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Ebola. Nonostante i primi risultati del vaccino il settore della Ricerca ha mancato molte opportunità. L'analisi di Ippolito (Spallanzani)

di Viola Rita

Nella lotta al virus, il settore della ricerca Europa-Africa, accanto ad importanti ‘traguardi’ (tra cui ad esempio i risultati promettenti del vaccino annunciato ieri), nella sua globalità ha presentato diverse criticità: Analisi e proposte per un nuovo piano d’azione in un commento a firma del Professor Ippolito (Direttore scientifico Spallanzani) e di alcuni esperti europei, pubblicato su The Lancet Infectious Diseases

01 AGO - Nella lotta all’ebola, la ricerca scientifica coordinata Europa-Africa, accanto ad importanti traguardi  - di cui lo sviluppo di un potenziale vaccino efficace al 100%, annunciato ieri dall’Oms, rappresenta un esempio - ha dovuto affrontare numerose difficoltà e ha presentato alcune criticità durante tutta l’epidemia di ebola: ad analizzare queste criticità globali è un articolo, pubblicato in data 29 luglio 2015 sulla rivista The Lancet Infectious Diseases, a firma del Professor Giuseppe Ippolito (Direttore scientifico dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Spallanzani) e di altri esperti internazionali in materia di malattie infettive. Gli esperti esaminano le problematiche verificatesi e propongono nuovi piani d’azione per eventuali eventi infettivi futuri alla luce dell’esperienza dell’epidemia di ebola, che, contando più di 11.200 morti, ha rappresentato un caso di diffusione del virus senza precedenti.

L’articolo è intitolato "Ebola: missed opportunities for Europe–Africa research" (“Ebola: opportunità mancate per la ricerca Europa-Africa”): in esso, infatti, gli esperti identificano alcuni punti di debolezza, soprattutto rispetto all’implementazione della ricerca traslazionale. In particolare, si legge nel testo, è stato registrato “un ampio intervallo di tempo tra l’inizio dell’epidemia di ebola e l’avvio di progetti di ricerca clinica”.
“Ci sono stati molti errori a livello locale, nei paesi colpiti, e a livello internazionale, nella risposta al diffondersi di ebola”, ha dichiarato Ippolito. “Tuttavia, alcuni interventi sono stati immediati ed efficaci, perché frutto di lungimiranza e di un coordinamento a supporto della sanità pubblica, come l’invio dei laboratori del consorzio europeo. La ricerca traslazionale è stata fortemente penalizzata a causa di infrastrutture inadeguate.”
Diversi fattori hanno contribuito a questo ‘gap temporale’, secondo gli esperti. Tra questi, in particolare la presenza di “infrastrutture inadeguate per implementare prontamente una rete di ricerca solida e valida a livello etico”, si legge nel testo. Inoltre, “alcune questioni hanno ostacolato un utilizzo efficace e tempestivo dei finanziamenti per la ricerca sul virus ebola”, si legge sempre nel testo, mentre “i consorzi di ricerca attivi rispetto alle infezioni emergenti non hanno potuto giocare un ruolo sostanziale nell’attuale epidemia” e “la maggior parte dei gruppi di ricerca e o dei consorzi che si sono occupati dell’epidemia di virus ebola non avevano un coinvolgimento sostanziale con i partner dei paesi africani".
 
A partire da questo quadro, che rivela “un’urgente necessità di un piano d’azione efficace”, come si legge nel testo, Ippolito insieme ai colleghi lancia una proposta innovativa per un progetto di lavoro Europa-Africa che riunisca i massimi esperti al fine di lavorare sulle nuove e ri-emergenti malattie infettive. Nulla deve essere lasciato al caso: prevenzione, diagnosi, gestione clinica e controllo epidemico, e soprattutto la ricerca traslazionale in fase di epidemia, devono essere sotto la diretta sorveglianza delle più importanti reti europee dotate di tutti i sistemi di biosicurezza e con la massima collaborazione delle istituzioni africane.  
Questo progetto comprende la gestione di un consorzio di ricerca Europa-Africa, che “dovrebbe avere una duplice modalità di azione”, si legge nel testo: “effettuare la ricerca (durante i periodi compresi tra un’epidemia e l’altra) e tradurre prontamente i risultati in azioni implementabili in maniera rapida durante le epidemie”.
Dunque, si tratta diuna vera ricerca traslazionale al servizio della clinica, spiegano gli esperti.
 
“È tempo di unire le forze, - conclude Ippolito nel commento appena pubblicato– di mettere insieme competenze ed esperienze scientifiche al fine di evitare duplicazioni e coinvolgere le istituzioni africane. Occorre  soprattutto concentrare le risorse economiche per la costituzione di un organismo di coordinamento internazionale ed intercontinentale a salvaguardia della sicurezza sanitaria globale che lavori su aspetti metodologici, etici e partecipativi. Solo così sarà possibile attivare studi in modo rapido, piattaforme innovative di raccolta e gestione dati, formazione, aggiornamento e tutto ciò che è necessario perché da un focolaio come ebola o qualunque altra malattia infettiva non si sviluppi un'epidemia”.
 
Viola Rita

01 agosto 2015
© Riproduzione riservata

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