“Infondate dal punto di vista scientifico e ingiustificatamente allarmistiche”. È quanto scrivono in una lettera inviata oggi al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro della Salute Orazio Schillaci, la Società Italiana di Endocrinologia (SIE), la Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP) - insieme alla Società Italiana Genere, Identità e Salute (SIGIS), la Società Italiana di Pediatria (SIP) la Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS), e l’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere (ONIG) – schierandosi contro le dichiarazione della Società Psicoanalitica Italiana (SPI) sul rischio di danni fisici e psichici dei farmaci bloccanti la pubertà nei bambini e negli adolescenti con disforia di genere, cioè che soffrono perché non si riconoscono nel sesso di nascita.
Nella lettera al Governo gli esperti precisano che i farmaci vengono somministrati sempre in casi selezionati, con profondo disagio, approfonditi e studiati da un’equipe multidisciplinare, come descritto dalla Determina dell’AIFA.
“Il trattamento con i farmaci bloccanti la pubertà in adolescenti con disforia di genere non è peraltro in sperimentazione, come erroneamente descritto dalla SPI, ma è stato autorizzato dal Comitato Nazionale di Bioetica nel 2018 e approvato da Determina dell’AIFA nel 2019, nonché sostenuto da raccomandazioni scientifiche anche internazionali e già ampiamente utilizzato nella pratica clinica”, puntualizzano Colao e Salerno.
Inoltre, si sottolinea nella lettera, gli interventi per lo sviluppo del blocco puberale sono prescrivibili solo a pubertà già avviata su adolescenti che abbiano già iniziato lo sviluppo puberale (stadio 2 di Tanner).
Contraddittoria anche la considerazione secondo cui sarebbe sbagliato basare la valutazione dell’identità di genere sulle affermazioni del soggetto: l’auto-percezione di sé è infatti anche alla base di tutte le valutazioni in psicologia, anche all’interno dello stesso approccio psicoanalitico.
“Tutto questo rischia di creare un allarme ingiustificato nei ragazzi con disforia di genere in cui è presente una profonda sofferenza psichica legata anche al pregiudizio e allo stigma di chi nega che l’identità sessuale possa essere incongruente con il sesso assegnato alla nascita”, concludono Colao e Salerno.