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Ebola: si fa strada una cura cinese e scende in campo anche Zuckerberg

di Maria Rita Montebelli

Un’azienda farmaceutica cinese cerca di bruciare le tappe registrative per il suo JK-05, sviluppato in collaborazione con l’ente di ricerca dell’esercito cinese. E intanto anche Mister Facebook è sceso in campo contro l’epidemia, donando 25 milioni di dollari ai CDC

15 OTT - La Sihuan Pharmaceutical Holdings Group LTD, un’azienda farmaceutica cinese con forti legami con l’esercito ha annunciato che entro fine anno presenterà alla FDA cinese (CFDA) la richiesta di approvazione fast track del suo JK-05, un farmaco anti-Ebola. E’ la prima volta che la Cina si mette ufficialmente in gioco nella corsa ai trattamenti contro questo virus. La Sihuan ha firmato un accordo con l’Academy of Military Medical Sciences (AMMS) cinese la scorsa settimana nel tentativo di forzare i tempi di arrivo sul mercato del JK-05, farmaco attualmente autorizzato per le sole emergenze militari. Gli analisti ritengono che l’eventuale individuazione di un caso di Ebola in territorio cinese potrebbe ulteriormente accelerare il processo registrativo.
La Sihuan, scrive in una nota la Reuters, era inizialmente un’unità scientifica militare ed ha sviluppato una serie di prodotti (in passato anche un vaccino anti-SARS), in collaborazione con l’AMMS, che è a sua volta un’unità di ricerca della People’s Liberation Army, le forze armate cinesi.
Con questa fuga in avanti, il farmaco della Sihuan stacca tutti gli altri trattamenti sperimentali anti-Ebola in volata; se funzionasse sarebbe la gallina dalle uova d’oro per il settore farmaceutico cinese, in pieno sviluppo e rafforzerebbe la partnership del continente africano con la Cina, al secondo posto tra le principali economie mondiali.

La cura cinese anti-Ebola è comunque in una fase di sperimentazione più precoce rispetto ai prodotti americani ZMapp e TKM-Ebola, anche se la direzione del Sihuan ha affermato che il farmaco ha superato con successo i test sui topi. I farmaci americani sono stati invece già testati sulle scimmie, animali con una risposta immunitaria molto più vicina a quella dell’uomo, e sono stati già utilizzati su pazienti con infezione da Ebola.
La sperimentazione del JK-05 è partita 5 anni fa e alcune fonti lo danno simile ad un farmaco anti-influenza giapponese, il favipiravir della Fujifilm Holdings Corp, che si sarebbe dimostrato efficace nel trattamento di alcuni pazienti colpiti da Ebola. I produttori del JK-05 assicurano di essere pronti per la sperimentazione sull’uomo, che dovrebbe avere una durata molto più breve di quanto normalmente richiesto; il farmaco sembrerebbe efficace anche contro l’influenza e la febbre gialla.

Wang Hongquan, l’ufficiale medico cinese considerato il padre del JK-05 ha annunciato che il farmaco sarà usato inizialmente sui cittadini cinesi che hanno contratto l’Ebola lavorando in Africa; sono attualmente milioni i cinesi residenti in Africa e almeno 10 mila di loro risiedono nelle nazioni più colpite: Sierra Leone, Guinea e Liberia.
E intanto, dall’altra parte del mondo, scendono in campo contro l’epidemia anche Mark Zuckerberg e la moglie Priscilla Chan che devolveranno 25 milioni di dollari per la ricerca alla Fondazione dei Centers for Disease Control.

“Dobbiamo riuscire a controllare l’Ebola in tempi rapidi – scrive Zuckerberg su Facebook - per evitare che si diffonda ulteriormente e diventi una crisi globale duratura, che dovremo poi combattere per decine di anni su vasta scala, come è successo per l’HIV o la polio.”
L’attuale epidemia di Ebola, la peggiore della storia, ha ucciso finora oltre 4 mila persone soprattutto in Africa occidentale e non accenna a limitarsi; anzi, secondo l’OMS i casi di Ebola in questa regione, supereranno la cifra di 9 mila per la fine della settimana. E si tratta di una stima per difetto perché i casi sono sotto-notificati. Il tasso di mortalità dell’infezione si colloca intorno al 70%.
Maria Rita Montebelli

15 ottobre 2014
© Riproduzione riservata

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