Diabete di tipo 2. Vildagliptin efficace nel ridurre le fluttuazioni glicemiche
Gestire la patologia non vuol dire soltanto ridurre la glicemia. È infatti il passaggio continuo da una condizione di iperglicemia ad una condizione di ipoglicemia alla base della progressione delle complicanze del diabete. Ma secondo uno studio italiano farmaco è efficace per controllare le oscillazioni e risolvere il problema.
30 OTT - Nel paziente diabetico la quantità di glucosio nel sangue varia nell'arco dell'intera giornata e da un giorno all'altro. Conseguentemente diversi organi e tessuti sono sottoposti ad un eccesso di glucosio circolante (iperglicemia) o ad una carenza dello stesso (ipoglicemia). Entrambe le condizioni sono alla base della progressione delle complicanze del diabete, come il danno dei piccoli vasi della retina, del rene, del sistema nervoso e dei grossi vasi con malattie vascolari quali infarto, ictus e arteriopatia periferica. Ma secondo uno
studio pubblicato su
Diabetes Care e condotto dalla Seconda Università di Napoli, l’utilizzo di terapie innovative come vildagliptin potrebbe risolvere questo problema, permettendo un controllo delle fluttuazioni glicemiche acute giornaliere e la conseguente riduzione dello stress ossidativo e dello stato infiammatorio.
Il diabete, definita malattia del benessere, nel nostro Paese registra numeri e percentuali di incidenza sempre più preoccupanti. Quarta causa di morte a livello globale, il diabete colpisce più di 300 milioni in tutto il mondo e, secondo le statiche, questo numero è destinato ad aumentare nei prossimi 20 anni. Oltre a ridurre le aspettative di vita, il diabete è causa di serie complicanze: malattie cardiovascolari, renali, cecità, amputazione, cardiopatia ischemica, neuropatie e retinopatia.
Per il paziente diabetico gestire efficacemente la patologia ha significato sino ad oggi ridurre i livelli di glicemia. Ma negli ultimi anni la ricerca ha messo a fuoco un nuovo parametro, sinora sottovalutato, che non si limita al semplice controllo della glicemia ma si concentra sulle sue fluttuazioni con un’attenzione particolare al suo andamento “a picchi e valli”. Il continuo passaggio nell’arco delle 24 ore da una condizione di iperglicemia ad una condizione di ipoglicemia fa sì che le cellule generino sostanze infiammatorie e che aumenti lo stress ossidativo. “L’ottimizzazione del compenso glicemico è uno degli obiettivi più difficili da raggiungere nel percorso di cura del diabete”, ha dichiarato
Antonio Ceriello, Direttore del Dipartimento di Ricerca su “Diabete e Malattie Cardiovascolari” all’Institut d'Investigacions Biomèdiques August Pi i Sunyer (IDIBAPS) di Barcellona, esperto dell’argomento. “In letteratura svariati dati dimostrano che per raggiungere questo risultato è importante controllare la glicemia e le sue oscillazioni giornaliere, affinché si possa prevenire l’insorgenza di complicanze, che rappresentano oggi il pericolo maggiore per il paziente diabetico. Le complicanze a lungo termine del diabete aumentano se le concentrazioni di emoglobina glicata superano la soglia della normalità. Tanto più è alta la percentuale di emoglobina, tanto maggiore è il rischio di complicanze”.
A questo proposito arriva proprio lo studio pubblicato su Diabetes Care, condotto in Italia, che ha arruolato 90 pazienti ed aveva l’obiettivo di confrontare nell’ambito della stessa classe di molecole, gli inibitori della DPP-4, l’effetto del vildagliptin somministrato 2 volte al giorno nei confronti del sitagliptin somministrato 1 volta al giorno. “I risultati dello studio hanno dimostrato che vildagliptin è più efficace di sitagliptin, nelle dosi e nelle modalità con cui è stato somministrato, nel ridurre le fluttuazioni glicemiche e nel migliorare il compenso metabolico”, ha spiegato
Giuseppe Paolisso, docente di Medicina Interna e Geriatria della Seconda Università di Napoli e autore dello studio. “Inoltre nei pazienti trattati con vildagliptin, il farmaco non solo si è dimostrato in grado di abbattere il livelli di stress ossidativo in misura significativamente maggiore rispetto a sitagliptin, ma ha anche ridotto significativamente i livelli delle citochine infiammatorie. Avere oggi a disposizione un farmaco come vildagliptin in grado di controllare le variazioni della glicemia e ridurre quindi sia lo stress ossidativo sia i marker infiammatori oggetto dello studio, permette alla glicemia e all’emoglobina glicosilata di restare nei termini stabiliti dalle Linee Guida e quindi di mantenere il paziente in uno stato di miglior controllo”.
30 ottobre 2012
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