Appendicite complicata: inutili gli antibiotici nel post-operatorio?
di Maria Rita Montebelli
La tesi degli autori è che non serva dare di default antibiotici a tutti i pazienti operati per un’appendicite perforata o cancrenosa, che sono un terzo di tutti gli interventi di appendicectomia. Quelli non trattati con antibiotici vanno ugualmente bene e stanno in ospedale in media un giorno di meno. Un dato da verificare, ma che fa riflettere.
26 OTT - E’ una delle emergenze chirurgiche più comuni e nelle sue forme complicate i medici non esitano a trattare di routine il paziente con antibiotici nel post-operatorio. Ma adesso un nuovo studio pubblicato su
American Journal of Surgery, suggerisce che l’impiego di antibiotici nei soggetti operati di appendicectomia complicata non riduce affatto le complicanze infettive nel post-operatorio. Non solo. I pazienti trattati con antibiotici dopo l’intervento, tendono a rimanere in ospedale in media un giorno di più rispetto a quelli non sottoposti ad antibioticoterapia.
Lo studio, coordinato da LA BioMed (Los Angeles
Biomedical Research Institute) e da Olive View-UCLA
Medical Center, ha preso in esame l’andamento nell’arco di 5 anni di 410 pazienti adulti, trattati per appendicite complicata (perforata o cancrenosa). A 274 di questi pazienti (66,8%) sono stati somministrati antibiotici nel post-operatorio, ai restanti pazienti, no. Il confronto degli esiti dei due gruppi di pazienti non evidenzia differenze significative in termini di complicanze della ferita chirurgica; i 274 pazienti trattati con gli antibiotici però avevano delle degenze più protratte, in media di un giorno, rispetto agli altri.
“Il nostro studio – commenta uno degli autori,
Dennis Y. Kim di LA BioMed – suggerisce che l’impiego di antibiotici potrebbe non essere strettamente necessario dopo un intervento per un appendicite complicata. Va ricordato inoltre che la somministrazione di antibiotici non è del tutto priva di rischi, né di complicanze e naturalmente ha un costo”. I risultati di questa ricerca vanno confermati da altri studi ma intanto i ricercatori californiani suggeriscono a medici e chirurghi di farne materia di riflessione e di essere più selettivi nel decidere a chi somministrare antibiotici e a che no, senza somministrarli a tutti di routine.
“All’università – prosegue Kim – ci insegnano a somministrare antibiotici a tutti i pazienti con appendicite complicata per ridurre il rischio di un’infezione della ferita chirurgica o di un’infezione intra-addominale. Ma è arrivato il momento di riconsiderare il ruolo degli antibiotici anche in altre comuni emergenze chirurgiche; di certo il nostro studio dimostra che almeno nel caso delle appendiciti complicate, la prassi di somministrare a tutti antibiotici va ripensata”.
Il rischio di presentare un’appendicite nel corso della vita secondo alcune stime va dal 6 al 20% e nei soli Stati Uniti si effettuano ogni anno 250 mila interventi di appendicectomia; un terzo di questi sono per appendicite complicata.
Maria Rita Montebelli
26 ottobre 2015
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