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Cancro pancreas. Identificati tre potenziali biomarcatori. Obiettivo? Arrivare ad un test delle urine per la diagnosi precoce

di Viola Rita

Un gruppo di ricercatori inglesi ha individuato, all’interno di campioni di urina di più di 500 individui, una combinazione di tre proteine che potrebbe indicare la presenza di cancro al pancreas anche negli stadi iniziali, una malattia che viene frequentemente diagnosticata in fase già avanzata. Sono necessari ulteriori studi per validare il risultato, che in futuro potrebbe portare ad un test delle urine per lo screening nei pazienti ad alto rischio. Lo studio su Clinical Cancer Research

05 AGO - Un gruppo di ricercatori inglesi ha individuato, in campioni di urina umana, una combinazione di tre proteine che, se presenti in eccesso, potrebbero rappresentare una ‘firma’ precoce della presenza del cancro al pancreas. Lo afferma uno studio, condotto dal Barts Cancer Institute presso la Queen Mary University of London e finanziato dal Pancreatic Cancer Research Fund del Regno Unito, i cui risultati sono stati pubblicati* su Clinical Cancer Research.
Secondo i ricercatori, sulla base di tale risultato, le ricerche potrebbero portare allo sviluppo di un nuovo test delle urine, non invasivo ed economico, per individuare precocemente, in pazienti ad alto rischio, la presenza di questo tumore maligno che per le sue particolari caratteristiche (ad es. pochi sintomi specifici) nell’80% dei casi viene diagnosticato quando si è già diffuso.
In generale, in tutto il mondo la ricerca per la lotta del cancro al pancreas si occupa di rintracciare e studiare possibili biomarcatori, ovvero ‘firme biologiche’ della presenza della malattia, per poter ottenere una diagnosi precoce.
 
Nello studio odierno, che ha identificato tre proteine candidate come biomarcatori, i ricercatori hanno analizzato 488 campioni di urina, di cui 192 da pazienti con cancro al pancreas già diagnostica, 92 da pazienti con pancreatite cronica e 87 da volontari sani, cui per ulteriore validazione è stato aggiunto un altro gruppo di 117 campioni da pazienti con altre patologie di natura benigna e maligna del fegato e della cistifellea.
Nei campioni di urina, i ricercatori hanno rintracciato circa 1500 proteine, di cui più o meno la metà presenti sia nell’uomo che nella donna. In particolare, tra queste, tre proteine ​​- LYVE1REG1A e TFF1 – sono state selezionate per un’analisi più approfondita, basata su informazioni biologiche e analisi statistiche.
I pazienti con cancro al pancreas mostravano livelli di queste tre proteine significativamente più elevati rispetto ai partecipanti sani, mentre i pazienti con pancreatite acuta presentavano livelli significativamente più bassi rispetto a quelli con il cancro del pancreas. Combinate insieme, tali proteine ​​costituiscono un insieme di componenti efficace per individuare i pazienti con cancro al pancreas nel primo e nel secondo stadio con una precisione del 90%.
“Abbiamo sempre manifestato interesse verso lo sviluppo di un test diagnostico delle urine, dato che esso presenta diversi vantaggi rispetto a quello effettuato sul sangue”, ha dichiarato la Dottoressa Tatjana Crnogorac-Jurcevic, principale ricercatore. Infatti l’urina è “un fluido inerte e molto meno complesso rispetto al sangue e può essere testato più volte e in maniera non invasiva”, ha proseguito.
I ricercatori hanno individuato un panel di biomarcatori  - che consiste in un gruppo di proteine – “con un buon livello di specificità e sensibilità”, illustra la ricercatrice Tatjana Crnogorac-Jurcevic, “e siamo fiduciosi che un test semplice e poco costoso possa essere sviluppato e trovare impiego clinico nei prossimi anni”.
 
