Jet-lag da troppo cibo. Le abbuffate durante le feste sconvolgono il ritmo naturale
Mangiare troppo in periodi limitati, come in occasione delle festività di fine anno, può provocare sintomi simili a quelli che si avvertono dopo lunghi viaggi attraverso diversi fusi orari. Una ricerca statunitense pubblicata su Pnas analizza per la prima volta quali sono i meccanismi molecolari alla base di questo problema.
03 GEN - La sindrome da jet-lag è il disturbo che si ha quando si attraversano in aereo diversi fusi orari. Oppure, quella che si ha a seguito delle grandi mangiate di Natale e Capodanno. Secondo uno studio dell’Università della California di San Francisco, pubblicato su
Pnas, anche mangiare troppo durante le feste può mandare in tilt il proprio ritmo di fame/sazietà, come succede a chi fa lunghi viaggi in aereo o chi ha lavori con turni troppo pesanti. Questa alterazione potrebbe avere un ruolo anche in alcune malattie metaboliche e che si aggiunge alle altre cose cui fare attenzione durante le festività, come non perdere
troppe ore di sonno, oppure evitare
problemi a stomaco e intestino.
Tutte le attività nominate, infatti, scombinano le abitudini dell’organismo, e in particolare quei geni e quelle molecole che controllano la parte che riguarda l’alimentazione del ritmo circadiano, un insieme di orologi biologici che regolano l’alternanza nelle ventiquattro ore della veglia e del sonno, della secrezione di sostanze biologiche e della variazione della temperatura corporea, e che aiuta l’organismo a rimanere metabolicamente stabile.
Un ruolo centrale in questo meccanismo di controllo lo avrebbe una particolare proteina, chiamata PKCγ e fondamentale nel resettare l’“orologio alimentare”, ovvero le abitudini del nostro corpo quando gli orari dei pasti cambiano. Gli scienziati hanno infatti dimostrato che se i topi normali si adattano dopo qualche giorno a mangiare in orari diversi (ad esempio in un orario in cui di solito dormirebbero), quelli sprovvisti del gene non sono capaci di farlo e rischiano di continuare a dormire quando dovrebbero mangiare, saltando i pasti.
L’orologio alimentare, tuttavia, non regola solo l’orario a cui viene fame, ma anche una lunga serie di attività che avvengono prima e dopo il pasto: assorbimento degli alimenti, trasporto dei nutrienti e soprattutto la preparazione dell’organismo prima che il cibo venga ingerito.
Quel che succede a livello molecolare è che la proteina si lega a un'altra molecola, che si chiama BMAL, e la stabilizza, in modo che vengano indotte delle modifiche al livello della corteccia cerebrale che “spostano” l’orario dei pasti, come se si fosse cambiato fuso orario. Questo meccanismo, oltre che per il Jet-lag, secondo gli scienziati può venire scombinato anche in altre occasioni, come quando si fanno turni pesanti al lavoro, quando ci si abitua a fare spuntini notturni, oppure quando si mangia troppo.
Il lavoro, secondo gli autori, avrebbe implicazioni anche per la comprensione di malattie metaboliche come obesità e diabete, nelle quali un orologio alimentare fuori sincro potrebbe avere un ruolo centrale.
03 gennaio 2013
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