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Hiv: quando è opportuno iniziare il trattamento. Una ricerca dell'Iss


La terapia antiretrovirale è tanto più efficace quanto più rapido è il calo dei CD4 prima del trattamento. “È la conferma di quanto sia fondamentale monitorare il paziente osservando l’andamento temporale della conta dei CD4 prima di decidere se iniziare la terapia”. I risultati di una ricerca condotta su 2000 pazienti con data di infezione nota.

23 MAG - Quanto più veloce è il declino dei CD4 prima dell’inizio della terapia antiretrovirale combinata, tanto più veloce è il recupero da parte pazienti Hiv positivi. È questo il risultato di uno studio europeo coordinato dai ricercatori del dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie e Immunomediate dell’Istituto superiore di sanità.
La ricerca, condotta su 2000 pazienti con data di infezione nota, è stata pubblicata sulla rivista Aids. Il nuovo dato può rappresentare un passo significativo nella soluzione di quello che spesso è ancora un dilemma nella pratica clinica, cioè l’individuazione di quale sia il momento più opportuno per iniziare la terapia antiretrovirale combinata denominata cART (Combined Antiretroviral Treatment) nei pazienti Hiv positivi, specie se asintomatici.
Le linee guida finora pubblicate danno indicazioni che si basano sulla conta dei linfociti CD4. In particolare, alcune delle linee guida più recenti raccomandano l’inizio della terapia quando si verifica un decremento annuo di almeno 100 cellule per microlitro. Una raccomandazione che però finora godeva di un debole supporto scientifico.
“Il risultato è importante - afferma Maria Dorrucci, coordinatrice dello studio - perché conferma quanto sia fondamentale monitorare il paziente osservando l’andamento temporale della conta dei CD4 prima di decidere se iniziare la terapia”. Questi dati, con riferimento ai pazienti con rapido declino dei CD4, supportano le linee-guida recenti che raccomandano di iniziare la terapia anche in presenza di valori assoluti relativamente elevati (ad esempio, anche nel caso della soglia dei 500 CD4/mmc), mentre al contrario molti medici hanno la tendenza a dire ai pazienti infettati di recente “Let's wait and see” (letteralmente “osserva e attendi”), perché ritengono che sia meglio non iniziare subito un trattamento.
Tuttavia, un invito alla cautela giunge da Giovanni Rezza, direttore del MIPI: “I risultati - ha affermato Rezza - sono estremamente interessanti, ma sarebbe meglio attendere un’ulteriore conferma prima di allargare ulteriormente i criteri di ingresso precoce in trattamento”. 

23 maggio 2011
© Riproduzione riservata

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