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BPCO. Convegno a Venezia. Più della metà dei pazienti non trattati adeguatamente

di Viola Rita

Inoltre due pazienti su tre presentano ancora tosse e catarro nonostante la terapia. Oggi, in corso studi clinici su una nuova classe di farmaci. Lo scorso settembre la Commissione Europea ha autorizzato l’immissione in commercio di una nuova classe terapeutica "QVA149". Fino a sabato, si discute della malattia in un incontro nazionale

13 MAR - Tosse, espettorato e mancanza progressiva del respiro sono i sintomi della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), una patologia che quasi nel 55% dei casi risulta ancora non trattata in maniera appropriata (studio di A. Corrado e A. Rossi Resp Med 2012) ed oltre due pazienti su tre presentano ancora alcuni sintomi nonostante la corretta aderenza alla terapia (studio di P.W. Jones et al. Resp Med 2011). A discuterne, fino a sabato, al Convegno “MAXXI - Massimizzazione della bronco dilatazione”a Venezia, organizzato con il contributo incondizionato di Novartis,sono oltre 300 pneumologi italiani, che fanno il punto sulla patologia e sulle possibili terapie. Dalla diagnosi differenziale fino alle strategie per aiutare il paziente a seguire la terapia sono alcuni dei temi centrali dell’incontro.
 
Gli esperti si confrontano su vari temi, a partire dalla diagnosi della BPCO. “Uno degli aspetti fondamentali della diagnosi è la distinzione tra asma e BPCO, due condizioni patologiche diverse che comportano differenti processi patogenetici, ma che vengono tuttora spesso confuse e non correttamente trattate”, ha spiegato Francesco Blasi, Professore Ordinario di Malattie Respiratorie presso l’Università degli Studi di Milano. “Un’attenta analisi della storia clinica del paziente e dei fattori di rischio, unitamente alla spirometria, sono essenziali per una diagnosi differenziale. Le due patologie rispondono infatti in maniera diversa ai trattamenti e se gli steroidi inalatori sono efficaci nell'asma, nella BPCO dovrebbero essere riservati  ai pazienti con fenotipo bronchite cronica, più compromessi funzionalmente e con frequenti riacutizzazioni”.
E poi, dopo la diagnosi e l’identificazione dell’adeguato trattamento, c’è l’attenzione sull’aspetto dell’aderenza alla terapia, dato che solo un paziente su due la assume correttamente.
 
“Purtroppo gli studi hanno dimostrato che solo il 12% della popolazione italiana conosce la BPCO, e questo pone un problema fondamentale di informazione”, commenta G. Walter Canonica, Direttore della Clinica di Malattie Respiratorie e Allergologia dell’Università di Genova - IRCCS A.O.U. San Martino. “Nella terapia inalatoria della BPCO, inoltre, un ruolo fondamentale per l’aderenza è svolto dall’inalatore. L’educazione all’utilizzo del device, svolta dal medico o dal personale infermieristico, andrebbe ripetuta a tutte le visite di controllo per verificare che il paziente ne faccia un uso corretto, evitando, se possibile, di cambiare il tipo di inalatore nel corso della terapia”.
 
Altro problema messo a fuoco, poi, riguarda la persistenza di alcuni sintomi, quali tosse e catarro, nei 2/3 dei pazienti, nonostante la corretta aderenza alla terapia. “Con le terapie ad oggi esistenti, di raggiungere una broncodilatazione ottimale, il che comporta mancanza di respiro persistente e incapacità ad affrontare lo sforzo fisico”, ha sottolineato Blasi.
A tal proposito, durante la seconda giornata del convegno, verranno presentati i risultati di uno dei più vasti programmi internazionali di studi clinici sulla BPCO, che raggruppa 11 studi condotti o in fase di svolgimento in 52 paesi per valutare l’efficacia e la sicurezza di una nuova classe terapeutica che sarà presto disponibile anche in Italia.
 
“Questa nuova classe terapeutica è probabilmente destinata a diventare lo standard nella terapia della BPCO in fase stabile perché unisce, in un’unica formulazione e in un singolo inalatore, un agonista beta2-adrenergico (LABA) e un antagonista muscarinico (LAMA) a lunga durata d’azione”, ha spiegato Andrea Rossi, Professore di Malattie dell’Apparato Respiratorio presso l’Università di Verona e Direttore dell’U.O.C. di Pneumologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Integrata di Verona. “L’azione sinergica di due broncodilatatori, che agiscono con due meccanismi differenti ma complementari, consente di massimizzare la broncodilatazione: la persona ha meno mancanza di respiro e può quindi fare più esercizio fisico, ad esempio una passeggiata in bicicletta con gli amici, riconquistando una soddisfacente qualità di vita. I bronchi più aperti e il migliore rinnovo dell’aria riducono inoltre il rischio di riacutizzazioni e ricoveri ospedalieri”.
 
Nell’ambito di questa nuova classe terapeutica, lo scorso settembre 2013 QVA149 (indacaterolo 110 mcg / glicopirronio 50 mcg) ha ricevuto dalla Commissione Europea l'autorizzazione all'immissione in commercio valida in tutta l'Unione Europea ed è ora in fase di valutazione ai fini della rimborsabilità da parte del SSN anche nel nostro Paese, sottolineano gli esperti.
 
Viola Rita

13 marzo 2014
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