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Inquinamento e mortalità. Intervista a Walter Ricciardi: “L’aumento delle morti registrato dall’Istat colpa di altri fattori: invecchiamento, caldo e flop delle vaccinazioni antinfluenzali”

di Luciano Fassari

Il presidente dell'Iss interviene sulle polemiche suscitate dai dati di mortalità dei primi otto mesi del 2015 e spiega: "Sulla base delle prime elaborazioni che abbiamo fatto c’è effettivamente un eccesso di mortalità che va studiato e approfondito. Ma l’inquinamento c’entra poco: la colpa è del fatto che siamo sempre più anziani, di un’estate particolarmente calda e del crollo del 50% delle vaccinazioni contro l'influenza”

31 DIC - “L’allarme inquinamento è reale. Ma è evidente che la soluzione sta in politiche di lungo respiro, anche se le misure emergenziali adottate in questi giorni sono indispensabili per arginare il fenomeno”. Non ha dubbi il presidente dell’Istituto superiore di sanità Walter Ricciardi che apprezza l’accordo raggiunto ieri al Ministero dell’Ambiente con le Regioni per l’adozione di misure straordinarie per far fronte all’emergenza.
 
“Al di là di tutto è positivo che ci sia stato un accordo condiviso che garantisca interventi omogenei nel Paese”, ci ha detto in questa intervista dove siamo tornati a parlare anche del clamore suscitato dai dati Istat sulla mortalità nei primi otto mesi dell’anno.
 
“Sulla base delle prime elaborazioni che abbiamo fatto c’è effettivamente un eccesso di mortalità che va studiato e approfondito. Ma l’inquinamento c’entra poco: la colpa è del fatto che siamo sempre più anziani, di un’estate particolarmente calda e del flop della campagna vaccinale contro l’influenza, crollata del 50% rispetto all’anno precedente”

Presidente come valuta le misure prese ieri da Ministero dell’Ambiente e Regioni per far fronte all’inquinamento?
Quello che è positivo del coordinamento è che ci sia stato un accordo condiviso, ho sentito pochi dissensi, perché il problema è strutturale e non può essere affrontato solo con provvedimenti tampone, che però in questo momento di emergenza servono. C’è bisogno di provvedimenti strutturali.
 
Quali?
Dal punto di vista dell’inquinamento industriale l’Italia ha fatto passi da gigante risolvendo una delle piaghe degli anni ‘60. Le due questioni aperte sono quelle del traffico veicolare e del riscaldamento. Sul primo punto occorre incentivare il trasporto pubblico locale, soprattutto quello non inquinante (metro, tram, mezzi elettrici per esempio). Per quanto riguarda l’aspetto urbano occorre vietare la circolazione ai mezzi più inquinanti. E fino all’Euro 3 lo sono fortemente. E poi finiamola di guardare alle piste ciclabili come un aspetto folkloristico. Dove sono state fatte bene sono uno strumento validissimo. Anche in città come Roma che per geografia meno si prestano.
 
E sul riscaldamento domestico?
C’è bisogno di un grande senso civico. È difficile controllare in tutte le case la temperatura per verificare l’abbassamento. Credo però che con grandi campagne comunicative i cittadini possano reagire, e già lo fanno, in modo positivo. Non si chiede di stare al freddo ma di avere temperature solo un po’ più basse.
 
Come paese dovremo anche ragionare su altre fonti energetiche, vedi nucleare?
Il nucleare non è inquinante dal punto di vista dell’atmosfera però è indubitabile che esso è ormai accettato solo laddove si è consolidato nel tempo come fonte ordinaria di energia e come tale radicata nella cultura di un Paese, vedi la Francia. Da noi il nucleare si scontra con la mancanza di fiducia dei cittadini nella capacità di prevenire il rischio, per cui è meglio puntare su energie diciamo più ‘tranquillizzanti’, ma che al momento non sono in grado di sostituire le vecchie fonti.
 
