Allergie. Congresso pediatri. Nei bambini durano sempre di più. Colpa del clima
I cambiamenti climatici modificano il ciclo di vita delle varie piante. Si allunga anche il periodo di fioritura e impollinazione. Un evento che ha causato ripercussioni in oltre il 20% dei bambini delle scuole elementari e in oltre il 30% degli adolescenti italiani. Se ne è parlato al 15° Cogresso della Siaip.
12 APR - I cambiamenti climatici, con temperature al di sopra delle medie stagionali nei mesi invernali, hanno modificato il ciclo di vita delle varie piante allungandone il periodo di fioritura e di impollinazione. E, di conseguenza, hanno influenzato il periodo di comparsa dei sintomi da allergia. Anche di questo si è parlato in occasione del 15° Congresso Nazionale della Società iItaliana di allergologia e immunologia pediatrica (Siaip) in svolgimento a Napoli. Se è vero che la stagione dei pollini inizia di solito a gennaio-febbraio (con il polline aero-disperso di cipresso) e si conclude a settembre-ottobre (con i pollini aero-dispersi di ambrosia e artemisia), la massima concentrazione dei vari tipi di polline nell’aria si registra solitamente tra aprile e giugno.
“Starnuti a ‘salve’, rinorrea sierosa, ostruzione nasale con respirazione orale, prurito nasale ed oculare, lacrimazione, ‘occhi rossi’ e respiro rumoroso oppure affannoso, sibilante associato a tosse per lo più secca insistente, condizionano la qualità di vita di chi è allergico ai ‘pollini’”, ha spiegato
Roberto Bernardini, Presidente della Siaip e direttore della UOC Pediatria presso l’Ospedale San Giuseppe di Empoli. Pertanto ad essere interessati sono soprattutto il naso, le vie aeree che entrano in contatto con i diversi tipi di polline prodotti e immessi nell’aria dalle piante.
“Questo evento - ha spiega l’esperto - di norma non ha conseguenze, mentre le ha in oltre il 20% dei bambini delle scuole elementari e in oltre il 30% degli adolescenti italiani in quanto determina, in questi soggetti, comparsa dei sintomi sopra specificati e quindi di congiuntivite, rinite (comunemente chiamato ‘raffreddore da fieno’), asma. I pollini che causano allergie nei bambini sono principalmente quelli di graminacee, parietaria, olivo, cipresso, ambrosia, artemisia, betulla, nocciolo che, a seconda delle zone in cui si vive, possono presentare una maggiore o minore concentrazione e durata di presenza nell’aria”. Alcuni bambini possono essere allergici a più tipi di pollini, prodotti in vari periodi dell’anno, e quindi soffrire di allergia costantemente per quasi tutto l’anno. E’ dunque importante una corretta diagnosi che oggi è ancora più facilitata grazie alla possibilità di identificare le singole molecole presenti nei pollini, individuando in tal modo a quale polline il bambino è allergico attuando così un trattamento specifico e mirato. La diagnosi, naturalmente, deve essere eseguita da un pediatra specialista anche in allergologia e immunologia clinica oppure con riconosciute competenze in questo settore. Per identificare quale polline possa causare una certa allergia è necessario procedere per gradi.
“Prima di tutto - ha continuato Bernardini - è necessaria una corretta anamnesi allergologica che tenga conto, tramite l’aerobiologia, sia della concentrazione di polline presente nell’aria della zona in cui il bambino normalmente vive e sia dei sintomi riferiti. Inoltre, se possibile, anche una visita allergologica effettuata in fase acuta, al momento dei sintomi, è molto utile non tanto per individuare il polline responsabile quanto per evidenziare la presenza o meno dei dati obiettivi, specialmente oculari e nasali, tipici dell’allergia. In seguito è necessario eseguire test cutanei (prick test) ed eventuale prelievo si sangue per il dosaggio nel siero delle IgE specifiche per il possibile allergene pollinico (molecola allergenica) ritenuto responsabile delle manifestazioni cliniche. Anche per l’uso dei farmaci necessari per la cura del quadro clinico del bambino allergico - ha concluso - bisogna seguire scrupolosamente le istruzioni dello specialista. Oltre ad antistaminici, cortisonici, antileucotrienici e decogestionanti nasali (da utilizzare solo su prescrizione e sotto controllo medico), lo specialista può prescrivere anche una immunoterapia specifica (il cosiddetto ‘vaccino per l’allergia’)”.
Ci sono poi alcune semplici regole che aiutano a convivere meglio con l’allergia ai pollini. Nel periodo primaverile-estivo bisognerebbe innanzitutto evitare di uscire nelle ore centrali, e più calde, della giornata, durante le quali la concentrazione nell’aria dei pollini è molto elevata. Attenzione anche al vento, che trascina i pollini e alla pioggia che frantuma il polline in una miriade di particelle che mantengono intatto il loro potere allergizzante. Anche dentro casa è opportuno avere alcune cautele. Per evitare che i pollini entrino, attraverso le finestre, nelle stanze in cui viviamo, occorrerebbe tenerle chiuse il più possibile e aprirle, per il ricambio d’aria, al mattino presto o alla sera tardi in quanto in questi momenti della giornata la concentrazione pollinica è più bassa. Durante le ore più calde si possono utilizzare i condizionatori con appositi filtri in grado di trattenere e impedire l’ingresso dei pollini. Infine i consigli per chi viaggia: gli allergici ai pollini dovrebbero in auto stare con i finestrini chiusi, usare prudenza quando vanno in campagna ed evitare accuratamente i luoghi in cui l’erba è stata tagliata da poco. Meglio le zone di mare o di alta montagna, vista la solitamente ridotta concentrazione di alcuni pollini in tali aree.
12 aprile 2013
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