio, la Lombardia, la Liguria e l’Emilia-Romagna. Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2015 erano maschi nel 77,4% dei casi. L’età mediana era di 39 anni per i maschi e di 36 anni per le femmine. L’incidenza più alta è stata osservata tra le persone di 25-29 anni (15,4 nuovi casi ogni 100.000 residenti).
Nel 2015, la maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da HIV era attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituivano l’85,5% di tutte le segnalazioni (eterosessuali 44,9%; MSM 40,6%). Nel 2015, il 28,8% delle persone diagnosticate come HIV positive era di nazionalità straniera.
Inoltre, l’incidenza è stata di 4,3 nuovi casi ogni 100.000 tra italiani residenti e di 18,9 nuovi casi ogni 100.000 tra stranieri residenti. Le incidenze più elevate tra stranieri sono state osservate in Abruzzo, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. Tra gli stranieri, la quota maggiore di casi era costituita da eterosessuali femmine (36,9%), mentre tra gli italiani da MSM (48,1%)
Nel 2015, il 36,6% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV è stato diagnosticato con un numero di linfociti CD4 inferiore a 200 cell/μL e il 54,5% con un numero inferiore a 350 cell/μL. In Piemonte e nella Provincia Autonoma di Trento l’esecuzione del test di avidità anticorpale, che permette con una buona approssimazione di identificare le infezioni recenti, ha evidenziato che nel 2015 il 17,3% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV aveva verosimilmente acquisito l’infezione nei 6 mesi precedenti la prima diagnosi di HIV positività.
Il 32,4% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV aveva eseguito il test HIV per la presenza di sintomi HIV-correlati, il 27,6% in seguito a un comportamento a rischio non specificato e il 13,2% nel corso di accertamenti per un’altra patologia.
La sorveglianza dei casi di AIDS riporta i dati delle persone con una diagnosi di AIDS conclamato. Dall’inizio dell’epidemia (1982) a oggi sono stati segnalati oltre 68.000 casi di AIDS, di cui più di 43.000 deceduti. Nel 2015 sono stati diagnosticati 789 nuovi casi di AIDS pari a un’incidenza di 1,4 nuovi casi per 100.000 residenti. L’incidenza di AIDS è in lieve costante diminuzione negli ultimi tre anni. Nel 2014 i nuovi casi erano stati 913.
È diminuita nel tempo la proporzione di persone che alla diagnosi di AIDS presentava un’infezione fungina, mentre è aumentata la quota di pazienti con un’infezione virale o un tumore. Nel 2015, poco meno di un quarto delle persone diagnosticate con AIDS aveva eseguito una terapia antiretrovirale prima della diagnosi di AIDS. Il fattore principale che determina la probabilità di avere effettuato una terapia antiretrovirale prima della diagnosi di AIDS è la consapevolezza della propria sieropositività: nell’ultimo decennio è aumentata la proporzione delle persone con nuova diagnosi di AIDS che ignorava la propria sieropositività e ha scoperto di essere HIV positiva nei pochi mesi precedenti la diagnosi di AIDS, passando dal 20,5% del 2006 al 74,5% del 2015.
22 novembre 2016
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