Il diabete spopola nelle città inquinate
Uno studio americano rivela che le persone che vivono in città con livelli di inquinamento elevati hanno un rischio del 20 per cento più alto di sviluppare la malattia metabolica.
05 OTT - Non è necessario che i livelli di inquinamento superino le soglie di guardia. Basta vivere in città “normalmente” inquinate da scarichi di auto, fumi industriali o di qualunque tipo perché il rischio di diabete si innalzi anche del 20 per cento.
A sostenerlo è uno studio pubblicato sul numero di ottobre di Diabetes Care (
leggi l’articolo) che aggiunge un importante tassello alla conoscenza degli effetti sulla salute dell’inquinamento: “Sappiamo che l’inquinamento atmosferico è un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari”, ha affermato uno degli autori della ricerca, John Brownstein del Children’s Hospital Boston. “Ma questo è soltanto un pezzo” della storia.
La ricerca, che ha riguardato l’intera popolazione americana e i cui dati si riferiscono al biennio 2004-2005, è secondo il team il primo studio di popolazione su larga scala che indaga gli effetti dell’inquinamento sul rischio di sviluppare diabete. Non erano mancati invece studi condotti in laboratorio che avevano evidenziato una relazione tra l’esposizione a polveri sottili e l’insorgenza di insulino-resistenza, nonché di una aumento dei livelli dei marker dell’infiammazione.
Proprio le polveri sottili, nello specifico quelle più piccole (il PM2.5, cioè di dimensione inferiore a 2,5 nanometri) sono l’indicatore dell’inquinamento usato dai ricercatori.
Il dato emerso è allarmante: il rischio di diabete è più elevato non solo nelle città che superano i limiti fissati dalla Environmental Protection Agency (limiti peraltro più restrittivi di quelli europei), ma anche in quelle con una qualità dell’aria “a norma”
Anche i cittadini delle città in regola, infatti, presentano un innalzamento del rischio di sviluppare la patologia: in particolare nelle città più inquinate si osserva un aumento è del 20 per cento rispetto a quelle più salubri.
I ricercatori si guardano bene dall’affermare di aver dimostrato un nesso causa-effetto tra inquinamento e insorgenza di diabete: “Non disponiamo di dati individuali, perciò non possiamo dimostrare la casualità, ne possiamo sapere esattamente quale sia il meccanismo che porta queste persone a sviluppare il diabete”, ha ammesso John Brownstein. “Ma risulta chiaro in tutti i nostri modelli che l’inquinamento è un forte predittore della malattia”.
Prevengono, inoltre, le critiche segnalando di aver messo in atto tutte le misure necessarie per ripulire quanto più possibile i dati da influenze esterne: “Volevamo fare tutto il possibile per ridurre ogni distorsione e assicurare la validità della nostra scoperta”, ha spiegato il primo firmatario dello studio John Pearson.
Per questo il team, oltre a incrociare i dati sull’inquinamento con quelli della prevalenza forniti dai Centers for Disease Control and Prevention, ha ripulito i risultati tenendo conto delle influenze dei fattori di rischio come obesità, esercizio fisico, latitudine, razza e densità della popolazione nell’area considerata.
Infine, propongono un netto cambio di prospettiva nella ricerca e negli interventi sul diabete: dopo che per anni ci si è concentrati - correttamente - su cambiamenti nello stile di vita che comportassero un minor apporto calorico e una maggiore attività fisica, è giunto il momento di mettere l’attenzione sui fattori ambientali.
“Vorremmo accedere a dati al livello individuale sia sul diabete sia sull’esposizione a inquinanti”. E se anche questi ulteriori studi confermassero la relazione, allora si potrà affermare che l’inquinamento è tra le “cause” del diabete.
am
05 ottobre 2010
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