Giornata mondiale della malaria. Amcli: “Incentivare prevenzione e vigilare su flussi infettivi”
In occasione della ricorrenza del 25 aprile l'Associazione microbiologi clinici italiani lancia un appello: " Bisogna mettere a punto dei test molecolari che permettano di individuare le infezioni malariche causate da più di una specie di Plasmodio poiché queste prevedono spesso un diverso trattamento terapeutico rispetto alle forme a singola specie”.
23 APR - In tutto il mondo il 73% delle morti nei bambini al di sotto dei 5 anni sono attribuibili a sole sei cause, quattro delle quali di tipo infettivo, quindi trasmissibili. Tra di esse la malaria che resta ai primi posti nonostante i notevoli successi degli ultimi anni principalmente legati agli investimenti fatti per distribuire a larghe fasce di popolazione colpita le nuove terapie di combinazione contenenti l’artemisina. Per fronteggiare questa minaccia occorre incentivare la prevenzione nei paesi maggiormente colpiti e al tempo stesso vigilare sui flussi infettivi che possono colpire anche i paesi occidentali. E’ questo l’impegno dell’Amcli (Associazione microbiologi clinici italiani) attraverso il suo Presidente, Pierangelo Clerici, e Direttore Microbiologia Azienda Ospedaliera Ospedale Civile di Legnano, in occasione della Giornata mondiale della Malaria, in programma il 25 aprile prossimo. Si calcola che nel 2014, nel mondo, ancora 200 milioni di persone sono rimaste infettate e circa un milione sono morte di cui il 78% bambini (ovvero un bambino ogni 60 secondi).
All’iniziale ottimismo legato all’uso dell’artemisina si è gradualmente diffusa una certa preoccupazione a causa dell’insorgenza, nel sud est asiatico, di ceppi di Plasmodium falciparum resistenti a questo farmaco che si vanno ad aggiungere ai ceppi di Plasmodium vivax resistenti alla clorochina. Il diffondersi di queste varianti virali, soprattutto nel continente africano storicamente più interessato a questa emergenza, rischia di vanificare gli sforzi fatti e rialzare il numero dei casi, dei decessi e ad avere un devastante impatto sanitario ed economico. Sembra quindi che anche per i Plasmodi, così come lo è da anni per i batteri multi farmaco-resistenti, la sfida del prossimo futuro sia proprio il contenimento dei ceppi farmaco-resistenti.
In Europa il tasso di casi confermati di malaria si colloca intorno a 1 per 100.000 abitanti, sostanzialmente stabile nell’ultimo quinquennio. Il 99% dei casi è di importazione e si è verificato in Paesi con consolidati legami con le aree endemiche. Focolai di casi autoctoni causati da Plasmodium vivax sono però stati registrati in Spagna e soprattutto in Grecia dal 2009 in poi nella zona di Alexandroupolis, area agricola e umida dove lavorano molti immigrati provenienti dai Paesi endemici. Il Plasmodium vivax causa infezioni meno severe rispetto a Plasmodium falciparum ma è latente in milioni di persone al mondo e causa forme insidiose e severe particolarmente nelle donne in gravidanza. La documentata trasmissione sporadica autoctona di malattie trasmesse da vettori in Europa continentale sembra quindi possibile e, suggerisce Amcli, è necessaria una maggiore sorveglianza e misure di controllo adeguate.
“In Italia si registrano circa mille casi annui di malaria causate da Plasmodium falciparum e sono tutti casi importati- sottolinea
Clerici - A noi spetta il compito di diagnosticarle velocemente ed i test immunocromatografici che abbiamo ora a disposizione ci hanno aiutato molto soprattutto nella diagnosi rapida di infezione da Plasmodium falciparum. Un aspetto, però, che ritengo attualmente sottovalutato e che, invece, ha importanza crescente, è la necessità di mettere a punto dei test molecolari che permettano di individuare le infezioni malariche causate da più di una specie di Plasmodio poiché queste prevedono spesso un diverso trattamento terapeutico rispetto alle forme a singola specie”.
23 aprile 2015
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