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Carcinoma polmonare. Approvata la prima terapia di mantenimento per il tumore Nsclc


E’ stata approvato in Italia pemetrexed come terapia di mantenimento per la forma più comune di tumore al polmone, quello non a piccole cellule non squamoso. "È un nuovo paradigma per la terapia del carcinoma polmonare", ha commentato Cesare Gridelli, Principal Investigator per l’Italia dello studio Paramount, sui cui risultati si è basata l’approvazione.

07 LUG - Via libera ufficiale alla terapia considerata un nuovo paradigma di trattamento per la più comune forma di tumore al polmone - quello Nsclc (non a piccole cellule non squamoso). È, infatti, da oggi possibile trattare questa forma tumorale con una terapia di mantenimento, fino a oggi non disponibile, a base di pemetrexed. I pazienti hanno ottenuto una sopravvivenza mediana di 16,9 mesi nel braccio con la terapia di mantenimento a base di pemetrexed rispetto ai 14,0 mesi del braccio con placebo, con una riduzione statisticamente significativa pari al 22% del rischio di mortalità.

“È, di fatto un cambiamento fondamentale nell’approccio terapeutico in pazienti affetti dal carcinoma polmonare (Nsclc) avanzato. Il farmaco, già utilizzato nella terapia di I linea, e poi dato come mantenimento determina un miglioramento importante della sopravvivenza”, ha commentato Cesare Gridelli, Direttore del Dipartimento di Onco Ematologia dell’Azienda Ospedaliera “S.G. Moscati” di Avellino e Principal Investigator dello studio Internazionale Paramount.

Lo studio che ha portato a questo nuovo paradigma terapeutico ha mostrato come cambiando strategia, ovvero continuando a somministrare pemetrexed ai pazienti come mantenimento del risultato ottenuto dopo i primi cicli di terapia, si registri un significativo passo in avanti in termini di aumento di sopravvivenza, infatti è stato registrato un aumento della sopravvivenza media mai osservata prima (ad es. nel passaggio dalla sola terapia di supporto alla chemioterapia o passando dalla monochemioterapia alla polichemioterapia). “Il dato – ha continuato Gridelli – è ancora più rilevante se consideriamo l’ottimo profilo di tollerabilità di pemetrexed. Nello studio Paramount, infatti, non vi è stato alcun peggioramento della qualità di vita di pazienti trattati con pemetrexed rispetto al placebo”.

I risultati finali di questo studio multicentrico, in doppio cieco, controllato con placebo, hanno dimostrato una riduzione statisticamente significativa pari al 22% del rischio di mortalità (HR=0,78). Un ulteriore analisi dei dati dello studio ha misurato le percentuali di sopravvivenza nel lungo periodo: a un anno dall’inizio della terapia di mantenimento, il braccio di pazienti tratti con pemetrexed ha riportato una percentuale del 58% rispetto al 45% di quello con con placebo. A due anni, le percentuali sono state del 32% nel braccio con pemetrexed rispetto al 21% con placebo. “Questi dati dimostrano anche come la terapia di mantenimento con pemetrexed sia sostenibile nel lungo periodo per il suo basso livello di tossicità”, ha spiegato Gridelli.

“Fino a oggi, generalmente questi pazienti sono stati trattati con quattro/sei cicli di chemioterapia - ha proseguito Gridelli - e, dopo un periodo di interruzione, in caso di ricaduta il medico tratta nuovamente il paziente con farmaci a diverso meccanismo d’azione. Lo studio Paramount è stato disegnato sulla base dei risultati positivi ottenuti in due studi precedenti che hanno valutato l’uso della combinazione pemetrexed+cisplatino come terapia di prima linea , nonché di pemetrexed come terapia di mantenimento, somministrato successivamente a doppiette di prima linea non contenenti pemetrexed, rispettivamente. Tuttavia, Paramount è il primo studio che valuta gli effetti del trattamento di prima linea con pemetrexed più cisplatino seguito immediatamente dal trattamento di mantenimento con solo pemetrexed".

Le conseguenze non dette del fumare light
“I dati ottenuti nello studio sono ancora più rilevanti considerando che il tumore del polmone non squamoso è in netto incremento rispetto agli altri istotipi. L’incremento degli adenocarcinomi (la gran parte dei non squamosi) è legato a due fattori principali: l’aumento dell’incidenza della malattia in donne non fumatrici, a causa di fattori genetici e ormonali, e il cambiamento delle abitudini al fumo. Il maggiore utilizzo di sigarette con filtro e di tipo light ha portato il fumatore ad aspirare più profondamente portando il fumo e i suoi agenti cancerogeni nella parte più in profondità dell’albero bronchiale dove insorge tipicamente l’adenocarcinama”, ha sottolineato Gridelli.

