“Apprezziamo il provvedimento dell'Anac che sospende in via transitoria l'applicazione delle ultime disposizioni sulla digitalizzazione dei contratti pubblici per gli affidamenti inferiori ai 5.000 euro. Purtroppo però, per la maggior parte delle nostre associate si tratta di un importo troppo basso. Le nostre aziende, spesso composte da un buon numero di singole Farmacie Comunali, necessitano di un innalzamento più sostenuto del limite massimo entro il quale poter usufruire di un sistema semplificato, quantomeno di 40.000 euro”. Lo afferma il presidente di Assofarm Luca Pieri, riassumendo i contenuti di una lettera che la Federazione delle Farmacie Comunali Italiane ha recentemente inviato al presidente dell'ANAC Giuseppe Busia.
Buona parte delle aziende che gestiscono Farmacie Comunali non era soggetta all’art. 1, comma 450 della legge n. 296/2006. Quindi ora, e improvvisamente, si trovano a doversi confrontare con piattaforme di approvvigionamento digitale mai sperimentate prima e che, a giudicare da quanto viene riferito da numerose farmacie comunali, presentano in più di un caso malfunzionamenti e criticità non previste. “Assofarm sostiene da sempre la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione - continua il Segretario Generale di Assofarm Francesco Schito - Riteniamo però che processi di tale complessità e importanza debbano essere maggiormente accompagnati da periodi e pratiche di transizione, capaci di garantire l'evoluzione del sistema senza pregiudicarne l'operatività quotidiana. Operatività che, nel nostro caso, si concretizza nella possibilità di acquistare quei farmaci che garantiscono il diritto alla salute dei cittadini. I nostri associati sono impegnati giornalmente nel ridurre le conseguenze connesse a questa macchinosa partenza”.