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Tumori neuroendocrini gastroenteropancreatici. 177lutezio oxodotreotide ha ridotto il rischio di progressione di malattia o di morte del 72%


Nello studio di Fase III NETTER-2 il farmaco 177lutezio oxodotreotide, in aggiunta a octreotide a rilascio prolungato, ha ridotto del 72% il rischio di progressione di malattia o di morte nei pazienti con tumori neuroendocrini gastroenteropancreatici (GEP-NET) positivi al recettore della somatostatina. I tumori neuroendocrini hanno origine dalle cellule neuroendocrine diffuse in tutto il corpo e sono comunemente considerati tumori maligni a lenta crescita

25 GEN -

All’American Society of Clinical Oncology (ASCO) Gastrointestinal (GI) Cancers Symposium 2024 sono stati presentati i dati dello studio di Fase III NETTER-2 che mostrano come 177lutezio oxodotreotide (INN: lutetium (177Lu) oxodotreotide / USAN: lutetium Lu 177 dotatate) in aggiunta a octreotide a rilascio prolungato (LAR), abbia ridotto il rischio di progressione di malattia o di morte del 72% come terapia di prima linea nei pazienti con tumori neuroendocrini gastroenteropancreatici (GEP-NET) avanzati, ben differenziati, di grado 2/3, positivi al recettore della somatostatina (SSTR+), rispetto al solo octreotide LAR a dosaggio elevato.

“I risultati positivi di 177lutezio oxodotreotide sono in grado di cambiare la pratica clinica offrendo ai pazienti una risposta ad un bisogno clinico insoddisfatto attraverso nuove evidenze nel trattamento di prima linea. Questo studio conferma il beneficio clinico in prima linea della terapia con radioligandi nei pazienti con nuova diagnosi di GEP-NET in stadio avanzato – afferma Salvatore Tafuto, Direttore della Struttura Complessa Sarcomi e Tumori Rari all’lRCCS Istituto Nazionale Tumori ‘Fondazione G. Pascale’ di Napoli e coordinatore dello studio NETTER-2 a livello nazionale -La forza dello studio è stata anche poter dimostrare che questo approccio innovativo non solo migliora la sopravvivenza libera da progressione dei pazienti e la risposta clinica con la riduzione dei diametri di malattia, e quindi del carico tumorale, ma è ben tollerato, consentendo anche un’eccellente qualità di vita dei pazienti. In quanto coordinatore dello studio in Italia, posso affermare che molti pazienti hanno continuato senza problemi la loro vita lavorativa e di relazione, con effetti collaterali a breve termine di scarso rilievo. Simili risultati consentono di infondere fiducia nei medici nell’utilizzo di 177lutezio oxodotreotide come trattamento di prima linea nei pazienti con questo tipo di cancro potenzialmente letale”.

“L’attuale esperienza clinica di utilizzo della terapia con radioligandi deriva proprio dal trattamento dei tumori neuroendocrini, neoplasie a bassa incidenza che si presentano nella maggior parte dei casi in fase metastatica – spiega Secondo Lastoria, Direttore Struttura Complessa Medicina Nucleare e Terapia Radiometabolica all’lRCCS Istituto Nazionale Tumori ‘Fondazione G. Pascale’ di Napoli – La terapia con radioligandi agisce come una radioterapia interna mirata al tumore. Nello specifico, si avvale dell’azione combinata di un ligando, che riconosce e si lega specificatamente ai recettori espressi sulle cellule neoplastiche, e di un radioisotopo, che svolge l’azione terapeutica, rilasciando radiazioni ligando mediate che danneggiano il DNA delle cellule tumorali. Questo approccio ha una specificità e sensibilità senza precedenti, anche per questo la terapia con radioligandi può essere considerata un importante paradigma della medicina personalizzata”.

“Questo è il primo studio positivo di Fase III di una terapia con radioligandi nel setting di prima linea, e i risultati complessivi di efficacia e sicurezza sono tra quelli maggiormente rilevanti a livello clinico osservati sino ad oggi in questo tipo di tumore avanzato, rispondendo ad un elevato bisogno clinico insoddisfatto per i pazienti con nuova diagnosi di GEP-NET in stadio avanzato”, aggiunge Jeff Legos, Global Head of Oncology Development di Novartis. “I risultati positivi rappresentano un progresso significativo e confermano ulteriormente la nostra strategia di ricerca e sviluppo della terapia con radioligandi in linee terapeutiche precoci o nei diversi stadi di malattia, per migliorare l’outcome dei pazienti”.

I tumori neuroendocrini (NET) sono una tipologia di tumore che ha origine dalle cellule neuroendocrine diffuse in tutto il corpo e sono comunemente considerati tumori maligni a lenta crescita. Tuttavia, alcuni NET sono associati ad una rapida progressione e ad una prognosi sfavorevole e, in numerosi casi, la diagnosi viene ritardata fino a quando la malattia avanzata si presenta in stadio avanzato Sebbene i NET siano una malattia rara (orfana), la loro incidenza è aumentata negli ultimi decenni e pertanto è necessario continuare la ricerca sulle opzioni terapeutiche per i pazienti di nuova diagnosi



25 gennaio 2024
© Riproduzione riservata

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