Il gruppo di ricerca spera di condurre ulteriori test per validare i risultati dello studio, a partire da campioni di urina provenienti da persone ad alto rischio della malattia. La Dottoressa Crnogorac-Jurcevic, inoltre, punta fortemente ad esaminare campioni di urina raccolti in un gruppo di volontari con cancro al pancreas per un periodo di 5-10 anni. A partire da questi campioni, spiegano i ricercatori, sarà possibile studiare se e come varia il risultato del test sull’urina durante lo sviluppo della malattia nei 5-10 anni: queste informazioni 'longitudinali' permetteranno di osservare se la ‘firma’ data dalla combinazione dei 3 biomarcatori è presente durante il periodo di latenza, spiegano gli autori dello studio, ovvero l’intervallo di tempo frapposto tra i cambiamenti genetici che conducono allo sviluppo del cancro e alla sua manifestazione clinica.
 
“Si tratta di un risultato interessante e ci auguriamo che tale ricerca possa progredire verso lo realizzazione di un per la diagnosi precoce, ancora più necessario”, ha dichiarato Maggie Blanks, Pancreatic Cancer Research Fund CEO. “La diagnosi precoce rappresenta una parte importante all’interno del nostro sforzo globale nella lotta contro questo tipo di tumore aggressivo, insieme allo sviluppo di nuovi trattamenti per combattere la malattia una volta diagnosticata. Si sottolinea l’importanza di aumentare gli sforzi nell’ambito della ricerca per contribuire a migliorare i tassi di sopravvivenza”.
 
Nel 2014, in Italia si sono registrati più di 12 mila casi di cancro al pancreas. Per le peculiari caratteristiche della malattia, inoltre, la diagnosi viene effettuata frequentemente quando la malattia si è già diffusa e non è possibile effettuare un intervento chirurgico per rimuovere il tumore, spiegano i ricercatori (nel Regno Unito si stima che ciò avvenga in 8 casi su 10). Non esiste una causa universale di questa patologia, tuttavia è possibile individuare alcuni fattori di rischio, tra cui una storia familiare di cancro al pancreas, una forte abitudine al fumo, l’obesità e la comparsa di diabete ad un’età superiore ai 50 anni. A tal proposito, gli esperti ricordano che seguire uno stile di vita corretto rappresenta uno strumento importante nell’ambito della prevenzione.
Inoltre, gli scienziati autori dello studio  riferiscono nel Regno Unito il tasso di sopravvivenza di questa malattia è il più basso di qualsiasi tipo di cancro comune, pari circa al 3%, una percentuale che risulta solo leggermente migliorata negli ultimi 40 anni. Gli autori dello studio riferiscono inoltre che attualmente non esiste un test diagnostico precoce disponibile.
 “Per un tipo di tumore che non fa rilevare sintomi nelle fasi iniziali, diagnosticare il cancro al pancreas precocemente rappresenta una sfida enorme, ma, se riusciamo a farlo, allora possiamo fare una grande differenza rispetto al tasso di sopravvivenza”, ha dichiarato il Professor Nick Lemoine, co-autore dello studio e direttore del Barts Cancer Institute. “Con il cancro al pancreas, i pazienti ricevono la diagnosi quando il tumore è già in una fase terminale, ma se la malattia viene individuata quando si trova nella fase 2, il tasso di sopravvivenza è del 20%, e nei pazienti con tumori molto ristretti, nella fase 1, il tasso di sopravvivenza può aumentare fino al 60%”.

Viola Rita
 
*Tomasz P. Radon, Nathalie J. Massat, Richard Jones, Wasfi Alrawashdeh, Laurent Dumartin, Darren Ennis, Stephen W. Duffy, Hemant M. Kocher, Stephen P. Pereira, Luisa Guarner (posthumous), Cristiane Murta-Nascimento, Francisco X. Real, Núria Malats, John Neoptolemos, Eithne Costello, William Greenhalf, Nick R. Lemoine, and Tatjana Crnogorac-Jurcevic. Identification of a Three-Biomarker Panel in Urine for Early Detection of Pancreatic AdenocarcinomaClinical Cancer Research, August 2015 DOI: 10.1158/1078-0432.CCR-14-2467

05 agosto 2015
© Riproduzione riservata

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