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Covid. Oms ribadisce i suoi dati di maggio: “I morti sono stati 14,8 milioni, 2,7 di più di quelli ufficiali”. Ma la cifra potrebbe essere addirittura sottostimata


Oggi su Nature sono apparsi due articoli: uno a firma dei ricercatori Oms che già a maggio avevano pubblicato i primi dati di uno loro studio statistico sull’eccesso di mortalità che evidenziava un forte gap tra i dati ufficiali di mortalità per Covid e quelli potenzialmente reali; l’altro è un editoriale di Nature che mette però in risalto i molti dubbi che ancora oggi esistono sulla metodologia per fare queste stime e che potrebbero "nascondere" ulteriori decessi che sfuggono alle statistiche

14 DIC -

“Non sapremo mai esattamente quante persone ha ucciso la pandemia di COVID-19: troppe morti in tutto il mondo non vengono ancora registrate”, a scriverlo oggi è un editoriale di Nature che prende lo spunto da una serie di lavori statistici effettuati nei mesi scorsi che suggeriscono, ricorda Nature, che nel 2021 il COVID-19 ha superato la malattia coronarica diventando la principale causa di morte al mondo.

Una conclusione che non deriva dai registri ufficiali del COVID-19, ma dalle stime di eccesso di mortalità: cioè i decessi che superano i livelli previsti.

Lo studio più accreditato ricordato da Nature è senz’altro quello dell’Oms, risalente al 5 maggio di quest’anno e poi rivisto il 1° giugno con un ricalcolo delle stime per Germania e Svezia, che suggeriva come, durante il 2020 e il 2021, la mortalità in eccesso fosse stata circa 2,7 volte superiore al bilancio ufficiale dei morti per Covid, assestandosi tra 13,2 milioni e 16,6 milioni di morti, con il valore più probabile di 14,8 milioni.

In questo studio lo ricordiamo, per l’Italia, sempre nel biennio 2020-2021, i ricercatori Oms stimavano più di 160mila morti, circa 23mila in più di quelli ufficiali.

E su Nature di oggi i ricercatori dell’Oms hanno pubblicato la versione finale del loro studio che non cambia la sostanza dei primi dati presentati a maggio (vedi più avanti la sintesi dello studio).

Lo studio dell’Oms, sottolinea però Nature, è, leggermente più prudente rispetto ad altre stime.

A marzo, l'Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME), un centro globale di ricerca sulla salute presso l'Università di Washington a Seattle, aveva infatti riportato 2un intervallo compreso tra 17,1 milioni e 19,6 milioni di decessi in eccesso tra il 1° gennaio 2020 e il 31 dicembre 2021, con una cifra molto probabile di 18,2 milioni di morti per Covid.

Nature cita poi il lavoro svolto da un team della rivista The Economist che ha utilizzato un modello di apprendimento automatico per produrre una cifra costantemente aggiornata che originariamente era di circa 18 milioni, ma attualmente si aggira intorno ai 16 milioni di morti.

Tuttavia, sottolinea Nature, i demografi e gli scienziati dei dati che lavorano sull'eccesso di mortalità sono i primi a sottolineare che i loro sforzi possono essere solo stime. Molti paesi non raccolgono o pubblicano dati tempestivi sulla mortalità, quindi, spiega Nature, “le cifre devono essere estrapolate dai valori regionali o dalle stime dei sondaggi, o modellate osservando ciò che si sa sull'intensità della pandemia in questi paesi, le misure di contenimento utilizzate e vari proxy per le condizioni socio-economiche”.

Anche per i circa 100 paesi che pubblicano dati nazionali mensili su tutti i decessi, raggiungere una cifra per i decessi in eccesso comporta la costruzione di modelli per cercare di accertare la linea di base dei decessi "normali", ricorda ancora Nature.

Da considerare poi, scrive ancora Nature, che dopo la revisione dello studio Oms sui dati tedeschi e svedesi, un altro studio riguardante Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia ha mostrato che i risultati dell'IHME, in particolare, sono misteriosamente fuori linea con quelli dell'OMS e dell'Economist.

