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Hiv e influenza. Un unico vaccino? 


Una nuova molecola potrebbe essere utile per immunizzare efficacemente contro diversi tipi di virus, tra i quali Hiv, influenza e herpes: l’efficacia dimostrata sui furetti e su altri modelli animali. Per gli esseri umani è ancora presto, ma i ricercatori rassicurano: “Speriamo di far partire i trial clinici entro due anni”.

27 AGO - Tra le malattie più conosciute e diffuse del nostro tempo, ci sono molte patologie causate da virus per i quali non è ancora stato scoperto un vaccino che funzioni per tutti i ceppi. Talvolta poi, non è stata proprio sintetizzata una molecola capace di immunizzare efficacemente. Tra questi l’influenza e l’herpes, ma anche l’Hiv. Dalla Oxford University arriva oggi uno studio che potrebbe aiutare in tutti questi casi: una molecola studiata in una ricerca pubblicata su Nature Biotechnology sarebbe capace di aumentare l’effetto dei vaccini contro questi virus, un trattamento coadiuvante capace di migliorare la risposta immunitaria e dunque offrire una protezione migliore per le infezioni.
 
Si tratta di un polimero noto con la sigla Pei (polietilenimmina), sostanza usata spesso in genetica e biologia cellulare, che ha dimostrato nei test di rendere efficace nei furetti una singola dose di vaccino per l’influenza, anche contro una dose letale di virus somministrata via naso. “Ottenere una protezione totale dall’influenza con un singolo richiamo di immunizzazione è piuttosto sorprendente”, ha spiegato Quentin Sattentau, che ha condotto lo studio. “Questo ci fa ben sperare che la molecola possa essere utile anche sugli esseri umani, per l’influenza ma anche per altri virus, come quello dell’Hiv. Anche se – se tutto va bene – i trial clinici non potranno iniziare che tra un paio d’anni”. Quando la molecola in questione veniva inclusa nei vaccini per Hiv, influenza o herpes, infatti, le cavie sviluppavano una risposta immunitaria massiccia contro i virus, più forte che con gli altri coadiuvanti.
I test sono strati ripetuti anche su roditori e conigli, ottenendo gli stessi risultati. I ricercatori hanno ricordato come proprio l’Hiv, l’influenza e l’herpes siano tra le patologie virali per le quali si hanno maggiori difficoltà nello sviluppo di vaccini efficaci, per un motivo o per l’altro. I primi due agenti patogeni, ad esempio, cambiano molto velocemente e spesso le loro evoluzioni risultano assolutamente immuni ai vaccini. Per lo stesso motivo non è ancora stato possibile sviluppare molecole efficaci contro l’herpes e l’Hiv, e l’immunizzazione contro l’influenza va riformulata e ripetuta ogni anno.
 
In più, come ulteriore fatto positivo, c’è che la Pei può essere utilizzata anche in vaccini che agiscono sulle mucose, e dunque che possono essere somministrati per via orale o per inalazione, eliminando il fastidio dell’ago. L’uso di questo tipo di immunizzazione, poi, può anche che si può agire direttamente al cuore del problema: nel caso delle malattie respiratorie facendo arrivare il vaccino direttamente ai polmoni, e in caso di Hiv o herpes tramite mucosa genitale.
 
Chiaramente, spiegano gli scienziati, bisogna però essere cauti.I risultati promettenti del coadiuvante devono essere verificati sugli esseri umani, e bisogna capire per quanto tempo dura l’immunizzazione con questo tipo di trattamento. “In ogni caso è un passo avanti, visto che c’è un disperato bisogno di nuovi strumenti per migliorare la risposta immunitaria data dai vaccini per questi virus”, ha concluso Sattentau. “Per ora rimane uno scorcio di quello che potremo fare in futuro, ma di sicuro è una visione positiva e fa ben sperare che uno sviluppo nella branca dell’immunologia possa essere quantomeno possibile”.
 
Laura Berardi

27 agosto 2012
© Riproduzione riservata

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