Pierre Baldi e Amal Alachkar, due scienziati dell’università della California di Irvine, hanno ipotizzato che le alterazioni del ritmo circadiano possano essere un fattore condiviso da un ampio range di malattie mentali e che trovarne i fondamenti molecolari potrebbe aiutare a mettere a punto trattamenti più mirati.
Il ritmo circadiano regola l’attività fisiologica dell’organismo e i processi biologici durante il giorno. Sincronizzato sul ciclo notte/luce di 24 ore, regola il sonno e la veglia. Gestisce anche altre funzioni come la produzione e il rilascio di alcuni ormoni, il mantenimento della temperatura corporea e il consolidamento della memoria.
Secondo gli autori, mantenere il ritmo circadiano è importante, dunque, per la sopravvivenza. Il ritmo, però, può essere facilmente alterato con l’esposizione alla luce di notte e il livello di alterazione sembra dipendere dal sesso e cambiare con l’età.
I ricercatori, nella review, per capire se le alterazioni del ritmo circadiano abbiano un ruolo chiave nella malattia mentale o inducano un rafforzamento alla progressione della malattia, propongono di esaminare le alterazioni del ritmo circadiano a livello molecolare usando tecnologie di transcriptomica e metabolomica nei modelli animali.
Fonte: Nature