Un nuovo studio condotto da un team multidisciplinare composto da immunologi e otorini dell’Ospedale Careggi di Firenze mostra che gli eosinofili infiammatori si espandono maggiormente nei pazienti con forme più severe di asma bronchiale.
“Queste cellule possono essere considerate un bimarcatore della severità clinica della malattia sia al livello bronchiale sia al livello nasale”, riassume Alessandra Vultaggio, ricercatore del Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica presso l’Università degli Studi di Firenze, SOD Immunoallergologia, AOU Careggi e prima autrice dello studio pubblicato dalla rivista Allergy. I ricercatori hanno osservato anche che il trattamento con l’anticorpo monoclonale mepolizumab ripristina il bilanciamento fisiologico fra i sottofenotipi di eosinofili.
Già nel 2022 era stata dimostrata la presenza di due tipologie di eosinofili con funzioni differenti: omeostatica e infiammatoria. Gli autori del nuovo studio hanno confermato e approfondito questi risultati in una popolazione asmatica di 74 pazienti di cui circa l’85% presentava anche rinosinute cronica con poliposi nasale.
Lo studio sottolinea anche un aspetto importante dell’asma grave, cioè di essere nella maggioranza dei casi accompagnata da altre patologie eosinofile importanti come la rinosinusite cronica con poliposi nasale e sapere questo può consentire una diagnosi più precoce della malattia, seguita da un trattamento più mirato.
“Il ruolo degli eosinofili viene spesso sottovalutato, anche nei casi di un’espansione importante nei soggetti con asma bronchiale. Ciò porta a un ritardo nella diagnosi e a una non completa valorizzazione del rapporto tra asma e comorbidità, come la poliposi nasale”, nota Andrea Matucci, Dirigente I° Livello SOD Immunoallergologia Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze. “È molto importante quindi comprendere il ruolo degli eosinofili nella malattia e trasmettere ai diversi specialisti e ai Medici di Medicina Generale, nell’ottica di una collaborazione multidisciplinare, un approccio terapeutico che si basa sui meccanismi biologici che sottendono alla patologia”.
Mepolizumab è un anticorpo monoclonale che agisce sull’interleuchina-5 (IL-5), la molecola principalmente responsabile per la crescita e la differenziazione, il reclutamento, l’attivazione e la sopravvivenza degli eosinofili. Il farmaco blocca il legame di IL-5 alla superficie delle cellule degli eosinofili e di conseguenza, inibisce l’azione dell’IL-5 e riduce la produzione e la sopravvivenza degli eosinofili. La molecola attualmente è indicata per il trattamento di asma eosinofilico severo, rinosinusite cronica con poliposi nasale (CRSwNP), granulomatosi eosinofilica con poliangite (EGPA) sindrome ipereosinofila (HES).
Rispetto ai risultati dello studio, la dott.ssa Vultaggio raccomanda agli specialisti che trattano pazienti con asma grave e un aumento degli eosinofili di valutare se questi possano beneficiare di una terapia biologica e di caratterizzarli per capire quale trattamento possa essere più efficace. “Per fare ciò, lo specialista può ricorrere a una serie di biomarcatori, tra cui lo studio della sotto-popolazione eosinofilica”.
Elisabetta Campagnoli, Specialty Medical Head di GSK, azienda che ha sviluppato mepolizumab racconta: “la ricerca in GSK è volta a comprendere i meccanismi biologici alla base delle patologie, che molto spesso sono comuni a più condizioni diverse. L’asma eosinofilico severo, la rinosinusite cronica con poliposi nasale (CRSwNP), la granulomatosi eosinofilica con poliangite (EGPA) e la sindrome ipereosinofila (HES) hanno in comune un disfunzionamento del meccanismo degli eosinofili. Abbiamo scoperto che un singolo anticorpo può essere la risposta terapeutica per i pazienti che sono affetti da queste malattie”.
Vultaggio A, Accinno M, Vivarelli E, Mecheri V, Maggiore G, Cosmi L, Parronchi P, Rossi O, Maggi E, Gallo O, Matucci A. Blood CD62Llow inflammatory eosinophils are related to the severity of asthma and reduced by mepolizumab. Allergy. 2023 Dec;78(12):3154-3165. doi: 10.1111/all.15909.