E quindi? Per Nature vanno fatte due considerazioni: “In primo luogo, bisogna considerare che molti paesi a basso e medio reddito che a prima vista hanno visto pochi morti sono stati probabilmente colpiti altrettanto duramente dei paesi più ricchi, se non di più. Le persone in questi paesi non godevano di un'immunità particolare al COVID-19, anche se le loro morti non venivano registrate con la stessa assiduità di quelle nelle nazioni a reddito più elevato”.

“In secondo luogo, va preso atto che resta ancora molto da fare per migliorare i sistemi di registrazione dei decessi. Le Nazioni Unite stanno cercando di monitorare il successo dei paesi nella registrazione dei decessi come parte dei suoi Obiettivi di sviluppo sostenibile. I suoi ultimi record affermano che entro il 2020, 154 paesi su 188 monitorati avevano dati sui decessi "completi almeno al 75%". Nei paesi con reti di sicurezza sociale deboli, potrebbero esserci pochi incentivi per le persone a denunciare i decessi. Le indagini di tipo censimento possono colmare alcune lacune in un secondo momento, ma tendono a concentrarsi sull'acquisizione della mortalità materna e infantile. L'organizzazione di beneficenza delle Nazioni Unite per l'infanzia, l'UNICEF, stima che, a livello globale, circa la metà di tutti i decessi non venga ufficialmente conteggiata”, scrive ancora Nature.

Per questo, secondo Nature, “migliorare i processi utilizzati per registrare le nascite e le morti, noti come sistemi di registrazione civile e statistiche anagrafiche (CRVS), è fondamentale per migliorare la salute pubblica”.

In questo senso, ricorda Nature, “l'OMS sta preparando un documento per rafforzare la preparazione globale e la resilienza alle future pandemie ma la creazione di sistemi CRVS migliori non fa ancora parte di questo, ma dovrebbe esserlo”.

“Rapporti migliori e più coerenti sono un primo passo per appianare le discrepanze tra le stime e limitare la tendenza dei paesi a scegliere metriche che si adattino alle proprie conclusioni. I confronti tra i paesi rimarranno difficili, rendendo difficile determinare quali politiche siano state più o meno efficaci nel limitare i decessi o quanto sia stato mortale il virus nei diversi gruppi”, scriva Nature che conclude: “Molte stime, inclusa quella dell'OMS, non tengono ancora pienamente conto delle differenze demografiche tra i paesi; ad esempio, non adeguando le loro proiezioni sulla base dell'età o del sesso. Raddrizzare le discrepanze richiederà conversazioni collaborative e aperte tra i ricercatori. Nessuna di queste difficoltà dovrebbe sminuire lo sforzo complessivo di stimare il tragico impatto di questa pandemia in corso, non solo in termini di persone decedute, ma anche sulla salute dei sopravvissuti”.

I nuovi dati Oms
Come dicevamo oggi su Nature i ricercatori che lavorano con l'Organizzazione mondiale della sanità pubblicano i dettagli dei loro calcoli sull'eccesso di mortalità durante la pandemia dopo una prima uscita di dati nel maggio scorso.

La sostanza è la stessa con una stima di 14,83 milioni di decessi in eccesso a livello globale, 2,74 volte più decessi rispetto ai 5,42 milioni segnalati come dovuti a COVID-19 per il periodo.

Per l’Italia il gap tra morti “ufficiali” e stime è molto più basso. Secondo le stime Oms, le morti in eccesso attribuibili al Covid, direttamente o indirettamente, sono state 100.431 nel 2020 e 60.371 nel 2021, per un totale di 160.802 morti a fronte dei 137.402 decessi totali Covid notificati al 31 dicembre dello scorso anno, con un dislivello quindi molto inferiore rispetto al gap mondiale tra morti Covid ufficiali e morti effettive correlate stimate dall’Oms.

In ogni caso questi sono i Paesi che hanno avuto il più alto eccesso di Mortalità (per Germania e Svezia sono riportati i due dati: quello prima e quello dopo la revisione):



14 dicembre 2022
© Riproduzione riservata

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