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Ricciardi replica a Salmaso: “Nel riordino dell’Iss non c’è spazio per l’autoreferenzialità”

di Walter Ricciardi

Nessuna concessione verrà fatta alla autoreferenzialità di alcuno. Il rispetto delle idee di tutti non ci impedirà di consegnare al Paese un Istituto Superiore di Sanità efficace, efficiente, con zero precariato e competitivo a livello internazionale, valorizzando, e non mettendo a rischio, alcun patrimonio umano, logistico e tecnologico in esso presente

27 APR - Gentile Direttore,
negli ultimi 9 mesi, insieme al Direttore Generale ed a tutti i Direttori dei Dipartimenti e dei Centri dell’Istituto Superiore di Sanità, tenendo costantemente informate le organizzazioni sindacali e, per quanto possibile, tutti i lavoratori, anche attraverso il web, abbiamo lavorato duro per dare una prospettiva di sostenibilità e poi di sviluppo a questa straordinaria istituzione, ricca di donne e di uomini pieni di competenze ed esperienze, desiderosi di metterle al servizio della ricerca e della scienza, per il bene del Paese e dei suoi cittadini.
 
Non è stata e non sarà un’impresa facile, densa di problematiche complesse ed articolate, rese ancora più delicate dalle tensioni derivanti dalle legittime esigenze di centinaia di lavoratori che da anni operano in condizioni di precariato e che, nonostante ciò, non hanno mai fatto mancare all’Istituto il loro contributo, reso spesso in condizioni logistiche ed operative particolarmente difficili.
 
In questi mesi non ho mai volutamente fatto dichiarazioni pubbliche sui dettagli del riordino dell’Istituto, ma ho preferito lavorare intensamente con i collaboratori e i dipendenti per elaborare un piano, alla base del riordino, che verrà presentato in dettaglio alle organizzazioni sindacali e poi a tutti i lavoratori dal 30 aprile in poi, per utilizzare il mese di maggio per ascoltare le riflessioni e le proposte derivanti da questi incontri, prima della proposta definitiva.
 
Devo ringraziare per questo lavoro centinaia di persone e tutti i Direttori dei Dipartimenti e dei Centri, eccezion fatta per quello che ha inteso fosse meglio rappresentare pubblicamente sul suo Quotidiano, che io apprezzo moltissimo, le stesse preoccupazioni che mi aveva già ripetutamente manifestato di persona ed a cui avevo ripetutamente cercato di spiegare che la metodologia che stiamo seguendo è quella di elaborare un piano che tenga conto delle esigenze del Paese e dei suoi cittadini, per quanto riguarda i riferimenti esterni, e la massima valorizzazione del capitale umano, la promozione di qualità, flessibilità ed innovazione, l’autonomia e responsabilizzazione su uso di risorse e risultati e l’essenzialità e semplicità dei percorsi tecnico-scientifici ed amministrativi, per quanto riguarda i riferimenti interni.
Tutti criteri ampiamente condivisi dalla stragrande maggioranza degli interlocutori con cui, al momento, ci siamo confrontati.
 
Non mi stupiscono quindi le obiezioni dell’unico direttore che, evidentemente, non sono riuscito a convincere, ma il modo di manifestarle, questo sì.
 
E non per la paura di confrontarsi pubblicamente e trasparentemente sulle idee, tutte da rispettare anche quando non si è d’accordo, cosa che abbiamo fatto anche in incontri assembleari interni, ma per la tempistica e per qualche espressione usata, che adombra intenzioni di penalizzazione nei confronti di qualcosa o di qualcuno che sono lontane dal mio modo di pensare e di essere, come credo di aver manifestato, con qualche successo anche internazionale, proprio nel campo dell’epidemiologia, della prevenzione, della promozione della salute e della Sanità Pubblica.
 
Credo non sia casuale che l’Università di Oxford e la sua casa editrice abbiano voluto affidarmi, primo scienziato non di madre lingua inglese, l’Oxford Handbook of Public Health  Practice (1), nella cui stesura ho curato personalmente proprio i capitoli sull’Epidemiologia o che la Commissione Europea mi abbia voluto incaricare della stesura dei delicati rapporti su qualità dell’assistenza ed innovazione in sanità (2) e che, recentemente, sia stato il coordinatore, insieme all’ex Ministro della Sanità irlandese, Mary Harney, del primo Libro Bianco sulla sostenibilità dei sistemi sanitari in Europa, come Presidente della Società Europea di Sanità Pubblica (3).
 
Dopo aver lavorato per tanti anni a promuovere la Sanità Pubblica in oltre 40 Paesi, Stati Uniti inclusi, è forse anche per questo che i Ministri Lorenzin e Padoan hanno voluto affidare ad un ricercatore e non ad un amministratore il delicato compito del riordino di una delle istituzioni più importanti e prestigiose del Paese ed è un compito che è mia intenzione portare a termine nell’interesse dei tanti che vi lavorano e dei tantissimi che si giovano ogni giorno dei suoi servizi, delle sue scoperte, dei suoi controlli, come testimoniato nel recente caso del vaccino antiinfluenzale.
 
Quando sarà approvato e definitivo sarà mia cura presentare ai media ed al pubblico i risultati del nostro lavoro, nel frattempo posso garantire che nessuna concessione verrà fatta alla autoreferenzialità di alcuno, ma che il rispetto delle idee di tutti non ci impedirà di consegnare al Paese un Istituto Superiore di Sanità efficace, efficiente, con zero precariato e competitivo a livello internazionale, valorizzando, e non mettendo a rischio, alcun patrimonio umano, logistico e tecnologico in esso presente.
 
Walter Ricciardi
Commissario Istituto Superiore di Sanità

27 aprile 2015
© Riproduzione riservata

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