Un fatturato di 4,15 miliardi di euro nel 2022, in crescita del 6% rispetto al 2021, il miglior risultato di sempre. Un profitto di 400 milioni (indicatore Ebitda) al netto del pagamento di interessi, tasse, svalutazioni e ammortamenti, inferiore a quello dell’anno precedente a causa degli investimenti e dei costi crescenti. Ancora, 762 milioni di confezioni prodotte, di cui 553 internamente, pari a 1 miliardo di blister generati. E poi il recente gol nell’area oncologica con l’acquisizione di Stemline Therapeutics, società biofarmaceutica americana quotata al Nasdaq, e l’approvazione da parte della Fda della molecola elacestrant, Serd orale per il trattamento del cancro della mammella. Non ultimo, un aumento del fatturato pari a 200 milioni di euro anche in Cina.
Sono questi i numeri del Gruppo farmaceutico Menarini - 17.800 dipendenti (erano 12.900 nel 2010) quasi la metà donne (il 49,5%), di cui il 91% laureati - snocciolati ieri a Firenze dal Board dell'azienda a quattro anni dall’ultimo incontro con la stampa. Numeri che collocano la farmaceutica fiorentina, prima in Italia, presente in 140 Paesi con 18 stabilimenti, fra le prime 32 Aziende del mondo e ne fanno il 17° player nella graduatoria europea di settore.
Il 2022 è stato un anno “di grandi sfide, di grandi difficoltà e di esplosione dei costi” in cui il Gruppo è riuscito comunque a incrementare occupazione e investimenti in ricerca, ha detto Lucia Aleotti, azionista della Menarini insieme al fratello Giovanni Alberto, sottolineando anche l’eccellenza del made in Italy nel settore farmaceutico. “L’Italia – ha detto – ha una sensibilità produttiva straordinaria, e quindi potrebbe essere l’elemento di traino per tutta la farmaceutica europea. Le imprese italiane stanno facendo cose eccezionali: possiamo davvero essere l’hub farmaceutico d’Europa”.
E ora dopo l’espansione negli Stati Uniti, come ha spiegato Elcin Barker Ergun, Ceo Menarini, il Gruppo sta esplorando potenziali partner in nuovi mercati come Giappone e America Latina, Brasile in particolare.
“Sono arrivata in questa azienda poco prima del Covid e ho trovato una realtà solida e di successo, con personale appassionato nel sostenere il solido primary care business, con una enorme presenza internazionale e un management di estesa esperienza – ha spiegato Elcin Barker Ergun Ceo Menarini – l’acquisizione di Stemline, portata a termine in piena pandemia, ci ha traghettati nell’area oncologia. Abbiamo poi concluso altri accordi acquisendo prodotti first in class e first to market, con innovazioni terapeutiche che arrivano 20 anni dopo l’ultima novità nel campo dei tumori del seno. Il trattamento del cancro, insieme all’area cardiovascolare e respiratoria, sono dunque i nostri principali focus. Menarini si occuperà dunque delle malattie che più influiscono sulla mortalità. In Italia, il farmaco elcestrant, molecola appena approvata negli Stati Uniti per una forma avanzata di tumore del seno, dovrebbe ricevere l'approvazione dell'Ema entro quest'anno. Per l'arrivo in Italia saranno poi necessari fino a ulteriori 12 mesi di tempo, quindi si parla del 2024".
“È un momento ‘wow’ per questa azienda” ha sottolineato Eric Cornut, presidente del Cda Menarini. ”L’estensione della governance, la nomina di un Ceo, un’acquisizione fatta in tempi di pandemia da Firenze in smart working - afferma - sono risultati incredibili. La quota di presenza femminile nell’azienda, il 49,5%, è un dato significativo. La diversity è quindi un imperativo strategico per un’azienda di salute, se vuole avere successo. La storia di questi ultimi 4 anni è una storia di successo, con farmaci first in class approvati negli Stati Uniti: altre grandi aziende non ci sono riuscite, quindi si tratta di una soddisfazione competitiva che ci conferisce l’obbligo di continuare su questa strada”.