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Aids, tubercolosi e malaria. L’Italia torna a contribuire al Global Fund: stanziati 100 mln per il triennio 2014-16

di Gennaro Barbieri

Nonostante alcuni anni di assenza, l'Italia è l'ottavo donatore del Fondo Globale istituito nel 2001 per sconfiggere le tre pandemie. Un convegno all'Auditorium di Roma ha rappresentato l'occasione per tracciare un bilancio: il Fondo garantisce il 21% dei finanziamenti internazionali per la lotta contro l’Aids, il 50% contro la malaria e l’82% contro la tubercolosi.

20 MAR - Immagini drammatiche, ma anche dense di poderosa speranza hanno riempito le pareti dell’Auditorium di Roma in occasione della mostra fotografica ‘Dalla lotta contro le malattie della povertà alla salute globale’ di William Daniels, vincitore del Word Press Photo Contest 2014. L’esposizione ha rappresentato l’occasione per tracciare un bilancio del contributo italiano al Fondo Globale per la lotta all’Aids, la tubercolosi e la malaria e per fare il punto sulle nuove strategie di cooperazione mirate a sconfiggere le grandi pandemie entro il 2030 e a ridurre le disuguaglianze nel mondo in termini di accesso alla salute.

Il Fondo attualmente garantisce il 21% dei finanziamenti internazionali per la lotta contro l’Aids, il 50% dei finanziamenti per la lotta contro la malaria e l’82% per la lotta contro la tubercolosi. Fu istituito nel 2001 in occasione del vertice di Abuja e del G8 di Genova con lo scopo di accelerare l’eradicazione delle tre pandemie e oggi mobilita e investe quasi 4 miliardi di dollari l'anno a sostegno di programmi in più di 140 Paesi.
L’Italia, con un contributo complessivo di oltre un miliardo di dollari, è stata un forte sostenitore del Fondo fin dai suoi inizi, e dopo qualche anno di assenza, è tornata a contribuire, riallineando la sua azione con le politiche multilaterali per lo sviluppo degli altri Paesi Europei.

“La cooperazione in campo sanitario ha sempre rappresentato uno dei tratti distintivi della politica italiana – ha sottolineato Giampaolo Cantini, Direttore Generale DGCS, Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale – Nel 2012 avevamo raggiunto il minimo storico delle risorse investite per la cooperazione, ma adesso stiamo progressivamente tornando a crescere come dimostra il nostro rinnovato impegno finanziario e non solo a sostegno del Fondo”. L’Italia si è sempre caratterizzato con precise peculiarità di intervento, in particolare “puntando sul rafforzamento dei sistemi nazionali di sanità pubblica, tramite precise azioni di monitoraggio e di pianificazione e garantendo costantemente assistenza tecnica e formazione”. Altro asse di intervento risiede “in un’attenzione molto forte al ruolo delle comunità locali e alle questioni di genere, sempre all’interno di un’ottica di accesso universale soprattutto per quanto concerne farmaci e vaccini”.

Con un contributo che alla fine del 2014 ammontava a 1,049 miliardi di dollari, l'Italia è l’ottavo donatore del Fondo Globale. Nel dicembre del 2013 l'Italia si è impegnata per 100 milioni di Euro sul triennio 2014-2016. In un contesto di scarse risorse economiche e di crisi internazionale, questo impegno è visto dalla comunità internazionale come un segnale molto positivo e rappresenta un successo per la solidarietà internazionale ed una testimonianza di fiducia nel Fondo Globale come lo strumento più pertinente ed efficace per raccogliere le sfide future nella lotta contro le tre pandemie. Attualmente l’Italia è l’ottavo donatore al mondo con una quota che rappresenta il 3,1% del totale.

“Anche all’interno del Parlamento sta emergendo un rinnovato interesse su questi temi – ha spiegato Lia Quartapelle, deputato del Pd e Presidente dell’Intergruppo Parlamentare per la Cooperazione Internazionale – La nostra attività è importante soprattutto per monitorare che i fondi erogati siano spesi con efficacia e sulla base di obiettivi chiari. Il Fondo è caratterizzato da un aspetto fondamentale: vengono assegnate le risorse agli Stati beneficiari soltanto dopo che si raggiungono determinati risultati e sulla base di specifici progetti”. Nel complesso la politica italiana “è consapevole dell’importanza di sostenere questioni di emancipazione e progresso come la lotta alle pandemie. Anche in quest’ottica di recente l’Italia ha approvato una riforma della governance sulla cooperazione, con l’obiettivo di riallinearsi agli obiettivi internazionali”.

Altro aspetto imprescindibile riguarda il profilo culturale “poiché è essenziale veicolare e diffondere certi argomenti direttamente tra le popolazioni coinvolte, in modo da incrementare la consapevolezza – ha osservato Christoph Benn, direttore delle relazione esterne al Global Fund – Negli ultimi anni si sta infatti registrando un’importante novità: anche i Paesi beneficiari stanno iniziando a mettere risorse proprie e percepiscono di essere sempre più protagonisti”.

Il Fondo rappresenta quindi un esempio, un punto di riferimento su scala globale. “Si tratta di un percorso straordinario all’interno della storia della medicina – ha evidenziato Stefano Vella, direttore del Dipartimento del Farmaco presso l’Istituto superiore di sanità – Per la prima volta si è infatti costruito compiutamente un approccio globale e multilaterale, con il contributo di soggetti provenienti dagli ambiti più diversi e disparati. Abbiamo ridotto la mortalità di oltre il 50%, ma se dovessimo fermarci le conseguenze sarebbero catastrofiche: i morti stanno diminuendo, ma il numero delle infezioni è in aumento. Dobbiamo perciò proseguire lungo questo percorso virtuoso e – ha concluso – estendere questo modello anche alle altre disuguaglianze”.
 
Gennaro Barbieri

20 marzo 2015
© Riproduzione riservata

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