Sindrome coronarica acuta. Nei pazienti post-infartuati che ricevono Pufa N-3 cala rischio di re-infarto
E' quanto emerge da uno studio condotto dalla società CliCon su 11.000 soggetti. Per i pazienti che ricevono Pufa N-3 nella terapia di dimissione ospedaliera il rischio di re-infarto e di decesso ad un anno si riduce del 34,7% e del 24,5%, rispettivamente.
05 NOV - Nei pazienti post-infartuati che ricevono PUFA N-3 il rischio di re-infarto e di decesso ad un anno si riduce del 34,7% e del 24,5%, rispettivamente. E’ quanto emerge da uno studio condotto in Real Life dalla società CliCon, realizzato grazie a un contributo non condizionante di Sigma-Tau, su 11.000 pazienti colpiti da sindrome coronarica acuta, i quali hanno ricevuto il trattamento farmacologico con PUFA N-3 nella terapia di dimissione ospedaliera.
“I dati che abbiamo presentato confermano quelli dell’importante studio Gissi Prevenzione, da anni un riferimento per la cardiologia preventiva – spiega
Savina Nodari, professore associato del Dipartimento di Cardiologia, Università degli Studi di Brescia - Per la prima volta è stato condotto in Italia uno studio con dati del mondo reale su un numero elevatissimo di pazienti; lo studio dimostra che in condizioni di farmacoutilizzazione di pratica clinica (Real Life), nei pazienti post-infartuati, l’assunzione di PUFA N-3 insieme alla terapia di riferimento utilizzata in dimissione ospedaliera riduce drasticamente il rischio di re-infarto e di decesso, migliorando la vita del paziente e non ultimo garantendo un sostegno al Sistema Sanitario Nazionale grazie alla riduzione della re-ospedalizzazione del paziente”.
05 novembre 2014
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