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Prezzo dei farmaci oncologici: esagerato in rapporto ai benefici effettivi? 

di Maria Rita Montebelli

Uno studio della Emory University propone alla comunità scientifica e alle autorità regolatorie un ‘metro’ per valutare se il prezzo di un farmaco oncologico è realmente commisurato ai benefici, in termini di sopravvivenza e qualità di vita, che ha da offrire al paziente. Un’analisi che gli autori ritengono indispensabile in fase di definizione del prezzo, per garantire la sostenibilità del sistema

27 AGO - Un singolare studio, pubblicato su JAMA Oncology, porta spunti di riflessione interessanti all’annosa questione del costo dei nuovi farmaci oncologici, sempre più elevato e sempre più dalla portata dei servizi sanitari.
 
Lo spunto di riflessione dal quale sono partiti i ricercatori della Emory University, autori dello studio, è quello del prezzo di un nuovo farmaco contro il tumore del polmonare, il necitumumab, la cui richiesta di approvazione è pending presso la FDA.
Gli studi registrativi dimostrano che questo farmaco estende la sopravvivenza dei pazienti affetti da carcinoma squamoso del polmone in fase metastatica di circa 7 settimane.
 
I ricercatori americani, avvalendosi di un complesso modello economico, hanno fattorizzato il costo del farmaco e della sua somministrazione rispetto all’aspettativa di vita, alla frequenza e alla gestione degli eventi avversi e alla qualità di vita.
 
Secondo i risultati del loco calcolo, il costo rapportato al valore di questo farmaco dovrebbe aggirarsi sui 563-1.309 dollari per un ciclo di tre settimane, una cifra decisamente inferiore a quella di molti farmaci oncologici entrati di recente sul mercato.
 
“Il prezzo dei farmaci oncologici – afferma Daniel A. Goldstein, Dipartimento di Ematologia e Oncologia Medica del Winship Cancer Institute della Emory University - sono andati alle stelle negli ultimi anni e queste cifre non sono rapportate ai benefici che i farmaci offrono. La maggior parte delle nuove terapie oncologiche costa oltre i 10 mila dollari al mese. Questi costi sono insostenibili per il sistema. I farmaci potenzialmente salvavita dovrebbero avere un alto costo, ma quelli come il necitumumab, che nella migliore delle ipotesi estendono la sopravvivenza di appena qualche settimana, dovrebbero costare molto meno”.
 
Sempre secondo gli autori dello studio, l’attuale sistema di pagamento per i farmaci oncologici negli USA, non incentiva le aziende produttrici e i medici a considerare il reale valore di questi farmaci, sia nel momento della definizione del prezzo e che nel decidere di usarli. Sebbene questo studio si sia limitato a considerare il prezzo di un farmaco in particolare, secondo gli autori dello studio l’analisi effettuata offre un modello di valutazione anche per gli altri farmaci anti-tumorali che andrebbe utilizzato in futuro per definire un prezzo basato sul loro reale valore.
“Al momento- concludono gli autori – nel processo di sviluppo e di approvazione di un farmaco, manca un passaggio cruciale: la valutazione del costo e del valore”.
 
Maria Rita Montebelli

27 agosto 2015
© Riproduzione riservata

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