Incidenza: le differenze di genere
Secondo le ultime rilevazioni dell’Aiom, In Italia nel 2013 erano previste 38.200 nuove diagnosi di tumore del polmone, di cui quasi un terzo (11.200) nel sesso femminile. Si tratta di più del 10% di tutte le nuove diagnosi di tumore nella popolazione generale e, più in particolare del 14% di queste nei maschi ed il 7% nelle femmine. Si calcola che un uomo su 9 e una donna su 36 possa sviluppare un tumore del polmone nel corso della vita.
Al netto degli effetti legati all’invecchiamento della popolazione si registra una tendenza decisamente diversa tra il genere maschile e il femminile. Tra il 1996 e il 2010 mentre per l’incidenza per i maschi è calata leggermente del 2% nella popolazione femminile si è registrato un aumento del 2,5%. Questa tendenza temporale e di genere rispecchia fedelmente l’andamento del principale fattore di rischio per lo sviluppo del carcinoma polmonare: il fumo.
A dimostrarlo una recente fotografia di Gfk Eurisko voluta da Walce (Women Against Lung Cancer in Europe) grazie alla collaborazione di Lilly Italia in occasione dell’ultimo mese di novembre che è in tutto il mondo il mese di sensibilizzazione per il tumore al polmone (Lcam – Lung Cancer Awareness Month). Nonostante un calo di fumatori in Italia registrato negli ultimi 15 anni (dal 31% del 1998 al 21% nel 2013), i fumatori sono ancora un esercito di oltre 10 milioni di persone, resistenti ad abbandonare l’abitudine al fumo. “Un vizio dalle conseguenze drammatiche non solo per l'impatto diretto sulla qualità di vita dei fumatori, ma soprattutto per la sua stretta correlazione con molte patologie cardiache, vascolari e polmonari, cui va aggiunto l'aumentato rischio di sviluppare una malattia oncologica, prima fra tutte il carcinoma polmonare, di cui è responsabile nell'85% dei casi", ha ricordato Silvia Novello - Pneumo-oncologa presso il Dipartimento di Oncologia, Università di Torino, AOU San Luigi Orbassano (TO) e presidente di WALCE. Oggi la percentuale di donne fumatrici cresce purtroppo di più rispetto alla controparte maschile in molti paesi europei fra cui l'Italia, registrandosi poi nella popolazione femminile maggiori insuccessi dai tentativi di cessazione tabagica (6% contro il 13% fra gli uomini).

Disegno delle Studio
Un totale di 939 pazienti con Nsclc non squamoso in stadio avanzato è stato arruolato nello studio e sottoposto a terapia di induzione con pemetrexed (500 mg/m2 il giorno 1 di un ciclo di 21 giorni) in combinazione con cisplatino (75 mg/m2) per 4 cicli. I pazienti la cui malattia non era progredita durante tale trattamento di prima linea e che presentavano una performance status di 0-1 (n=439) venivano randomizzati (2:1) alla terapia di mantenimento con pemetrexed (500 mg/m2 il giorno 1 di un ciclo di 21 giorni) più le migliori cure di supporto (n=359) o placebo più le migliori cure di supporto (n=180) fino alla progressione della malattia. Dei pazienti successivamente randomizzati, il 44,9% ha avuto una risposta completa o una risposta parziale e il 51,9% ha ottenuto la stabilizzazione della malattia come risposta al trattamento di induzione con pemetrexed più cisplatino. A tutti i pazienti sono stati somministrati: vitamina B12, acido folico e desametasone.

In totale, gli eventi avversi (EA) più gravi correlati al farmaco (grado 3/4) sono stati superiori per i pazienti trattati con la terapia di mantenimento a base di pemetrexed, rispetto ai pazienti con placebo (12,5% vs. 0,6% laboratorio e 11,4% vs. 4,4% non laboratorio) e sono stati anemia (6,4% vs. 0,6%), affaticamento (4,7% vs. 1,1%), e neutropenia (5,8% vs. 0%). Si è osservato un caso di mortalità potenzialmente correlato al farmaco per ciascun braccio. Le interruzioni dovute a EA sono state del 10,3% con pemetrexed e del 4,4% con placebo.

07 luglio 2014
© Riproduzione riservata

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