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Farmaci biologici e biosimilari. Un paziente su dieci lascia le terapie. Cittadinanzattiva: “Chiederemo ai medici di aiutarci a capire perché”


Dopo una recente indagine sui pazienti che ha evidenziato come alcuni fattori incidano sull’aderenza alle terapie: comunicazione, conoscenza dei farmaci e degli eventi avversi, partecipazione attiva e personalizzazione delle scelte terapeutiche. Ora viene lanciata una survey per i dottori con focus su farmaci biologici e biosimilari. Aceti: “È l’occasione giusta per ascoltare dalla loro stessa voce, se e quanto si sentano liberi nelle scelte prescrittive”. VAI ALL’INDAGINE

02 NOV - Cittadinanzattiva lancia una indagine civica sull’ aderenza alle terapie rivolta ai medici, con focus su farmaci biologici e biosimilari, per raccogliere la loro esperienza nella relazione di cura, qualità, sicurezza e impatto della burocrazia nella vita quotidiana. Ad annunciarlo la stessa associazione di cittadini che ricorda come in una recente indagine Civica di Cittadinanzattiva sull’esperienza dei pazienti rispetto l’uso dei farmaci biologici e biosimilari si è evidenziato come alcuni fattori incidano sull’aderenza alle terapie: comunicazione, conoscenza dei farmaci e degli eventi avversi, partecipazione attiva e personalizzazione delle scelte terapeutiche.
 
E infatti i cittadini non sono certi se il farmaco che stanno assumendo sia un biologico o un biosimilare. Il 32,2% ha deciso volontariamente di sospendere la terapia perché le informazioni fornite dal prescrittore non erano state sufficientemente chiare. Vivono con paura e preoccupazione un eventuale cambiamento e chiedono di essere più informati.
 
Prima ancora del profilo di sicurezza ed  efficacia del farmaco (42%) o dei suoi effetti collaterali (38,9%), i cittadini vogliono conoscere i motivi di un eventuale cambiamento/sostituzione della terapia (64%). Spesso ai loro occhi, il cambiamento della terapia in atto, quando funziona bene ed ha esiti di cura che migliorano la loro qualità di vita, appare poco comprensibile o addirittura ingiustificato.
 
Uno su dieci ha deciso di sospendere o non intraprendere una terapia, principalmente a causa dello scetticismo, perché la terapia aveva troppi effetti collaterali o non aveva prodotto i risultati sperati, o ancora perché le informazioni sulla terapia non erano state sufficientemente chiare”.
 
“Quello che ancora oggi manca”, ha dichiarato Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, “è l’esperienza dei medici; proprio loro, protagonisti di questa nuova Indagine civica, possono dirci cosa ostacoli o faciliti la relazione con i pazienti e, di conseguenza, cosa incida sull'aderenza alle terapie nella loro prospettiva. Invitiamo tutti i medici ad aderire e far sentire la propria voce, partecipando all’indagine: è un segnale chiaro che su questa partita dobbiamo lavorare insieme cittadini e professionisti”.
 
“È l’occasione giusta per ascoltare  dalla loro stessa voce, se e quanto si sentano liberi nelle scelte prescrittive e quale sia l’impatto delle normative o disposizioni amministrative/aziendali nell’esercizio della pratica clinica quotidiana ed eventuali dissonanze rispetto al Codice deontologico. – continua Aceti - L’indagine permette anche di accogliere  suggerimenti per il migliorare le cose: ad esempio nell’area dedicata alla Farmacovigilanza, si potrà indicare cosa può facilitare la procedura di segnalazione di eventi avversi”.

02 novembre 2016
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