Una malattia cronica invalidante ad altissimo impatto sociale che colpisce il 10-15% delle donne in età riproduttiva.
È l’endometriosi una patologia che si manifesta nelle donne con un dolore pelvico tanto intenso e disturbante da determinare un significativo peggioramento della qualità della vita, con ripercussioni sull’attività lavorativa ma anche di relazione, con i familiari e il partner.
Secondo i più recenti dati ufficiali interessa circa il 30-50% delle donne infertili o con difficoltà a concepire.
Ecco perché si celebra oggi la Giornata mondiale dedicata all’endometriosi. Istituita nel 2014 punta a attirare l’attenzione su prevalenza, sintomi e sugli impatti che causa sulla salute delle donne.
Le ricadute della malattia sono infatti pesantissime: determina frequentemente sterilità, generalmente accompagnata da una significativa riduzione della riserva ovarica, con aumentata incidenza di deficit ovarico e menopausa precoce.
L’endometriosi è caratterizzata dalla presenza e dalla proliferazione di tessuto endometriale al di fuori della cavità uterina. Il tessuto endometriosico è estrogeno-dipendente e va incontro a processi infiammatori acuti e cronici, che possono coinvolgere più organi, non solo pelvici. L’ormono-dipendenza giustifica la regressione della malattia endometriosica con la menopausa o negli stati di amenorrea.
A seconda della sede l’endometriosi può comportare: lesioni ovariche, peritoneali superficiali e lesioni peritoneali profonde. Ma in molti casi i tipi di lesione possono coesistere.
L’endometriosi, ricorda il ministero della Salute, è inserita tra i Lea nell’elenco delle patologie croniche e invalidanti, con riconoscimento al diritto all’esenzione del ticket per alcune prestazioni specialistiche (endometriosi moderata e grave).
Trattamento Trattandosi di una condizione cronica e progressiva, spiegano gli esperti, l’endometriosi richiede una gestione prolungata ed è pertanto importante considerare nella sua scelta le caratteristiche e le esigenze di ogni singola paziente, il profilo di tollerabilità e sicurezza nel lungo termine, oltre alla sua efficacia clinica.
Nella scelta del trattamento, suggerisce il ministero, si deve tenere in considerazione anche l’età della donna e il relativo potenziale di fertilità. In assenza di studi che identifichino il miglior trattamento, è importante che la donna sia coinvolta in qualsiasi piano di trattamento e sia in grado di compiere una scelta informata e consapevole.