Ma tutto questo inquinamento che effetto produce sulla salute?
Gli effetti negativi li stiamo vedendo già ora. Sia in ospedale che sul territorio i medici stanno evidenziando un aumento di patologie che non si verificano solitamente in questa parte dell’anno. Questo sarebbe il periodo dell’influenza ma viste le temperature è il periodo dell’irritazione delle vie respiratorie. Non abbiamo ancora i numeri ma sappiamo che questi livelli di inquinamento hanno anche una correlazione diretta con gli accidenti cardiovascolari: infarto, ictus e complicanze. Gli effetti a lungo termine sono invece quelli dell’esposizione prolungata alle polveri sottili, oltre che pm10, il pm5, pm2,5 e le nanoparticelle che vanno a depositarsi dappertutto nell'organismo. Sono noti gli studi epidemiologici sugli abitanti che vivono al ridosso del Grande Raccordo Anulare a Roma o della Périphérique di Parigi che hanno dei tassi di malattie croniche (soprattutto ai polmoni) in certi casi doppi rispetto a chi vive in quartieri meno esposti a polveri sottili.
 
Il Servizio sanitario cosa può fare?
Onestamente questo è un tipico esempio in cui tutti i Ministeri debbono in qualche modo agire come “Ministeri della Salute”. Il Ssn può impegnarsi nella prevenzione, oltre che ovviamente nella diagnosi e cura. Dobbiamo cercare di intervenire precocemente. Ma il tema è extra sanitario. Qui sono in ballo le politiche dei trasporti, dello sviluppo industriale, dell’energia… in una visone che deve vedere emergere l’attenzione alla salute in ogni scelta adotatta.
 
In queste ultime settimane ci sono state polemiche su alcuni dati preliminari dell’Istat che segnalano un aumento ‘anomalo’ delle morti. Il fondatore del M5S Beppe Grillo le ha ricondotte all’inquinamento. Sui numeri lo stesso Istituto ha smentito la correlazione e ha invitato alla prudenza perché ancora parziali. Secondo lei come stanno le cose?
I numeri sui decessi più affidabili sono quelli elaborati dal Ministero della salute che evidenziano valori più contenuti rispetto al Rapporto dell’Agenzia europea dell’Ambiente. L’Agenzia europea ha commesso l’errore di sovrastimare i morti in alcuni paesi e sottostimarli in altri. Per cui i Paesi che hanno un sistema di monitoraggio avanzato hanno denunciato un numero di fenomeni che ha portato l’Agenzia a sovra calcolare, mentre invece paesi che hanno un numero molto più basso di centraline di rilevamento, ma che noi sappiamo avere tassi d’inquinamento molto più alti, penso alla Polonia, hanno registrato valori più bassi. Altra cosa che non ha fatto l’Agenzia è stata calcolare i morti da un certo tipo d’inquinanti, per esempio gli idrocarburi policlici aromatici che nei paesi dell’Est europeo sono molto alti a causa della non risoluzione del problema industriale, con molti casi di fabbriche insediate ancora all’interno delle città.
 
E sui numeri Istat che dice invece? C’è un aumento dei decessi?
C’è un eccesso di mortalità che va studiato e approfondito per quanto riguarda le cause. Sulla base delle prime elaborazioni che abbiamo fatto, in attesa di avere i dati definitivi per dare giudizi, i primi numeri suggeriscono tre grandi motivazioni. La prima riguarda il denominatore, per intenderci la nostra struttura demografica. È chiaro che se abbiamo un’elevata popolazione anziana il nostro numero di morti sarà alto. L’altro grande capitolo è quello del caldo. Noi stiamo vivendo un effetto del riscaldamento del pianeta. L’effetto prodotto è stato un aumento della mortalità tra il 20 e il 50% soprattutto nei grandi centri urbani perché ci sono stati mesi interi con temperature superiori di 4 gradi alla norma stagionale. E poi c’è il tema dell’influenza. L’anno scorso abbiamo avuto una stagione influenzale normale. Quello che è stato anomalo è il calo delle vaccinazioni. Un crollo del 50%. Ecco perché dico che sommati questi fattori, soprattutto nei soggetti anziani, si è registrata una mortalità precoce per influenza e, soprattutto per le sue complicanze.
 
Luciano Fassari

31 dicembre 2015
© Riproduzione riservata

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