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Colite da Clostridium difficile: eosinofili e IL-25 proteggono dall’infezione e dalle sue conseguenze anche mortali

di Maria Rita Montebelli

Le infezioni da Clostridium difficile continuano a fare vittime anche nei nostri ospedali; pazienti fragili e in terapia antibiotica ne sono le vittime abituali e la mortalità, almeno negli USA, è di un paziente su sette colpiti. Uno studio americano pubblicato su Cell reports rivela il ruolo protettivo esercitato da eosinofili e IL-25 e apre la strada ad una terapia preventiva inedita, a base di probiotici ‘progettati’ apposta per favore l’azione protettiva degli eosinofili

30 GIU - Una scoperta inaspettata, quanto importante quella fatta dai ricercatori della University of Virginia School of Medicine. Alcune cellule del sistema immunitario, implicate nelle reazioni allergiche e nelle crisi asmatiche, si comportano da salva-vita in altri contesti, quelle delle coliti da Clostridium difficile.
 
Questa osservazione getta luce sul perché gli antibiotici aprono la strada a questa infezione, mortale in un paziente su 7 nel Nord America, e suggerisce un possibile modo di prevenire questa, ma forse anche altre infezioni.
“Gli antibiotici – ammette Bill Petri, direttore della Divisione di Malattie Infettive e di Salute Internazionale presso l’UVA Health System – sono dei presidi terapeutici molto importanti e ci si trova a prescriverli pur sapendo che in questo modo stiamo aprendo la strada ad un’altra infezione, quella da Clostridium difficile, che è potenzialmente letale. Di certo non stiamo parlando di una complicanza frequente degli antibiotici; ma resta il fatto che quando questa si presenta, è un problema serio. La nostra ricerca offre una potenziale soluzione a lungo termine al problema, rappresentata da particolari probiotici in grado di ripristinare lo stato naturale dell’intestino”.
 
Nel 2011 sono stati registrati negli Stati Uniti mezzo milione di casi di infezione da Cl. Difficile; circa 29 mila pazienti sono morti entro 30 giorni dall’infezione, secondo le statistiche dei Centers for Disease Control and Prevention. E per questa performance il batterio si è merito lo status di ‘minaccia urgente’. A peggiorare le cose, negli ultimi anni è stato individuato un ceppo ancora più virulento e pericoloso.
 
La scoperta dei ricercatori della University of Virginia è particolarmente importante anche perché potrebbe avere immediate ricadute nella pratica clinica. I probiotici ‘progettati’ per ripristinare il normale microbioma di un intestino sano, rappresentano infatti secondo gli autori una maniera efficace per prevenire questa grave infezione.
 
Il Cl. difficile è un’infezione che si acquisisce principalmente in ospedale e che colpisce soprattutto gli anziani, in particolare quelli sottoposti trattamento antibiotico. I ricercatori americani hanno dimostrato che i batteri intestinali stimolano la produzione di una proteina, l’IL-25, in grado di reclutare gli eosinofili, cellule immunitarie con un sorprendente effetto protettivo contro quest’infezione. Così l’IL-25, prodotta dai batteri ‘buoni’ protegge dalle aggressioni batteriche le cellule che rivestono l’intestino. Ma gli antibiotici, distruggendo la normale flora batterica intestinale, rendono l’epitelio intestinale vulnerabile agli attacchi del Cl. difficile e di altri patogeni.
 
In questo contesto, il ruolo degli eosinofili è del tutto inedito e molto intrigante. Chiamati più spesso in causa come ‘colpevoli’ per il loro ruolo nelle allergie e nell’asma, nelle infezioni da Cl. difficile queste cellule hanno trovato il loro riscatto e la loro rivincita. Sarebbero infatti, stando ai risultati di questa ricerca, delle vere e proprie cellule salva-vita, in grado di mantenere l’integrità della barriera epiteliale intestinale durante le infezioni da Cl. difficile.
IL-25 protegge dal Cl.difficile ‘arruolando’ eosinofili che salvaguardano l’integrità dell’epitelio intestinale. Il ceppo epidemico del Cl.difficile risulta estremamente pericoloso proprio perché uccide gli eosinofili, consentendo così di penetrare nella parete dell’intestino.
 
“Abbiamo scoperto – spiega Erica L. Buonomo, autrice dello studio – che la deplezione di eosinofili, indotta geneticamente o per neutralizzazione anticorpale, fa perdere l’integrità della barriera epiteliale nell’intestino. Mantenere questa barriera è fondamentale per avere una buona risposta contro il Cl.difficile, oltre al fatto che impedisce ai batteri di diffondere verso altre parti del corpo. Se la barriera si rompe, l’infezione può raggiungere altri organi o peggio, passare nel sangue, provocando una sepsi”.
 
Con questi risultati in tasca, i ricercatori sperano di riuscire a sviluppare dei nuovi probiotici che i pazienti in terapia antibiotica potrebbero assumere per prevenire le infezioni da Cl.difficile.
In futuro insomma gli autori ritengono che a tutti i pazienti in terapia antibiotica verrà prescritto il nuovo probiotico, specificamente pensato per preservare IL-25 ed eosinofili.
 
Maria Rita Montebelli

30 giugno 2016
© Riproduzione riservata

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