Sclerosi multipla. Lo spessore della retina può indicare un peggioramento
di Lorraine L. Janeczko
Misurabile mediante tomografia ottica, un esame pratico e poco costoso, lo spessore dello strato delle fibre nervose retiniche darebbe informazioni su come progredirà il grado di disabilità dei pazienti con sclerosi multipla. È quanto emerge da uno studio spagnolo pubblicato da Lancet Neurology.
13 APR -
(Reuters Health) - La tomografia a coerenza ottica (OCT – Optical Coherence Tomography) potrebbe aiutare a predire il rischio di un futuro declino nei pazienti che soffrono di sclerosi multipla. Gli strati della retina in molti di questi pazienti, che non hanno sofferto di neurite al nervo ottico, sono più sottili di quelli di persone sane e il monitoraggio dello strato delle fibre nervose retiniche, attraverso una tomografia ottica, potrebbe aiutare i medici a valutare il rischio di andare incontro a un peggioramento della sclerosi multipla. Lo studio è stato pubblicato su
Lancet Neurology.
“La tomografia a coerenza ottica è una comune tecnologia utilizzata in oftalmologia. Si tratta di un esame facile da eseguire, meno costoso della Risonanza Magnetica e che può essere fatto ambulatorialmente. I risultati, inoltre, vengono letti immediatamente”, ha dichiarato
Pablo Villoslada del Biomedical Research Institute August Pi I Sunyer di Barcellona, in Spagna. “Il nostro studio dimostra che la OCT identifica individui che potrebbero peggiorare e valida questa tecnica per l’uso clinico e sperimentale”, ha sottolineato l’esperto.
Lo studio
Villoslada e colleghi hanno raccolto informazioni dal database International Multiple Sclerosis Visual System Consortium su 879 pazienti dai 16 anni in su trattati in otto Centri tra Nord America e Europa, di cui 74 avevano una diagnosi di sindrome clinicamente isolata, 664 soffrivano di sclerosi multipla nella forma recidivante-remittente e 144 della forma progressiva. I ricercatori hanno valutato il peggioramento della disabilità attraverso la scala clinica EDSS (Expanded Disability Status Scale) e hanno contemporaneamente misurato lo spessore dello strato delle fibre nervose retiniche e il volume dalla macula, utilizzando una tomografia a coerenza ottica. Villoslada e colleghi hanno quindi stimato l’associazione tra questi due valori e il rischio di peggioramento col tempo della disabilità nei pazienti con sclerosi multipla.
I risultati
Dopo un periodo medio di follow-up di 2 anni, la disabilità è peggiorata in 252 pazienti, il 29% del campione. All’inizio dello studio, i pazienti presi in considerazione avevano una disabilità calcolata con il punteggio EDSS da debole a moderata, con un valore medio di 2 su una scala da 0 a 6. I pazienti la cui disabilità è andata peggiorando avevano più probabilmente una forma di sclerosi multipla progressiva e avevano un maggiore valore di EDSS all’inizio dello studio.
In totale, gli occhi di 162 pazienti sono stati esaminati con lo strumento Cirrus OCT della Carl Zeiss, 726 con lo Spectralis OCT (Heidelberg Engineering) e nove con entrambi. I pazienti con un valore inferiore o uguale a 87 mcm, per il primo strumento, e 88 mcm, per il secondo, avevano un rischio raddoppiato di peggioramento nei cinque anni di follow-up, rispetto ai pazienti con strati di fibre nervose retiniche più spessi. Mentre nessuna associazione è stata trovata con il volume maculare. “Tutti i pazienti con sclerosi multipla dovrebbero sottoporsi a una tomografia ottica una volta l’anno – ha dichiarato Villoslada – e qualora un paziente raggiungesse il punto critico, dovremmo informarlo della prognosi e usare questa informazione per prendere decisioni a livello terapeutico”.
Secondo
Neil Lava, professore associato di Neurologia all’Emory MS Center dell’Università di Atlanta “questo è uno studio molto importante. La sclerosi multipla è una malattia che dura tutta la vita e essere capaci di mantenere la funzionalità dei pazienti il più a lungo possibile è un risultato importante”, ha riferito l’esperto alla
Reuters Health. “Questo è il primo studio che dimostra come un semplice test possa aiutare a predire la progressione della sclerosi multipla. Penso che questo ha concluso – sia un buon inizio”.
Fonte: Lancet Neurology
Lorraine L. Janeczko
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
13 aprile 2016
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