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Malattie rare: un nuovo farmaco promette “risultati sbalorditivi”


Una molecola che ha ricevuto la designazione di farmaco orfano dall’Fda si è dimostrata efficace contro l’ipercolesterolemia omozigote, una rara malattia che comporta elevatissimi livelli di colesterolo LDL e può portare alla morte per infarto in giovane età. Ma si sta rivelando efficace anche per la chilomicronemia, un’altra malattia rara caratterizzata da livelli molto elevati di trigliceridi.

22 APR - Ridurre il colesterolo cattivo del 50 per cento. È questo che promette una nuova molecola (lomitapide) che ha recentemente ricevuto la designazione di “orphan drug” dalla Food and Drug Administration.
 
Non è però un farmaco per semplici casi di ipercolesterolemia, ma per le persone affette da una rara malattia: l’ipercolesterolemia omozigote. “Questi pazienti, un centinaio in Italia, circa 6.000 nel mondo, possiedono un doppio gene patologico”, ha spiegato Cesare Sirtori, preside della Facoltà di Farmacia dell’Università di Milano e direttore del Centro Universitario Dislipidemie dell’Azienda Ospedaliera Niguarda Ca’ Granda. Questa anomalia determina una disfunzione del recettore di controllo che normalmente consente al fegato di bloccare la sintesi di colesterolo e tenerlo intorno a valori normali. Per questo i pazienti “non rispondono al trattamento con le statine e necessitano di una terapia simile alla dialisi, la LDL-aferesi, molto costosa e non sempre praticabile, specialmente nei bambini”, ha aggiunto Sirtori. “Fino a oggi non esisteva una cura e le persone colpite, non potendo essere trattate, morivano d’infarto in età giovanile, nella maggior parte dei casi entro i 35-40 anni. Caso estremo è quello di una bambina di Desenzano deceduta a 7 anni per infarto”.
 
Nel caso delle statine, si ha un’efficacia nel 15-20% dei casi. E “comunque si tratta di una riduzione minima: si possono osservare discese del colesterolo da 700 a 550, quindi del tutto insufficienti per curare i pazienti in modo adeguato”, ha precisato Sirtori. “Anche le resine e i fibrati hanno risultati molto modesti”.
Il nuovo farmaco agisce da inibitore della microsomal transfer protein (MTP), proteina che assembla colesterolo, trigliceridi e proteine nel fegato. In questo modo le LDL non vanno in circolo e il colesterolo scende in modo drastico.
 
La molecola è stata studiata per la prima volta sugli animali più di 10 anni fa per trattare queste patologie, facendo riscontrare un accumulo di grasso nel fegato. Per questa ragione si era deciso di non procedere alla sperimentazione nell’uomo. “Si temeva che il blocco della MTP desse luogo a una steatosi, ovvero a una eccessiva quantità di grassi trattenuti nel fegato”, ha spiegato Sirtori. Il fenomeno invece è solo transitorio: il fegato, dopo una terapia prolungata di sei mesi o un anno, si adatta e la steatosi regredisce spontaneamente. La sperimentazione clinica risulta quindi utile, in questo caso il soffermarsi solo all’animale aveva portato a una previsione errata. E i primi sette pazienti in Italia sottoposti alla terapia con MTP inibitore, stanno rispondendo in modo ottimale dopo un anno o più”, ha aggiunto.
 
Oltre ai pazienti con ipercolesterolemia omozigote, la lomitapide si sta rivelando efficace anche in un’altra malattia rara, che risponde pochissimo alle terapie, la chilomicronemia, caratterizzata da livelli molto elevati di trigliceridi, che possono dare origine a pancreatiti anche fatali.
Per i medici che ritengono di avere pazienti che possono trarre beneficio dalla terapia con lomitapide in consiglio di Sirtori è “in primo luogo di caratterizzare il gene patologico” e poi di “rivolgersi al Centro di Niguarda o ad altro Centro specializzato”.
 

22 aprile 2011
© Riproduzione riservata

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