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Caffè. Tre o quattro tazzine al giorno non fanno male. Anzi, potrebbero far bene alla salute


Tutti i benefici della bevanda nel libretto “Caffè e Salute” edito dall’Istitute for Scientific Information on Coffe e scritto in collaborazione con il “Mario Negri”. Diminuisce senso di fatica, favorisce la motilità intestinale. Potenzia effetti dell'asprina. Ma potrebbe far bene anche al cuore e prevenire il cancro.

20 APR - Nelle persone sane il caffè, a dosi moderate di 3-4 tazzine al giorno, non fa male alla salute, anzi potrebbe avere alcuni effetti benefici. Questo viene descritto nell’ultimo booklet “Caffè e Salute” edito dall’Istitute for Scientific Information on Coffe e scritto in collaborazione con l’Irccs - Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”  di Milano.
Gli effetti benefici del caffè sono molteplici; a volte dipendono dalla caffeina in esso contenuta, ma probabilmente più spesso dalle altre sostanze presenti nella bevanda, che sono centinaia e che includono molti antiossidanti, composti chimici che sembra prevengano diverse malattie croniche, tra cui i tumori e le malattie cardiovascolari. Nei Paesi del Nord Europa dove il consumo di frutta e verdura è scarso e quello di caffè alto, il caffè è l’alimento che fornisce all’organismo la maggior parte degli antiossidanti; in Italia, dove frutta e verdura fanno parte della comune dieta, 3-4 tazzine di caffè raddoppiano l’apporto di sostanze antiossidanti.

“Bisogna non fare confusione tra effetti della caffeina e del caffè - ha detto Alessandra Tavani, Capo del Laboratorio di Epidemiologia delle Malattie Croniche presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” - la caffeina della tazzina di caffè è ritenuta responsabile della diminuzione del senso di fatica, dell’aumento della vigilanza e dell’aumento della motilità intestinale. Inoltre la caffeina a dosi appropriate potenzia gli effetti antidolorifici dell’aspirina, aumentandone la biodisponibilità. Altri componenti del caffè (fra cui i polifenoli) potrebbero avere effetti favorevoli prevenendo l’insorgenza delle malattie cardiovascolari, del tumore del cavo orale/faringe, del tumore del fegato, della cirrosi epatica, del tumore dell’endometrio e forse del tumore del colon-retto. Dati molto recenti mostrano che il caffè sembra essere associato a una diminuzione di mortalità totale, anche se i risultati vanno confermati. In sostanza, consumando 3-4 tazzine di caffè, l’individuo sano può godere del piacere di bere un buon caffè senza temere per la propria salute”.
 
Che succede alla caffeina ingerita?“Parlando di persone adulte e sane (escludendo le donne in gravidanza) - ha spiegato Tavani -  la caffeina ingerita entra in circolo in circa 30 minuti, viene assorbita al 99% nel giro di un’ora, non si lega alle proteine plasmatiche, ha il suo picco massimo di concentrazione dopo 2 ore dall’assunzione e i suoi livelli plasmatici vengono dimezzati in 3-4,5 ore.”

E prosegue: “Non tutti gli individui sono uguali: esistono metabolizzatori lenti e metabolizzatori veloci alla caffeina. Sembra che questo dipenda dalle caratteristiche genetiche della persona. Il sistema responsabile del metabolismo e dell’eliminazione della caffeina nell’uomo può essere presente nelle persone in due diverse varianti: una elimina la caffeina velocemente, l’altra la elimina lentamente. Naturalmente chi elimina la caffeina lentamente risente di più e più a lungo dei suoi effetti. Sono le persone che sostengono di non dormire se prendono il caffè dopo le 17, o che riportano altri effetti forti dopo aver bevuto il caffè. Altre persone riferiscono di avere tachicardia. E’ bene che chi non tollera la caffeina si astenga dal consumo di caffè oppure utilizzi caffè decaffeinato che contiene quantità trascurabili di caffeina”.
 
Ma la caffeina può interagire con i farmaci? “Dal punto di vista teorico vi sono numerose interazioni della caffeina con diversi farmaci, soprattutto quelli attivi sul sistema nervoso centrale. Tuttavia, per la maggior parte dei farmaci non vi sono evidenze di rilevanza clinica dell’interazione, eccetto per consumi molto alti di caffè (oltre 4 tazzine al giorno), che sono sconsigliabili in ogni caso - ha proseguito l'esperta - l’unica sostanza per la quale l’interazione con il caffè è pericolosa è l’efedra e i suoi derivati, efedrina e pseudo-efedrina. L’interazione tra caffeina e i derivati dell’efedra può provocare, in qualche caso, tachicardia, ipertensione, aritmia cardiaca ed emorragie intracraniche, eventi talvolta gravi se non addirittura mortali. Ciò nonostante, prima di eliminare la caffeina, conviene eliminare l’efedrina, anche perché, se si assume efedrina, non si deve eliminare solo il caffè, ma anche le bevande a base di Cola, quelle energetiche (energy drink) e i farmaci contenenti caffeina”.

Chiariti i possibili dubbi che scaturiscono spesso da un’interpretazione superficiale dei dati scientifici, il messaggio che si può dare è che, in  base alle conoscenze attuali, in una persona sana e non “sensibile” alla caffeina, dosi moderate di caffè, come 3-4 tazzine al giorno che corrispondono per il caffè espresso e moca a circa 240-300 milligrammi di caffeina, assunti durante l’arco del giorno, non  nuocciono alla salute, ma possono apportare benefici tuttora in attesa di conferma.

20 aprile 2013
© Riproduzione riservata

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