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Malattie infiammatorie dell’intestino. Dal ripristino della barriera intestinale un potenziale terapeutico per contrastarle


L’attuale armamentario farmaceutico non è sufficiente a debellare le malattie infiammatorie croniche intestinali. Da qui, suggerisce la Società Italiana di Farmacologia, l’esigenza di individuare nuovi target molecolari e cellulari. Tra le strategie più promettenti c’è la riparazione della mucosa intestinale.

16 FEB -

Una delle strategie terapeutiche più promettenti per il trattamento delle malattie infiammatorie croniche intestinali è costituita dal ripristino della barriera che ricopre l’intestino. Si tratta di una superficie di circa 400 metri quadrati, costituita da uno spesso strato di cellule epiteliali specializzate che vivono in simbiosi con il microbiota.

A puntare i riflettori sulle nuove strategie terapeutiche per il trattamento delle patologie algiche intestinali è la Società Italiana di Farmacologia (Sif).

“Tale barriera – spiega la Dott.ssa Elena Lucarini dell’Università di Firenze – protegge l’organismo da eventuali patogeni o tossine, garantendo comunque l’assorbimento di nutrienti e l’escrezione di prodotti di scarto. In presenza di patologie come le malattie infiammatorie intestinali, si osserva un progressivo deterioramento epiteliale e l’instaurarsi di una condizione di disbiosi (alterazioni del microbiota), la quale non solo compromette l’integrità della barriera lungo il tratto digerente, ma altera anche la comunicazione fra l’intestino e il resto dell’organismo”.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali (Mici), ossia malattia di Crohn e alla colite ulcerosa, si stima colpiscano più di 6,8 milioni di persone in tutto il mondo. Sebbene queste due condizioni differiscano dal punto di vista patologico, entrambe si manifestano con perdita di peso, dolore addominale, diarrea e sangue nelle feci.

“Oggi – spiega una nota della Sif – il trattamento convenzionale delle MICI prevede l’utilizzo di farmaci antinfiammatori e immunosoppressori di sintesi e biotecnologici che aiutano a modulare le risposte immunitarie, migliorando la sintomatologia nei pazienti, prevenendo le ricadute e ripristinando una buona qualità di vita. Tuttavia, questo armamentario terapeutico non basta a debellare la patologia che resta latente nei pazienti. A ciò, si aggiunge il fatto che nella maggior parte dei casi questi farmaci immunosoppressivi aumentano il rischio di contrarre infezioni opportunistiche, senza considerare i numerosi effetti collaterali”.

È necessario quindi individuare nuovi target molecolari e cellulari su cui agire per trattare in maniera sicura ed efficace queste due patologie. “La ricerca futura potrebbe basarsi su nuove strategie di riparazione della mucosa finalizzate al ripristino dell’integrità della barriera epiteliale intestinale – afferma il Prof. Matteo Fornai dell’Università di Pisa, in occasione di un Convegno Monotematico della Sif dedicato al tema – negli ultimi anni, infatti, la guarigione della mucosa si è affermata come uno degli obiettivi terapeutici più promettenti nei pazienti con Mici.

“Le nuove strategie terapeutiche per la riparazione, il ripristino e la rigenerazione dell’epitelio – prosegue Fornai – prevedono l’utilizzo di farmaci in grado di agire selettivamente sulla mucosa, di specifici biomateriali (idrogel, nano/microparticelle, scaffold costruiti in 3D), di probiotici e metaboliti microbici intestinali o una combinazione di questi da impiegare in associazione con le classiche terapie farmacologiche. In queste condizioni diventa altresì importante ristabilire un ‘buon’ microbiota, il quale possa cooperare nel mantenimento della barriera”.

Infatti, molte promettenti ricerche sono ad oggi mirate all’individuazione di strumenti adeguati a sfruttare il potenziale terapeutico derivante dalla manipolazione del microbiota intestinale anche nella terapia delle Mici. Una possibilità, conclude la Sif, che potrebbe presto concretizzarsi.



16 febbraio 2023
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