Probiotici. L'assunzione in gravidanza dimezza il rischio di allergia nel neonato
In Italia ne viene colpito un bambino su quattro in età prescolare. Eczema, rinite, asma e intolleranza alimentare sono le forme prevenibili coi “batteri buoni” secondo le linee guida internazionali della World Allergy Organization. Le nuove strategie di prevenzione sono al centro dell’incontro promosso oggi a Roma dalle società scientifiche di ginecologia, neonatologia e pediatria.
02 FEB - L’uso corretto di specifici probiotici fin dalla gravidanza e la loro somministrazione al bambino nell’arco del primo anno di età può ridurre del 50% l’incidenza di allergie nei neonati ad alto rischio. Il dato emerge dalle linee guida internazionali sui probiotici per la prevenzione delle malattie atopiche e autoimmuni promosse dalla World Allergy Organization (WAO) e dal Dipartimento di Epidemiologia Clinica e Biostatistica della McMaster University (Ontario, Canada). Eppure sono ancora poche le mamme che li usano in modo consapevole e i medici ginecologici e pediatri che li prescrivono a scopo preventivo. Solo in Italia, la percentuale di bimbi allergici è più che triplicata negli ultimi 20 anni: erano il 7% nel 1995, oggi ne soffre ben il 25% della popolazione pediatrica.
Tra le forme più diffuse, la rinite allergica interessa un bambino su quattro in età evolutiva, seguita dall’asma (circa il 10%) e dalle allergie alimentari che colpiscono il 3% dei piccoli nei primi 2 anni di età. Mentre il flagello per i nuovi nati è rappresentano dalla dermatite atopica, che in meno di un decennio ha registrato una costante impennata di casi (+ 6%) e oggi interessa oltre un milione di bambini. Patologie che condizionano le relazioni sociali, il rendimento scolastico e hanno un importante impatto economico e sociale in termini di costi sanitari. Questo quadro e le nuove strategie di prevenzione sono al centro dell’incontro con la stampa promosso oggi a Roma dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), la Società italiana di neonatologia (Sin) e dalla Società italiana di pediatria (Sip).
“L’uso specifico di alcuni probiotici, soprattutto durante la gravidanza, è oggi fortemente raccomandato sia per il benessere della madre che per quello del nascituro – spiega
Paolo Scollo, presidente nazionale della Sigo –. Nello specifico, alcuni ceppi probiotici influenzano l’ecosistema batterico vaginale e mantengono un livello di pH adeguati prevenendo infiammazioni e infezioni come le vaginosi batteriche e le vaginiti micotiche. Condizioni particolarmente pericolose perché aumentano in maniera importante il rischio di aborto, di parto pretermine e di complicanze post-partum come l’endometrite o possono incidere sul normale sviluppo del feto e determinare un peso ridotto del neonato alla nascita”.
“Ma i benefici per il nascituro sono molti di più - sottolinea
Alessandro Fiocchi, Responsabile di Allergologia all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e uno degli autori del documento della World Allergy Organization - secondo le linee guida la somministrazione alle future mamme di alcuni ceppi probiotici durante la gravidanza abbassa del 9% il rischio di eczema nei bambini, se l’assunzione prosegue durante l’allattamento e lo svezzamento la probabilità di sviluppare malattie atopiche si riduce ulteriormente del 15 e del 5%. Alcuni studi evidenziano inoltre che l’assunzione di probiotici prima e dopo il parto è in grado di evitare anche l’insorgere di allergie alimentari e riniti e può ridurre significativamente la durata e l’impatto della infezioni respiratorie, prima che i sintomi diventino cronici”.
“Fino a poco tempo fa, in ambito pediatrico – sottolinea
Giovanni Corsello, presidente della Società italiana di pediatria – i probiotici erano impiegati per prevenire e contrastare i principali disturbi gastro-intestinali che si registrano in età evolutiva: dalle coliche intestinali nei lattanti alle gastroenteriti infettive, dagli episodi di diarrea acuta o legata alla somministrazione di antibiotici a patologie più complesse come il morbo di Crohn o la Sindrome del colon irritabile. Oggi è stato dimostrato che intervenire precocemente sulla microflora intestinale, attraverso i probiotici in fase prenatale, contribuisce a proteggere il piccolo anche da numerose forme allergiche e autoimmuni come la dermatite atopica e la rinite allergica, che colpiscono più della metà dei bambini con allergia”.
“Nella pancia della mamma il feto non incontra quasi nessun antigene e la sua flora batterica intestinale può definirsi 'vergine' – aggiunge
Mauro Stronati, presidente della Società italiana di neonatologia –. È solo con la nascita che il neonato acquisisce i primi microorganismi dalla madre durante il parto e comincia a sviluppare i principali meccanismi immunologici e antiinfiammatori. Lo sviluppo della flora intestinale del neonato esercita una profonda influenza anche sulla maturazione del sistema immunitario ed è in questa fase che si possono determinare anche sensibilizzazioni e allergie. La prevalenza delle malattie allergiche nei lattanti i cui genitori o fratelli non presentano allergie è di circa il 10% e raggiunge il 20-30% in quelli con un parente di primo grado allergico. Comprendere i meccanismi di azione preventiva dei probiotici è un risultato importante, se si considera il peso specifico che questi disturbi hanno sulla crescita e la qualità di vita dei bambini”.
Le proprietà dei probiotici sono specifiche per singoli ceppi batterici. Tra quelli caratterizzati dal maggior livello di evidenza scientifica, il Lactobacillus rhamnosus GG, già testato in ambito pediatrico e neonatologico nel trattamento delle gastroenteriti infettive e della diarrea, ha mostrato l'effetto migliore rispetto ad altri ceppi (usati da soli o in combinazione), nel ridurre la prevalenza di disturbi allergici anche del 50%.
“Gli effetti benefici dei probiotici sull’organismo – sottolineano Corsello e Stronati – richiedono, in generale, un’assunzione corretta, costante e prolungata nel tempo. Compito di neonatologi e pediatri è imparare ad adottare le linee guida, concordando coi genitori la strategia preventiva più idonea fin dai primi giorni di vita".
“Le linee guida internazionali suggeriscono di prescrivere i probiotici dal terzo trimestre di gravidanza e di proseguire fino allo svezzamento del bambino e durante tutto il primo anno di vita – conclude Scollo –. Per questo la Sigo ha già avviato un’attività di sensibilizzazione e informazione sull’uso consapevole dei probiotici da parte della mamme a tutela della loro salute e di quella dei propri figli”.
02 febbraio 2016
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