Quotidiano on line
di informazione sanitaria
24 NOVEMBRE 2024
Scienza e Farmaci
segui quotidianosanita.it

Medicina di genere. Non basta la “sindrome bikini”. Donne e uomini vanno curati diversamente


Tra i medici c'è ancora poca informazione e il mondo scientifico sembra essere stato colpito dalla 'sindrome del bikini'. Gli studi più recenti condotti in campo femminile si sono infatti concentrati praticamente solo sull'apparato riproduttivo e sul seno. E invece le donne necessitano di attenzioni diverse per scongiurare molte morti evitabili. Il convegno di Donneinrete.

01 OTT - Uomo e donna: organismi diversi, che necessitano di cure e approcci distinti. Eppure, anche se negli ultimi anni ha iniziato a comparire nel dibattito il problema della medicina di genere, in realtà le differenze nell'accesso alle terapie, l'assistenza e le sperimentazioni sui farmaci continuano a rimanere enormi. Tra i medici c'è ancora poca informazione e il mondo scientifico sembra essere stato colpito, nei confronti delle donne, dalla 'sindrome del bikini': gli studi più recenti condotti in campo femminile si sono concentrati praticamente solo sull'apparato riproduttivo e sul seno. Lacune che hanno portato a morti evitabili, e che vanno dunque colmate. E' questo l'allarme lanciato dagli esperti riuniti ieri a Milano, presso la sede della regione Lombardia, al convegno promosso da Donneinrete, con il patrocinio della Fondazione Lorenzini, del Centro studi nazionale su salute e medicina di genere.
 
“L'anno scorso in Italia – ha rilevato Rosaria Iardino, presidente di Donneinrete – oltre 150mila donne sono morte perché non gli è stato diagnosticato un infarto. Morti che avrebbero potuto essere evitate. Purtroppo poche regioni affrontano il piano sanitario con un approccio di genere”. E non è questa l'unica 'defaillance' del sistema sanitario italiano. “Presso l'Aifa – ha continuato – c'è stato un tavolo sulla medicina di genere che ha portato alla revisione della legge sui trial clinici, ma che è ormai fermo da un anno”. Inoltre le dimissioni dell'attuale ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e la quasi certa crisi di Governo sembrano mettere a rischio il lavoro sul nuovo Patto per la Salute.
 
“Stiamo lavorando – ha spiegato Emilia De Biasi (PD), presidente della commissione Sanità del Senato – per avere il nuovo Patto, in concomitanza con la legge di Stabilità, per inserirvi la medicina di genere, anche solo a livello del termine. Credo che il ministro avesse l'intenzione di lavorare in questo senso e spero che il quadro si ricomponga. Al momento esistono solo delle vecchie linee guida che vanno aggiornate con i Lea, lavorando anche su questo punto”.
 
E se a livello istituzionale la situazione è questa, anche dal punto di vista medico la strada da compiere è ancora molta. “Ogni mattina quando lavoro in corsia – ha rivelato Giovannella Baggio, presidente del Centro studi sulla salute e medicina di genere – mi chiedo se devo curare uomini e donne allo stesso modo e in realtà una risposta noi medici ancora non ce l'abbiamo. La maggior parte della ricerca alla base delle azioni mediche è stata condotta sull'uomo, traslando i risultati sulle donne, in molti casi senza prove”. Sulle donne si è lavorato tanto in questi anni sul cancro del seno, dell'utero, sul papilloma virus: praticamente solo sull'apparato riproduttivo e sul seno, facendo emergere nel mondo della medicina e della ricerca quella che Baggio ha definito come la “sindrome bikini – ha spiegato - Ma la medicina di genere, che non studia le malattie che colpiscono soprattutto le donne, ma l'influenza del sesso e del genere sulla fisiologia, la fisiopatologia e la clinica, è una necessità sempre più urgente”.
 
Anche perché si tratta di differenze che spesso possono fare la differenza tra la vita e la morte. Tanti gli esempi che si possono fare. Come l'aspirinetta, caposaldo della prevenzione nell'infarto, che per molti necessiterebbe di studi più approfonditi per valutarne l'efficacia nelle donne, o il diabete che è molto più cattivo e provoca infarto tre volte più che nell'uomo, e i sintomi di infarto e ictus che sono diversi e atipici nel sesso femminile. “Il risultato è che le malattie cardiovascolari negli ultimi 30 anni non sono calate nelle donne come negli uomini – ha proseguito Baggio - non solo perché la donna invecchia di più, ma perché i fattori alla base di queste patologie hanno un impatto diverso. Ciò significa che le azioni di prevenzione sono state condotte nel modo sbagliato”. Inoltre, nonostante le donne sino più a rischio di ammalarsi di malattie cardiovascolari, hanno un minore accesso alla terapia tramite dispositivi rispetto agli uomini.
 
Come ha sottolineato Gianluca Botto, presidente dell'Associazione italiana di aritmologia e cardiostimolazione (Aiac), “nonostante il costo giornaliero della terapia con dispositivi come i defibrillatori impiantabili sia vantaggioso rispetto a quelle delle terapie farmacologiche più diffuse, meno del 40% dei pazienti eleggibili maschi li riceve. Dato che scende al 29% quando si tratta delle donne”. Differenze che spesso si riscontrano anche nello stesso territorio tra asl e asl e che stanno emergendo con l'indagine conoscitiva avviata dalla Commissione Sanità del Senato sulla sostenibilità di un Ssn universale e solidaristico, in particolare su tre patologie per quel che riguarda la medicina di genere. “Divari clamorosi – ha concluso De Biasi – e ormai intollerabili. Le donne devono riassumere la consapevolezza di sé”.

01 ottobre 2013
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Scienza e Farmaci

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale e operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy