Infezioni farmaco resistenti. Amit: “Un antibiotico su due inefficace”. Allarme nelle case di riposo
Le più frequenti sono le polmonari nel 19,4% dei casi, le post chirurgiche nel 19,6% e le urinarie nel 19%. Frequenti le infezioni del torrente circolatorio (10,7%) e gastrointestinali (7,7%). Trend in crescita nelle case di riposo. I dati presentati al 5° Congresso internazionale Argomenti di malattie infettive a Milano
13 MAR - Sono 4.100mila circa i pazienti della Comunità Europea che vengono colpiti da infezioni legate all’assistenza sanitaria con una stima di 147mila morti ogni anno. Le infezioni più frequenti sono le polmoniti, soprattutto quelle legate alle comunità e agli ospedali, che percentualmente sono il 19,4% di tutte le infezioni, le post chirurgiche, che riguardano il 19,6% del numero complessivo e le infezioni urinarie il 19%. Particolarmente frequenti anche le infezioni del torrente circolatorio (10,7%) e gastrointestinali (7,7%).
Questi i dati presentati al 5° Congresso Internazionale Amit, Argomenti di malattie infettive, promosso dalla Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) in corso al Museo nazionale della scienza e della tecnologia “Leonardo da Vinci” a Milano.
“Stiamo affrontando sia a livello globale che locale delle emergenze epidemiologiche, in alcuni casi drammatiche, causate dalla sempre più grande diffusione di ceppi batterici con sensibilità a poche o addirittura nessuna classe di antibiotici – spiega
Marco Tinelli, Presidente del congresso, Direttore Ao di Lodi e componente del Consiglio nazionale della Simit – è pertanto fondamentale, di fronte alle sfide che dobbiamo affrontare, proporre dei modelli di controllo delle infezioni i più razionali ed efficaci possibili”.
Secondo molti studi scientifici, in molti pazienti il 48% dei farmaci impiegati risultano inefficaci alla cura. Sotto accusa soprattutto i chinoloni, in particolare la Levofloxacina e Ciprofloxacina tra i più usati sia dai Medici di famiglia che in ospedale. L’Italia è, tra i paesi della comunità europea, la nazione che le più alte percentuali di resistenza alla maggior parte degli antibiotici con percentuali che vanno dal 25% a oltre il 50%. L’Italia è anche il paese della Comunità Europea dove circolano anche più batteri resistenti a tutti gli antibiotici.
Questo fenomeno di multi resistenza agli antibiotici, rilevano gi esperti, preoccupa particolarmente all’interno degli ospedali, italiani ed europei, dove è alto il tasso di infezioni in particolar modo causate dagli enterobatteri, batteri che comunemente colonizzano l’intestino senza dare nessun problema. Purtroppo alcuni di essi, proprio a causa dell’uso eccessivo degli antibiotici diventano resistenti. Tra questi, soprattutto l’Escherichia Coli (15,9%) e la Klebsiella Pneumoniae (8,7%) entrambi resistenti a gran parte o a tutti gli antibiotici. Poche le soluzioni in questi casi, e poche chance di trovare una moltitudine di antibiotici attivi nel prossimo futuro, perché le case farmaceutiche investono tendenzialmente verso altre molecole per malattie che vengono somministrate per tutta la vita.
Il problema del clinico è quindi come ottimizzare l’antibiotico-terapia dei microrganismi multi-resistenti sia per la scarsità di molecole realmente efficaci che per le prospettive di pochissime altre che saranno a disposizione nel prossimo futuro. Per gli esperi bisogna rivedere gli schemi terapeutici “classici” adottando, in alcuni casi, dosaggi molto più elevati degli antibiotici rispetto a quelli cosiddetti “standard”.
Dal congresso arriva anche l’allarme per gli anziani.
In Europa nelle case di riposo si contano 117mila infezioni ogni giorno, per una durata media di 10 giorni, per un costo complessivo di 4 milioni e mezzo di euro l’anno. Un fenomeno, negli ultimi anni, in crescita vertiginosa tanto che, in alcuni casi, si verificano più infezioni in queste strutture che presso gli ospedali. E considerando che gli anziani sono il 21% della popolazione over 65, e saranno il 25-26% entro il 2050 e avranno sempre più bisogno di assistenza “indiretta” e quindi saranno sempre più costrette, per mancanza di assistenza, a rivolgersi a strutture con assistenza anche ridotta come le case di riposo, il problema aumenta.
“Sono soprattutto i neonati, i bambini più piccoli, gli anziani e i soggetti con alcune criticità, come diabete, problemi cardiovascolari, sottoposte a trapianti e a trattamenti chemioterapici, i più in pericolo – aggiunge Tinelli – Le infezioni crescono al crescere dell’età: sopra i 65 anni i fattori di rischio aumentano di almeno tre volte. Un problema che aumenta ulteriormente una volta superati i 75 anni. Il 75% delle prescrizioni che sono fatte in Italia sono per over 65, una percentuale che da sola assorbe il 65% dei costi del Ssn”.
13 marzo 2015
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