Linfomi non-Hodgkin. Sì alla bendamustina in prima linea. L'AIFA accoglie la richiesta della Fondazione Italiana Linfomi
di Viola Rita
La bendamustina potrà essere impiegata in prima linea anche nei pazienti affetti da linfoma non-Hodgkin indolenti e mantellari (in quest'ultimo caso di età pari o superiore ai 65 anni). L’Agenzia Italiana del Farmaco acconsente alla richiesta della Fondazione Italiana Linfomi. La decisione segue anche una pubblicazione su The Lancet
06 FEB - Oggi, i linfomi non-Hodgkin indolenti (circa la metà dei tumori non-Hodgking) e quelli mantellari, in quest'ultimo caso in pazienti di 65 anni o più, potranno essere trattati con bendamustina in prima linea: dal 30 gennaio, con pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha acconsentito alla possibilità del trattamento per questo genere di patologia. L’accoglimento dell’Aifa è seguito alla richiesta presentata nel 2012 dalla Fondazione Italiana Linfomi: la Fondazione, in accordo con la Legge 648/96 e alla luce delle
evidenze positive emerse in uno studio pubblicato su
The Lancet, sollecitava l’estensione delle indicazioni terapeutiche del farmaco ai pazienti con linfomi non-Hodgkin indolenti e mantellari, non ancora sottoposti a regimi chemioterapici.
I linfomi non-Hodgkin sono al sesto posto tra i tumori più frequenti del mondo occidentale. La loro incidenza è in crescita negli ultimi trent’anni, come riportato dalla Fondazione Italiana Linfomi, e in Italia fa registrare oltre 10mila nuove diagnosi all’anno, costituendo il tumore ematologico più diffuso.
La Bendamustina è un agente anti-neoplastico contraddistinto da un doppio meccanismo d’azione, antimetabolita (inibisce l’attività dei metaboliti) e alchilante (sostanza capace di introdurre gruppi alchilici in determinati composti, con diverse proprietà terapeutiche). Finora, questo farmaco poteva essere impiegato nel trattamento dei linfomi non-Hodgkin indolenti solo nelle linee successive alla prima, in monoterapia o in associazione, nei pazienti ricaduti dopo terapia standard con CHOP-R (ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina, prednisone più rituximab).
“Le evidenze cliniche disponibili a marzo 2012 evidenziavano già che l’associazione bendamustina-rituximab (B-R) poteva rappresentare un’importante opzione di trattamento di prima linea per tutti i pazienti con linfomi indolenti e mantellari”, spiega
Pier Luigi Zinzani, Presidente Fondazione Italiana Linfomi (FIL) e Professore Associato presso l’Istituto di Ematologia e Oncologia Medica L. e A. Seràgnoli dell’Università di Bologna. “Successivamente, i risultati dell’ampio studio pubblicato su
The Lancet hanno dimostrato che la combinazione bendamustina e rituximab, nei pazienti con linfoma non-Hodgkin indolente e mantellare, raddoppia la sopravvivenza libera da progressione di malattia, rispetto al trattamento standard CHOP-R, indipendentemente dall’età. Il regime terapeutico con B-R ha inoltre determinato una percentuale di risposta completa superiore a quella ottenuta da CHOP-R”.
“Sotto il profilo della tollerabilità”, ha commentato Zinzani, “il trattamento con bendamustina e rituximab ha fatto rilevare, rispetto a CHOP-R, l’assenza di cardiotossicità, minori eventi avversi sia di natura ematologica, come la neutropenia, sia non ematologici, come le infezioni, le neuropatie periferiche, nausea e alopecia. La perdita di capelli, in particolare, è un effetto collaterale comunemente associato alla terapia con CHOP-R ma non ha riguardato nessuno dei pazienti trattati con B-R. I risultati dello studio europeo pubblicato su Lancet sembrano infine confermati anche dallo studio americano StiL NHL 1-2003, i cui risultati preliminari sono stati presentati al congresso internazionale della Società Americana di Ematologia (ASH), a Dicembre 2012. I dati oggi disponibili dimostrano chiaramente che la terapia con bendamustina e rituximab determina vantaggi in termini di efficacia e minore tossicità rispetto a CHOP-R, il trattamento fino ad oggi considerato di riferimento per i pazienti con linfomi non-Hodgkin indolenti”.
Viola Rita
06 febbraio 2014
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Scienza e Farmaci