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Preeclampsia: due biomarker predicono rischio di forma grave


La possibilità della comparsa di una forma grave di preeclampsia può essere misurata dal rapporto tra due biomarker, la tirosin chinasi 1 fms-like solubile (sFlt-1) e il fattore di crescita placentale (PlGF). A questa conclusione è giunto uno studio del Cedars-Sinai Medical Center pubblicato dal New England Journal of Medicine Evidence.

10 NOV -

Uno squilibrio specifico di due proteine della placenta, la tirosin chinasi 1 fms-like solubile (sFlt-1) e il fattore di crescita placentale (PlGF), è in grado di predire quali donne in gravidanza sono a rischio di sviluppare forme gravi di preeclampsia.

È quanto osservato da un gruppo di ricerca del Cedars-Sinai Medical Center, che ha pubblicato i risultati di uno studio sul New England Journal of Medicine Evidence.

Lo studio prospettico ha coinvolto 1.014 donne ricoverare per ipertensione in 18 diversi centri. La preeclampsia è il più comune disturbo ipertensivo associato con la gravidanza. La forma grave della malattia può portare a ipertensione, insufficienza d’organo, perdita della vista, ictus. Colpisce circa il 5% delle donne in gravidanza ed è la principale causa di morte materna e fetale e di malattia grave.

L’analisi ha rilevato che un rapporto tra sFlt-1 e PlGF di 40 o superiore indica lo sviluppo di preeclampsia grave e possibilità di andare incontro a parto pretermine entro due settimane, due volte su tre.

Di contro, se il rapporto tra le due proteine è sotto 40, il rischio che la preeclampsia progredisca con caratteristiche gravi entro due settimane è di meno del 5%. Attualmente, l’unica cura per la preeclampsia è il parto; per questo, come evidenziano gli autori, avere un test accurato che predice il rischio di preeclampsia grave può aiutare a individuare il momento migliore per far nascere il bambino.

Il test sviluppato “è stato significativamente migliore rispetto ai markers di standard-of-care di preeclampsia con caratteristiche gravi in quanto ha predetto con oltre il 90% di accuratezza se la paziente può sviluppare preeclampsia grave o meno, quando i markers usati di solito hanno un’accuratezza di meno del 75%”, hanno spiegato gli autori.

Fonte: NEJM Evidence 2022



10 novembre 2022
© Riproduzione riservata

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